Maltrattamenti in casa di cura, orrore in provincia di Palermo: sequestrata la struttura
È stata paragonata ad un "Lager nazista" la casa di cura nella quale i disabili venivano maltrattati da molti operatori sanitari. Dalle indagini, oltre ai maltrattamenti, si sono scoperti altri illeciti relativi alla struttura
Una casa di cura per disabili è finita sotto inchiesta a causa dei maltrattamenti che subivano i pazienti. Sono state accusate 35 persone per numerosi reati oltre a quello di maltrattamento. Gli episodi sono avvenuti in provincia di Palermo, dove il gip ha disposto il sequestro della casa di cura e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 6,7 milioni di euro.
Maltrattamenti in una casa di cura nel palermitano
Si tratta della casa di cura per disabili "Suor Rosina La Grua", sita in Castelbuono, provincia di Palermo. Una vera e propria casa degli orrori viste le testimonianze. La Guardia di Finanza non si è però limitata ai maltrattamenti, ma ha seguito anche un'altra pista, quella amministrativa, che ha portato a scoprire molti altri illeciti. Come riporta l'ANSA, a seguito delle indagini, delle 35 persone accusate di vari crimini, dieci indagati sono stati portati in carcere, sette sono finiti agli arresti domiciliari, cinque sono stati sottoposti all'obbligo di dimora nel comune di residenza e tredici sono destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività professionali per un anno. I crimini per cui sono accusati sono: tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture. La Onlus era convenzionata con il servizio sanitario, in manette infatti ci è finito anche un funzionario funzionario dell'Asp di Palermo accusato di corruzione. Di questo funzionario se ne parla in un'intercettazione in cui viene definito il padre amministrativo della struttura. "Noi siamo sotto scopa dell'Asp di Palermo, perché il padre del nostro amministrativo è una specie di funzionario dell'Asp di Palermo che ci tiene sotto. Quanto tu compri quarantamila euro di autovettura a nome del Centro e il Centro le paga, tu lo sai che non sono soldi soltanto tuoi? Quando tu in quattro anni cambi quattro autovetture, racimoli centoventimila, centotrentamila euro di autovetture tutte quante pagate dal Centro. A me mi rompe se ci revocano la convenzione perché quella è una gallina dalle uova d'oro"
La pista amministrativa
La Guardia di Finanza è riuscita a scoprire, seguendo questa pista, che i soci della Onlus, come riportato dall'Ansa, hanno nascosto la natura commerciale dell'attività dell'ente e grazie all'utilizzo di documentazione falsa sono riusciti ad accreditarsi con la Regione Siciliana e convenzionarsi con l'Asp di Palermo, ottenendo, negli ultimi cinque anni, soldi pubblici per 6,2 milioni. Questi soldi non stati destinati tutti alla gestione della struttura. Buona parte di essi, sono entrati nelle tasche dei soci e li hanno utilizzati anche per fini personali come acquisto di auto, viaggi e spese varie. La Guardia di Finanza è riuscita ad intercettare alcune telefonate o dialoghi tra gli operatori che confermavano quanto detto prima. Un'operatrice a telefono diceva: "I bilanci non sono mai stati presentati, nella contabilità c'è manicomio, la struttura non è adeguata e non è a norma. Lì se campano o se muoiono, non interessa niente a nessuno". Un'altra impiegata presso la struttura, invece, parlava dei fondi che i soci utilizzavano a scopo personale: "Fino a quando si pagavano le vacanze e le facevano, bevevano cocktail, Spritz, bevevano Coca Cola, per 1000, 1500 euro, perché sono come porci".
I maltrattamenti
Andando al fulcro di quest'indagine, la Guardia di Finanza ha scoperto che i maltrattamenti erano delle vere e proprie torture. Le intercettazioni e le testimonianze di coloro che lavoravano nella Onlus come operatori sanitari sono a dir poco agghiaccianti. Le vere e proprie torture avvenivano nell'area relax, che di relax non aveva proprio nulla, da alcune intercettazioni addirittura veniva soprannominata "Lager nazista". Il lavoro delle intercettazioni ha funzionato molto bene in questo caso ed ha permesso di salvare dalla casa degli orrori i 23 pazienti ricoverati. Le vittime venivano spinte e prese a calci e pungi, molti operatori li insultavano e li chiudevano per molto tempo in delle stanze. Dalle intercettazioni si possono sentire le urla disperate e il pianto dei poveri pazienti disabili e dall'altra parte il menefreghismo degli operatori. Una donna, il cui ruolo non è noto, è stata intercettata mentre parlava a telefono e diceva di avere la certezza al 99% che "alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere sta cosa… noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale. I ragazzi erano vestiti come gli zingari, visto che non li lavavano, visto che il mangiare faceva schifo, visto che la struttura non era pulita". Oltre alla violenza fisica, i pazienti erano costretti a subire anche violenza psicologica. Spesso venivano lasciati per ore senza mangiare e senza bere in delle stanze piccole e buie, mentre imploravano disperatamente di uscire. Il trattamento farmacologico non era adeguato alle esigenze sanitarie dei pazienti, in quanto ad essi venivano somministrate ingenti quantità di sedativi. Il gip, ha infatti scritto che "gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non è eccessivo definire contrario al principio di umanità. Scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo".