05 Maggio 2025
Tre giorni di festa e allegria a Ventotene, l’isola del Tirreno recentemente tornata sotto i riflettori della politica dopo le polemiche sul Manifesto (uno dei testi fondanti dell’Unione Europea). Ma a sventolare questa volta, più che la bandiera blu con le 12 stelle, è stato piuttosto il tricolore. La piccola isola dell’arcipelago pontino si è infatti trasformata in un museo a cielo aperto accogliendo per la prima volta l’”invasione” pacifica di una cinquantina di esemplari Fiat 500 d’antan, prodotti tra il 1957 e il 1977 che hanno colorato “lo scoglio” - come chiamano i ventotenesi la loro isola - per un fine settimana all’insegna del turismo slow.
L’evento è stato organizzato dal Coordinamento di Gaeta-Formia del Fiat 500 Club Italia con il patrocinio del Comune di Ventotene, da un’idea di VentoteneMia, l’associazione di promozione turistica dell’isola presieduta da Daniele Coraggio insieme all’agenzia “I Viaggi di Kilroy” del gaetano Antonio Montella (sponsor Veratour).
“500 Evasioni” è il nome dato all’iniziativa nata con l'obiettivo di destagionalizzare il turismo isolano, troppo concentrato solo nei mesi estivi e di aprire i propri confini anche ad altre realtà. L’isola è già sede di un famoso festival cinematografico ed è stata il set di film che l’hanno fatta conoscere al grande pubblico. Il mondo del motorismo storico con il suo seguito di affiliati può dare un ulteriore impulso e trasformare l’isola in un palcoscenico per iniziative originali. In particolare Fiat 500 Club Italia, con i suoi 23.000 soci sparsi nei cinque continenti, si conferma il più grande club monomarca automobilistico al mondo, da sempre attivo nella promozione dei territori attraverso i suoi raduni. E dopo le Fiat 500 vintage potrebbero sbarcare prossimanente a Ventotene anche le Vespe storiche, altro simbolo amatissimo del made in Italy.
I partecipanti al raduno “500 Evasioni” hanno avuto la possibilità di scoprire come un'isola di meno di 2 chilometri quadrati possa custodire tradizioni sociali e culturali profonde, oltre a inaspettate ricchezze agroalimentari.
"Abbiamo voluto offrire ai cinquecentisti – ha spiegato Francesco Mignano, fiduciario del Fiat 500 Club Italia per il Coordinamento di Gaeta-Formia - un contesto di rara bellezza e significato, ma anche regalare agli isolani uno spettacolo insolito, radunando tante vetture d'epoca in un territorio a misura d'uomo, facilmente esplorabile a piedi in tutto il suo perimetro".
La scelta della Fiat 500 non è stata casuale: è l'automobile simbolo dell'Italia del boom economico, dell'ingegno, del gusto artistico e della creatività e non poteva trovare, secondo gli organizzatori, scenario più appropriato di Ventotene, il luogo dove gli italiani hanno idealmente fatto nascere il progetto europeo. Valori che la 500 ha sempre rappresentato, accompagnando gli italiani nel loro percorso di progresso economico, sociale, culturale e, soprattutto, di libertà.
I partecipanti oltre a radunare le loro coloratissime auto nella piazza centrale dell’isola davanti al municipio hanno potuto percorrere in lungo e in largo le strette strade di Ventotene (a misura di 500) portando allegria su un’isola ancora sonnacchiosa che si sta lentamente preparando alla stagione estiva.
Ventotene, l’ago di bussola del Tirreno
Ventotene è un’isola tranquilla, selvaggia ma abitata (conta circa 700 residenti, effettivi 200), frequentata da clienti abituali innamorati della sua atmosfera e da qualche nostalgico fricchettone (oggi settantenne) che l’ha scelta come buen ritiro. E’ di origine vulcanica e fa parte dell’arcipelago pontino (tra Roma e Napoli) composto da 6 isole: Gavi, Zannone, Palmarola, Ventotene, Santo Stefano e la maggiore e più mondana Ponza. Ha una superficie di circa 1,75 km² ed è nota per le sue coste scoscese, le acque limpide e l’ambiente naturale protetto dalla vicina riserva dell’isola di S. Stefano, famosa per il carcere borbonico, oggi visitabile con escursioni organizzate e guide locali tra cui Salvatore Schiano, memoria storica dell'isola. Il fondale è scuro per le rocce tufacee e basaltiche, l’acqua ha sfumature che vanno dall’acquamarina al verde petrolio fino al blu intenso e, osservate dal mare, le rocce della costa multicolore raccontano millenni di storia geologica.
Un’isola ricca di vegetazione con lecci, ginestre e palme nane. Un territorio verde ma incolto, tappezzato da distese fitte di fichi d’India che neppure in Sicilia si riescono a scorgere così numerosi. E poi ciuffi di canne al vento aggrappati alla roccia tufacea, filari di viti Pandataria (dal nome originario dell’isola), il vitigno del bianco autoctono e campi di lenticchie, specialità dell’isola.
Ventotene ha un passato millenario: è stata avamposto degli antichi romani e poichè non aveva sorgenti d’acqua dolce furono realizzate sei cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Sul promontorio di Punta Eolo l’imperatore Augusto aveva fatto costruire una villa per otium (residenza di villeggiatura) dotata di terme, giochi d’acqua e una cascata artificiale. Ma fu utilizzata soprattutto come luogo di esilio e punizione per le donne della famiglia imperiale accusate di adulterio e tradimento come Giulia, figlia di Augusto, e Agrippina maggiore, moglie di Germanico e madre di Caligola. Durante il regime fascista, divenne un centro di confino per gli oppositori politici, tra cui Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, promotori nel 1941 del Manifesto di Ventotene, considerato uno dei documenti fondativi del pensiero europeo.
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