23 Ottobre 2020
Ex Ilva di Taranto (LaPresse)
"Lo stabilimento di Taranto va salvato sia dal punto di vista produttivo sia ambientale e occupazionale. Il Recovery fund può darci una grande mano, se sapremo spendere bene le risorse. Da anni c’è una sovracapacità produttiva, ma attenzione la qualità del nostro acciaio è migliore, l’estinzione dell’ex Ilva farebbe comodo a molti, ma farebbe molto male al nostro Paese", afferma Mario Cardoni, direttore generale di Federmanager. “Ex-Ilva, quale futuro?” è il nome dell'evento online di ieri, durante il quale sono state proposte delle linee su cui fondare il nuovo piano industriale. Il gruppo Federmanager propone una soluzione che riesca a conciliare sia l'efficienza industriale e produttiva sia una crescita sostenibile. La proposta, in particolare, riguarda il sito di Taranto e promette ripercussioni positive anche su Cornigliano, Novi Ligure e le altre realtà produttive dell'azienda.
Quella definita "Proposta di soluzione tecnica per il rilancio dello stabilimento di Taranto" prevede un investimento ci circa 1 miliardo di euro, in questo modo si potrebbero completare tutti gli interventi impiantistici necessari a da vita a un nuovo assetto, basato su due diversi cicli produttivi coordinati tra loro. Il primo ciclo sarebbe quello tradizionale e dovrebbe assorbire circa un terzo degli investimenti in modo da portare da portare a una produzione degli altoforni 4 e 5 di circa 6 Mt/annue. La proposta di Federmanager prevede inoltre di inaugurare un secondo ciclo basato su tecnologia diretta a forno elettrico , in grado di produrre inizialmente circa 2 Mt/a, e finanziato con i restanti due terzi degli investimenti previsti, utilizzando anche contributi pubblici e approfittando delle opportunità del Green Deal europeo. "Questa soluzione è la più innovativa e sicura e, nel medio e lungo termine, se adeguatamente sviluppata, in grado di avviare la progressiva decarbonizzazione del ciclo produttivo fino a rimpiazzare completamente col tempo gli altoforni", spiega la federazione dei manager.
In questo modo sarebbe possibile rispondere agli obiettivi di efficienza produttiva e sostenibilità citati all'inizio. Da una parte la produzione dello stabilimento si manterrebbe a una soglia di circa Mt/a totali sotto la quale non sarebbe possibile garantire produttività né competitività del sito. D'altra parte verrebbe raggiunta una considerevole diminuzione di emissioni di anidride carbonica fino al -50%. Lo studio stima che per giungere a tale configurazione mista siano necessari almeno 36 mesi.
"Un paese industrializzato non può essere privo di un’efficiente e sufficiente produzione siderurgica", dichiara il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla. "E’ importante che tutti gli attori in gioco diano la giusta attenzione a tutta l’industria che oggi è chiamata alla sfida più grande: quella di riconvertire rapidamente la produzione in senso di maggiore sostenibilità e competitività. I manager, come dimostra lo studio presentato oggi, hanno le idee e le competenze necessarie a passare dalle parole ai fatti", conclude Cuzzilla.
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