Omicidio Diabolik, il gip: "Delitto maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti"
"Il mondo criminale romano appare vistosamente retto dalle medesime regole e dal medesimo metodo ‘antichi’ vigenti nei territori delle mafie tradizionali"
"Il delitto di Fabrizio Piscitelli è maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti", scrive il gip di Roma Tamara De Amicis in merito all'ordinanza di convalida del fermo e di applicazione di misura cautelare nei confronti di Raul Calderon, il presunto killer arrestato per l’omicidio di Diabolik, avvenuto il 7 agosto 2019 a Roma. Nel contestare l’aggravante del metodo mafioso, il giudice delinea il quadro criminale in cui è maturato il delitto.
Omicidio Diabolik, il contesto del delitto
"In questo nuovo quadro ricostruito da indagini recentissime, che hanno avuto tutte conferma nelle sedi cautelari, il mondo criminale romano appare vistosamente retto dalle medesime regole e dal medesimo metodo ‘antichi’ vigenti nei territori delle mafie tradizionali: l’attivismo di Piscitelli e il suo essere una figura di leader di carisma superiore o comunque pari ai capi delle famiglie criminali egemoni da decenni, come i Casamonica, sì da poter fare il paciere come un vero padrino, lo esponeva tuttavia a malumori, insofferenze e gelosie", scrive ancora il gip, sviscerando il contesto del delitto.
"Alla fine della indagine Grande raccordo criminale, in alcune conversazioni registrate tra i suoi fedelissimi si paventavano esplicitamente rischi per la stessa incolumità di Diabolik", continua. "L’uomo appariva persino agli occhi dei suoi sodali eccessivamente imprudente nella aperta esibizione della sua leadership criminale, che schiacciava ‘competitor’ di tutto rispetto. E i rischi profetizzati nel 2018 di lì a poco si sarebbero materializzati, nella spietata esecuzione che vedeva Diabolik freddato nel parco di via Lemonia, riverso su una panchina, che sarebbe diventata oggetto di pellegrinaggio di tifosi e fedelissimi".
Infine: "Il suo assassinio, d’altra parte, ha calamitato l’attenzione dei media nazionali e persino internazionali per molti mesi, vuoi per la notorietà della vittima, oltre i confini del tifo locale, vuoi per l’effetto prodotto da una esecuzione così eclatante nella Capitale, dove, pur con sporadici fatti di sangue, regnava la pax mafiosa che – conclude il gip - Piscitelli stesso si era convinto di poter garantire fino a quel 7 agosto".