21 Gennaio 2025
Il vero potere si vede nei suoi riti, nelle sue celebrazioni. La cerimonia di insediamento di Trump ci ha regalato un senso di nuova fierezza: il tradizionale giuramento sulla Bibbia, il "Glory Glory Alleluja" cantata marzialmente da un gioioso coro di giovani, le salve di cannoni, le numerose ovazioni in piedi, le parole chiare e amplissime del nuovo Presidente, i discorsi esaltanti e patriottici degli esponenti religiosi, gli importanti ordini presidenziali firmati in diretta davanti alla folla osannante: non sono mancate le emozioni e un rinnovato senso di orgoglio e proiezione onirica. Chi dice che i sogni sono irreali? Sono ciò che di più reale esiste. Specie quando hai la capacità di realizzarli. Dopo 30 anni di politica globalista Usa che ha destabilizzato il mondo e favorito la Cina ora Trump procede ad un audace e potente inversione di tendenza mai vista per così grande nettezza e vastità. Tutto viene invertito in una logica autarchica-imperiale inizio Novecento per un processo di piena sanificazione socio-economica e territoriale: rilancio e rifondazione del sistema industriale, a partire dai settori energetici e automobilistici, libertà di trivellazione, esportazione di petrolio e gas, espansione territoriale, ripristino dell'ordine pubblico ed espulsione dell'immigrazione clandestina di massa dal sud, rilancio dell'edilizia, il blocco dell'ideologia green, misure protezionistiche per stimolare la produzione interna e difendersi dalla colonizzazione commerciale, restauro degli asset strategici interni. In una parola: il ritorno della missione provvidenziale e universale dell'America ma non più in senso ideologico e internazionalista ma in primo luogo a favore degli americani stessi. Era dai tempi di Bush senior che non si sentiva parlare più di guerra contro i cartelli della droga. Il Messico è avvertito e con esso tutta l'America. Con Trump torna l'America come Mito, come Sogno e come grande sistema capace di reinventarsi, di proiettarsi velocemente e di ritrovare una straordinaria coesione. ll nucleo psicologico del trionfo del secondo Trump è l'avere captato e catalizzato lo spirito della Rivoluzione patriottica del 1776 e lo spirito del patriottismo strategico e industriale di Abramo Lincoln. Fa sorridere pateticamente vedere come al Manifesto dia ancora fastidio ascoltare l'uomo più potente del mondo che parla di Dio e cita Dio. Evidentemente l'ateismo quale ideologia ancora esiste e non sopporta il mix di patriottismo e fede cristiana che è l'anima degli Stati Uniti d'America. Il discorso di Trump riprende ora l'immagine regale dell'età dell'oro che aveva rivoluzionariamente già evocato nel discorso di ringraziamento del 6 novembre. Un grande ritorno al realismo e alla politica delle risorse naturali valorizzando al massimo in sano principio di sovranità. La citazione trumpiana del ritorno al "buon senso" assume una valenza potentemente riformatrice e innovatrice. La nuova America vuole sfidare i Brics nel loro campo: le risorse naturali e vincerli con una nuova rivoluzione tecnologico-industriale. Ma prima deve risanarsi internamente. La visione appare chiarissima e logica: lotta contro l'inflazione, abbassamento del prezzo dell'energia e ritorno allo Stato imprenditore interno, insieme con le eccellenze aziendali Usa. La sinistra dell'iper-capitalismo de-industrializzante dovrà rileggersi Vico con la sua giusta idea della Storia quale insieme di cicli e non di linee rette fatali. Capirà finalmente l'Italia che occorre assumere un deciso e veloce orientamento di interesse nazionale territoriale simile allo strategico scenario trumpiano? Entreremo in una reale e fattiva sinergia con questo vincente New Deal neo-keynesiano? Capiremo cosa farci dei nostri mari?
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