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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

L' "Abbaglio " con Toni Servillo e Ficarra e Picone: un film tragicomico, come è tragicomica l'Italia. Un ottimo film che dà fastidio ma può piacere sia ai patrioti del Sud che ai neo-Savoiardi

Conferma come il sorriso e l'ironia siano l'arma più intelligente per riconciliarci con la nostra Storia e focalizzarla in modo equilibrato

21 Gennaio 2025

L' "Abbaglio " conToni Servillo e Ficarra e Picone: un film tragicomico, come è tragicomica l'Italia. Un ottimo film che dà fastidio ma può piacere sia ai patrioti del Sud che ai neo-Savoiardi

Un film che mi ha stupito per la sua capacità, con poche risorse, di rievocare in modo convincente ed efficace sia l'atmosfera patriottica ed entusiasta degli anni dello sbarco dei Mille che gli scenari molteplici coevi dove non tutto l'oro luccicava e non tutti erano sinceramente convinti della nuova Italia costruenda. Pochi film come questo hanno saputo dare un'idea verosimile e nel contempo sia lirica che realistica di quei mesi straordinari in cui la Sicilia fù decisiva e fatale per le sorti dell'Italia e della Storia europea. Forse gli italiani sanno essere saggi e convincenti solo tramite i toni agrodolci, l'altalenare fra sorriso e amarezza, ironia e sentimento, esaltazione e disincanto. Un film collodiano proprio per questa sua sintesi equilibrata fra queste due polarità: l'Italia vista da chi ha vinto (l'incanto) e l'Italia vista da chi stava a guardare o non era così coinvolto dai nuovi ideali (l'Italia del perenne disincanto). Forse questa ambiguità ci insegna uno dei segreti della genesi dell'arte, come insegnava Carmelo Bene in una sua intervista Rai giovanile: essere al di là e al di quà della camera da presa, come insegnava Agamben su Pulcinella e il Landolfi di "Rien va". Questa è la vera arte: andare oltre il racconto stando dentro il racconto. Il senso del film è la tensione fra il principio di sacrificio e il principio del compromesso. Alcune scene sono pittoriche e intense come quando un volontario canta "Va pensiero" in piedi su una scialuppa in attesa di partire da Quarto di Genova verso la Sicilia o quando gli abitanti di Sambuca nascondono e ospitano la malconcia colonna del colonnello Orsini (Toni Servillo) dentro le case più povere. Un film dai colori e dai toni scapigliati e con un tocco poetico alla Pellizza da Volpedo. Magistrale come sempre Toni Servillo e ottimi in una loro sapiente comicità indiretta e involontaria (ancora più efficace e credibile) il celebre duo Ficarra e Picone. Difficile poi trovare un attore migliore di Tommaso Ragno per un verosimile Garibaldi, reale e non da icona pop. Scelta azzeccatissima. Peccato per le poche assurde critiche, segno che l'Italia non ha fatto ancora la pace con se stessa e con la propria Storia. Il finale rappresenta, fra casino e casinò, insieme allo straordinario titolo del film una feroce ma pragmatica e saggia critica morale all'Italia unita che esprime oggi ancora più che allora verità ed efficacia colpendo al cuore la piaga della "questione italiana" tutt'ora aperta. Un Risorgimento mai concluso! Un film che sta nel mezzo quindi fra il tagliente romanzo: "I Vicerè" di Federico De Roberto e film celebrativi come "1860" di Blasetti. Eppure il Mazzini dei "Doveri degli Italiani" (1860) già esprimeva le sue preoccupazioni per la prossima Italia e per il rischio che i suoi ideali fossero traditi; e già dal titolo fu chiaro, ma non capito...

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