Napolitano e il sostegno all’invasione russa in Ungheria nel ’56 con i carri armati a Budapest: “Intervento sovietico ha contribuito alla pace nel mondo” - VIDEO
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Un passato da comunista poi ripudiato da Napolitano, a sostegno dell'invasione in Ungheria
L'intervento sovietico nell'Ungheria nel 1956 è stato un momento cruciale nella carriera politica di Giorgio Napolitano. In quel contesto, la rivolta popolare ungherese aveva scatenato proteste contro l'ingerenza sovietica, e l'Unione Sovietica aveva risposto inviando i carri armati a Budapest per sopprimere la ribellione.
In quel momento, i comunisti italiani erano divisi su come reagire a questa situazione. Napolitano si schierò con forza a favore dell'intervento dell'Unione Sovietica e lo difese pubblicamente. Nel suo discorso all'ottavo congresso del Partito Comunista Italiano (PCI) a Roma, affermò che l'intervento sovietico aveva contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, oltre a preservare la pace nel mondo. Questa posizione lo rese uno dei sostenitori più ferventi dell'azione sovietica in quell'occasione.
Tuttavia, negli anni successivi, Napolitano avrebbe riflettuto profondamente su quella presa di posizione. Nella sua autobiografia intitolata "Dal Pci al socialismo europeo," descrisse il conflitto interiore che provò a seguito di quella decisione. Si rendeva conto che l'intervento sovietico aveva causato molte vittime e che questa posizione non rifletteva più la sua visione politica successiva, caratterizzata da una maggiore apertura e una prospettiva socialista europea.
Quindi, sebbene Napolitano avesse sostenuto l'intervento sovietico nell'Ungheria nel 1956, in seguito avrebbe riconsiderato questa posizione e avrebbe seguito una traiettoria politica più moderata e aperta verso una prospettiva socialista europea. Questa evoluzione ha segnato una fase significativa nella sua carriera politica.