Mps - Mediobanca, ex AD apre all'Ops: "Potrebbe creare valore e complementarietà fra le due aziende, operazione sostenibile"

L'ex CEO di un importante istituto bancario a Il Giornale d'Italia, in merito all'Ops di Mps su Mediobanca: "In caso di un coinvolgimento di Generali, questa avrebbe una rappresentanza nel vertice, derivante dal nuovo pacchetto di controllo. Ma non dimentichiamoci, ad esempio, della critica dell'azionista romano, che si è opposto all'operazione con Natixis. In quel caso, però, non vedo la stessa critica, perché i francesi contribuiscono con il doppio delle risorse di risparmio"

In merito all'Ops di Mps su MediobancaIl Giornale d'Italia ha realizzato alcune interviste ad ex Amministratori Delegati del settore bancario: di seguito riportiamo la terza, fatta ad un ex CEO di un importante istituto italiano, che per riservatezza preferisce restare anonimo e che ha espresso un'apertura verso l'operazione.

Come vede l'Ops di Mps su Mediobanca?

"Il mio punto di vista è abbastanza semplice. Mi sembra che la reazione sia quella di una sorta di aristocrazia infastidita dal fatto che qualcuno, ritenuto non all'altezza, stia portando avanti questa operazione. È comprensibile che nessuno gradisca un'iniziativa che non è stata concordata, ma dal punto di vista di chi promuove l'operazione, sono due soggetti che stanno procedendo in modo trasparente. In quanto azionisti presenti in tutte le realtà coinvolte, hanno il pieno diritto di agire. Se sono legittimi azionisti, non capisco perché non dovrebbero avere questa possibilità. Altrimenti, un’autorità sarebbe già intervenuta."

Quali potrebbero essere le implicazioni industriali ed economiche di questa operazione?

"La vera domanda, secondo me, è se questa operazione abbia un senso industriale. Guardando i dati concreti, le fonti di guadagno del target sono quattro. La prima è una partecipazione importante, ma neutra, visto che i dividendi vanno comunque agli azionisti di entrambe le parti, e non mi pare che ci siano azioni con diritti differenti. La seconda è l'investment banking, che potrebbe preoccupare, ma basta guardare i numeri per vedere che, in realtà, non sta guadagnando molto. La parte che funziona meglio, invece, è quella legata ai servizi per i consumatori, la componente "passive consumer", che, se venisse estesa alla rete di Mps, potrebbe davvero portare benefici. Poi c'è l'asset management, e non vedo perché dovrebbe risentire negativamente da questa operazione. Infine, ci sono quei €3 miliardi di imposte differite, una risorsa importante che Mps avrebbe recuperato molto più lentamente da sola, mentre una nuova entità più snella potrebbe farlo in modo più rapido. Quando sento dire che non ci sono sinergie di costi, ricavi o fiscali, non mi sembra corretto. Certo, non stiamo parlando di una fusione tra due realtà perfettamente sovrapponibili, dove ci sarebbero grandi economie di scala, ma qualcosa c’è. Non voglio essere né favorevole né contrario per partito preso, ma credo che non esista una verità assoluta. Ci sono pro e contro, e ascoltare sempre lo stesso punto di vista senza confronto mi sembra artificiale. Alcuni degli argomenti, come quello dell'asse Roma-Milano, sinceramente non mi convincono. Inoltre, dobbiamo considerare che il Governo, nell'ultimo anno e mezzo, ha ridotto la partecipazione statale in modo significativo – da oltre il 50% all'11%. Se questa operazione andasse a buon fine, la quota statale scenderebbe ulteriormente, intorno al 5%. Dire che lo Stato vuole ‘riprendersi’ qualcosa mi sembra una lettura poco realistica, anche solo guardando i numeri."

Forse, dal punto di vista culturale, è più corretto?

"Dal punto di vista culturale, senza dubbio. Ma, ancora una volta, non credo che la cultura non abbia presentato un piano. Da quanto ho letto sui giornali, è stato presentato un piano che prevede la creazione di una holding con due società separate, un modello che ricorda i primi tempi di Intesa Sanpaolo, quando Banca IMI operava separata. Se in quel caso la cultura riusciva a convivere, perché non dovrebbe succedere lo stesso qui? Questo coro univoco mi lascia perplesso. Bisognerebbe avere argomentazioni sia a favore che contro, ma quando si sentono solo opinioni contrarie, mi sembra giusto esprimere qualche dubbio."

Cosa pensa che faranno Mediolanum e BlackRock su Mediobanca?

