Crisi Mar Rosso, Ispi: "In Italia traffici commerciali al -20% e riduzione gas Qatar del 70%, prezzi in Europa +1,8%"

La riduzione di traffico dal canale di Suez permette anche di stimare le dimensioni della crisi per l’Egitto, che rischia di ridurre il PIL dello 0,8%

A causa degli attacchi Houthi, nel Mar Rosso è scoppiata una vera e propria crisi. Gli effetti iniziano già a vedersi sull'economia degli Stati, non solo europei. Come già raccontato, i costi di trasporto di un container “tipico” da Shanghai a Genova sono quadruplicati nel giro di un mese e mezzo (+350%), riflettendosi sul traffico dal canale di Suez più a nord (-35%). Numeri che potrebbero portare a un -0,8% nel PIL dell'Egitto. Anche in Italia, però, si iniziano a intravedere i primi effetti della crisi. I porti italiani, da fine dicembre, sono arrivati a far segnare una riduzione dei traffici commerciali superiore al 20%. Non solo. Perché anche il passaggio di gas naturale liquefatto (GNL) dal Qatar attraverso Suez è crollato: a gennaio si stima che l’Italia potrebbe vedere una riduzione delle consegne di gas qatarino del 70% rispetto alla media del 2023. Infine, gli effetti della crisi sull'inflazione potrebbero essere significativi per l'Europa: gli attuali maggiori costi di trasporto dal Mar Rosso potrebbero far aumentare i prezzi generali in Europa del +1,8% entro 12 mesi.

Crisi Mar Rosso, Ispi: "In Italia traffici commerciali al -20% e riduzione gas Qatar del 70%, prezzi in Europa +1,8%"

Entriamo nel dettaglio e studiamo i numeri prodotti dall'Ispi, l'Istituto per gli studi di politica internazionale è un centro studi italiano, specializzato in analisi geopolitiche e delle tendenze politico-economiche globali. Come detto, alla fine di novembre e il 18 gennaio il costo per trasportare un container “tipico” da Shanghai a Genova è più che quadruplicato, passando da 1.400 a 6.300 dollari. Si tratta, al momento, di una crisi “regionale”. Da Suez passa circa il 12% del commercio marittimo internazionale, e se è vero che questo può trasmettere la crisi al resto del mondo, è altrettanto vero che mentre il costo di trasporto Shanghai-Genova e Shanghai-Rotterdam fanno segnare +350%, quello da Shanghai a Los Angeles si ferma al +95%. È l’Europa, insomma, a essere nell’occhio del ciclone. La rappresentazione più plastica della crisi la si può appurare sul traffico di navi portacontainer e delle petroliere/metaniere dallo stretto di Bab el-Mandeb, che ha iniziato a crollare dalla seconda metà di dicembre, e oggi rasenta il –50% rispettoa novembre dell’anno scorso. Parallelamente, il traffico dello stesso tipo di imbarcazioni dal canale di Suez si è contratto del 35%. La riduzione di traffico dal canale di Suez permette anche di stimare le dimensioni della crisi per l’Egitto. Le entrate che l’Egitto ottiene dal passaggio di navi dal Canale equivalgono infatti a circa il 2,4% del PIL del Paese: una contrazione simile all’attuale, se proseguisse nel tempo, potrebbe dunque ridurre il PIL egiziano dello 0,8%.

La situazione in Italia

Quanto la riduzione dei traffici dal canale di Suez si sta riflettendo in una simmetrica riduzione di traffico nei porti italiani. Per capirlo abbiamo preso in considerazione i primi sei porti italiani per ruolo negli interscambi del Paese: Genova, Venezia, Trieste, Gioia Tauro, Augusta e Livorno. Insieme, da questi sei porti entra il 54% delle importazioni ed esce il 40% delle esportazioni marittime italiane. Nel breve periodo, questi sei porti hanno fatto registrare una significativa riduzione dei traffici, che è arrivata a superare in alcune settimane il 20%. Di recente si è invece assistito a una ripresa (-11% nell’ultima settimana). È ancora troppo presto però per capire se si sia trattato di un semplice “singhiozzo”: se cioè la riduzione nei traffici sia stata dovuta prevalentemente alla necessità delle navi di intraprendere una rotta più lunga nel circumnavigare l’Africa, il che aggiunge 12-15 giorni di navigazione.

Il gas del Qatar

Sul gas del Qatar le notizie sono un po' più positive. Al momento c'è stato un crollo del numero di navi metaniere che trasportano il gas naturale liquefatto (GNL) dal Qatar attraverso il canale di Suez e verso i porti europei. Per l’Italia, il GNL qatarino rappresenta circa il 10% dei propri consumi nazionali ed è dunque una risorsa fondamentale. In ogni caso, a oggi gli stoccaggi di gas in Italia sono a un livello del 73%, più alti rispetto alla media del 2015-2019 (65%). Ciò consentirà di arrivare senza grandi problemi alla fine della stagione invernale anche in caso di totale interruzione delle forniture dal Qatar. Per il momento, inoltre, gli operatori di mercato europei non sembrano credere che una simile ipotesi possa realizzarsi. Ma è bene ricordare che tutto può cambiare. 

Crisi mar Rosso e inflazione

L'aumento dei costi di trasporto verso l’Europa delle merci potrebbe riflettersi sui prezzi generali di beni e servizi europei. Come detto, va preso in considerazione che in questo caso la crisi è più regionale che globale, in quanto l’Europa e una parte di Medio Oriente dipendono di più dai traffici di merci dal Mar Rosso rispetto, per esempio, agli Stati Uniti e all’America Latina. Utilizzando gli attuali aumenti dei costi di trasporto (+350% per consegnare in Europa, +95% per consegnare negli Stati Uniti), ma anche la capacità delle istituzioni europee di rispondere meglio a rincari dei prezzi grazie alla loro politica monetaria rispetto ad altri paesi del mondo, troviamo che uno shock di portata simile all’attuale si trasferisce sui prezzi finali al consumo in Europa facendoli crescere dell’1,8% entro 12 mesi, mentre l’inflazione “core” (che esclude energia, alimentari, tabacco e alcool) dopo 12-18 mesi sarebbe superiore dello 0,7% rispetto a uno scenario senza crisi.