Prof. Trombetta: “13,5 milioni di morti l’anno per esposizione all’ambiente, di cui 8,5 milioni per malattie non trasmissibili”
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Rapporto Campus Bio-Medico One Health, presentata oggi in Senato la ricerca sociale dell’Istituto Piepoli, che indaga quale futuro si aspettino opinion leader e cittadini per salute e welfare in Europa
Il modello One Health è di interesse per l’88% degli italiani e il 70% ritiene che sia di probabile realizzazione. È quanto emerge dal Rapporto Campus Bio-Medico – One Health, presentato nel corso dell’evento ‘Salute e Sostenibilità Sociale, Economica e Ambientale’, oggi al Senato.
L’indagine è il risultato di una ricerca sociale condotta dall’Istituto Piepoli, attraverso tecniche di analisi quali-quantitative.
Marcella Trombetta, Preside Facoltà di Scienze e Tecnologie per lo Sviluppo Sostenibile e One Health di UCBM, ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:
“A livello di società, a livello di cultura, a livello di tutti noi, che siamo la popolazione di questo pianeta, e che vive e deve far vivere questo pianeta si è manifestata una volontà di affacciarsi a questo concetto che, come tratteremo oggi, in realtà parte da due secoli fa.
Abbiamo vissuto tutti con la pandemia e con le pandemie che ci sono state nel passato, e ci siamo resi conto che noi facciamo parte di questo pianeta e che se il pianeta è ammalato, ci ammaliamo anche noi.
Ogni anno, secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanità, 13 milioni e mezzo di persone muoiono, per esposizione all’ambiente, e di questi 8 milioni e mezzo per malattie non trasmissibili. Quindi, la nostra storia, il nostro vulcanesmo urbano che ha contraddistinto la prima metà del secolo scorso, e le attività antropiche, adesso ci stanno facendo riflettere e fare un passo, non diciamo indietro, ma un passo avanti. Per respirare bene, per un futuro comune e, soprattutto, per quello che viene detto il benessere intero della società. Che è politico, economico e ovviamente della salute.
La strada da fare l’abbiamo in parte delineata quando nel 2015 è stata firmata l’agenda 2030 dello sviluppo sostenibile, il cui titolo è ‘trasformiamo il nostro mondo’.
Il passo grande è quello di far arrivare la percezione di come tutti noi possiamo dare il nostro piccolo contributo. Nel momento in cui arriverà nella società, sarà un messaggio ovviamente anche per la politica, e aiuterà i decisori a prendere delle decisioni importanti, per il benessere totale dell’umanità e dell’ambiente in cui viviamo.
Le istituzioni in Italia hanno già fatto un grosso passo avanti. Come citerò più tardi, il 23 giugno di quest’anno è stata istituita la Commissione interparlamentare One Health. Ed è un primo esempio, importante perché hanno aderito tutti i partiti politici. Adesso c’è la volontà di un coordinamento, che precedentemente non c’è mai stato, tra i vari ministeri. Di non lavorare in maniera indipendente, il Ministero della Salute per l’uomo e il Ministero della Sovranità Alimentare e delle foreste, per quello che riguarda gli animali. Ma bensì, finalmente, di lavorare tutti insieme ad un unico tavolo, assieme al Ministero dell’Ambiente e della Transizione Energetica, proprio perché non possiamo più restare cassetti isolati, gli uni rispetto agli altri, ma il lavoro deve essere concertato tutti insieme, perché siamo legati tutti da un unico filo.“
Dal Rapporto emerge che i concetti di integrazione ed equilibrio fanno parte dei vissuti e delle aspettative delle persone.
La visione One Health è oggi conosciuta dal 15% dei cittadini europei, italiani compresi, percentuale che sale al 24% (23% europei)quando questa viene descritta. L’approccio One Health è considerato l’unica chance possibile per affrontare le principali sfide dei prossimi anni e la consapevolezza dell’interdipendenza tra salute del pianeta e salute dell’uomo deve necessariamente guidare le scelte politiche future e quelle degli attori sociali ed economici, oltre che gli sviluppi per medicina e sanità(interessante per l’88% degli italiani, auspicato dal 70%).
Si guarda al futuro con apprensione: due terzi circa degli italiani (60%) ed europei (58%) pensano che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente. A questi si contrappone una fetta altrettanto importante di popolazione più positiva e ottimista: gli europei si rilevano leggermente più ultra-ottimisti degli italiani (per il 21% degli stranieri il futuro sarà migliore di adesso vs il 16% degli italiani).
Inoltre, non si vedono solo aspetti negativi nel futuro: per esempio, c’è fiducia nella scuola (più del 30% degli individui pensano che avrà un’importanza fondamentale) e nella scienza medica (il 28% dei cittadini sostiene che molte malattie saranno sconfitte).
L’Italia sembra dover affrontare da qui al 2050 alcune sfide: tra le altre, un andamento demografico particolarmente aggravato dalla bassa natalità e dalla fuga all’estero dei talenti e dei giovani; una maggiore longevità rispetto alla media europea, ma non in salute; una mancanza di visione e di politiche di sostegno e di welfare efficaci per i progetti di vita dei giovani; forti squilibri nell’accesso alla sanità tra le Regioni. A fronte del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, la solidarietà intergenerazionale appare uno strumento importante in ogni Paese oltre che un meccanismo fondamentale per l’evoluzione dell’uomo e della società.
La salute è il nodo cruciale per tutti i cittadini (70% italiani, 74% europei), seguita da lavoro (60% italiani, 40% europei) e ambiente (48% italiani, 39% europei). In questo quadro, il 52%dei cittadini italiani si dichiara insoddisfatto dell’attuale gestione della salute, mentre il 48% ne è soddisfatto. Le persone lamentano un peggioramento su salute e ambiente negli ultimi anni (37% degli italiani): promosse ricerca e attenzione individuale alla salute, ma è allarme su liste d’attesa e carenza di medici. Un terzo delle persone pensa che tra 25 anni la gestione di salute e ambiente sarà migliore di ora, un terzo che sarà come ora, un terzo che sarà peggio.