"Quella sarà una situazione piuttosto delicata, perché da un lato c'è una proposta proveniente da un'area politicamente vicina a loro, mentre dall’altro sono coinvolti in un patto di consultazione. Quindi, non posso dire con certezza come si evolverà. Tuttavia, non credo che tutto si giochi su un 1,5%-2%. La situazione è che il patto di consultazione detiene l’11%, i due azionisti possiedono il 30%, e insieme arrivano al 41%. Il restante 59% è in mano al mercato. La vera battaglia sarà per conquistare la maggioranza di quel 59%. Questo è il gioco, ma il mercato è il mercato; non capisco perché venga definito non di mercato."

Cosa accadrebbe, invece, in caso di un coinvolgimento di Generali?

"Generali avrebbe una rappresentanza nel vertice, derivante dal nuovo pacchetto di controllo. Ma non dimentichiamoci, ad esempio, della critica dell'azionista romano, che si è opposto all'operazione con Natixis. In quel caso, però, non vedo la stessa critica, perché i francesi contribuiscono con il doppio delle risorse di risparmio rispetto a quelle di Generali, divise equamente. Perché dovrei criticare un’operazione in cui porto metà della cifra e conto per metà? La situazione è complessa, non c'è un chiaro buono o cattivo. Le posizioni sono sfaccettate, alcune più giuste, altre meno, ma si tratta comunque di operazioni di mercato. È come dire che qualcuno sta agendo con la forza e la politica ha imposto la sua volontà. Chi detiene le azioni sta cercando di fare un mercato che può funzionare o meno, ma tutta questa retorica mi lascia perplesso."

Il disegno di legge sui capitali, promosso da Roma, sembra essere stato fatto contro Generali, secondo lei?

"Quella era una situazione inaccettabile, sollevata da molti operatori già da tempo. Il disegno di legge è iniziato circa 3 o 4 anni fa ed è sempre stato oggetto di dibattito. Si tratta di un'operazione che risale addirittura a cinque anni fa: il consiglio di amministrazione presenta una lista solo se gli azionisti non l'hanno fatta, ed è giusto così. Questa è una gestione sana. Mi sembra che si stia cercando un complotto a tutti i costi, senza fermarsi a chiedersi se i fatti, in quanto tali, abbiano un senso."

Secondo lei, l'operazione andrà a buon fine?

"Ai prezzi attuali, sicuramente no, perché il mercato ha richiesto un rilancio, e questo fa parte del gioco. Se stai cercando di acquisire un target che vale circa dodici o tredici miliardi, è normale che ti dicano di aumentare il prezzo del 10%, che potrebbe significare un rilancio di circa 1,5 miliardi. Ma questo fa parte del processo, e nessuno dovrebbe scandalizzarsi."

Mps riuscirebbe a sostenere un rilancio di questo tipo?

"Perché no, se gli azionisti lo ritengono possibile. Se si guardano gli indici, Mps è una delle banche più patrimonializzate. Quindi, secondo me, la situazione è completamente sostenibile. Ribadisco, senza esprimere giudizi sul bello o brutto dell'operazione, la cosa che conta sono i fatti, senza aggettivi inutili. Potrebbe andare a buon fine, o magari no, ma non vedo perché qualcuno debba giudicare l'operazione senza considerare la sostanza."

Per quanto riguarda la guida della holding, secondo lei chi potrebbe assumere il ruolo di leader?

"Prima di un comunicato di questo genere, non sarebbe stato possibile che lo stesso vertice di Mediobanca prendesse in mano la situazione. Con questo comunicato, hanno sparato su tutti. Io avrei prima verificato se fosse fattibile o meno. Se guardi i dirigenti Lovaglio ha 70 anni, Nagel è ormai sulla sessantina, Pagliaro è coetaneo mio. La domanda che mi pongo è: chi guiderà in futuro? Prima di parlare, forse sarebbe stato utile un approfondimento. Ma magari l'hanno fatto, e gli hanno detto di no. Questo però non lo so."

"L'Ops di Mps su Mediobanca è sbagliata, obiettivo è controllare la quota di Generali, rischiando una distruzione di valore di entrambe le banche"

L'intervista fatta da Il Giornale d'Italia all'amministratore delegato di una primaria banca italiana, che ha espresso il proprio parere sull'Ops di Mps su Mediobanca, definendola "sbagliata".

Ops di Mps su Mediobanca, un ex CEO: "Farei guidare il neo gruppo da Piazzetta Cuccia, con Bai a capo della banca commerciale/retail; offerta da arricchire"

La dichiarazione di un ex CEO di un primario istituto bancario a Il Giornale d'Italia in merito all'Ops di Mps su Mediobanca: "La chiave per il successo è separare Widiba da Mps e integrarla in Mediobanca Premiere, con Gian Luca Sichel alla guida; la rete di sportelli di Mps guidata da Maurizio Bai e l'Investment banking affidato a Giuseppe Baldelli".