Presentato al Cnel "Diario di un viaggio nei trasporti e non solo" il libro del Prof Ing Ennio Cascetta
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Prof Cascetta:“La pianificazione dei trasporti, cioè la capacità di pensare nel lungo periodo, giustificando le scelte che si fanno, è importante” l’intervista al GdI
Oggi, presso il Cnel, la presentazione del libro "Diario di un viaggio nei trasporti e non solo. Progetti, politiche e protagonisti" del Prof. Ing. Ennio Cascetta, che ha rilasciato un'intervista a Il Giornale d'Italia:
“Il libro fa un po’ il punto su un’esperienza lunga, che ho fatto come esperto di trasporti. Ho avuto l’opportunità di seguire questo settore per molti anni, ahimè, e da questa esperienza si traggono diverse conclusioni.
Difficile sintetizzarle, ma una conclusione sicura è che la pianificazione dei trasporti, cioè la capacità di pensare al lungo, giustificando le scelte che si fanno, incidendo sui processi di decisione, di pianificazione, di progettazione è importante. Quando le opere o le misure, come i limiti a 30 km all’ora o il road pricing in una città sono spiegate bene e sono motivate bene è più facile farle accettare, il progetto è più facile che vada avanti. È più difficile che ci sia quella sindrome NIMBY (non nel mio giardino) che impedisca di realizzare infrastrutture utili per un territorio e una comunità.
Un’altra delle esperienze che ho vissuto e delle conclusioni che ho raggiunto è che il nostro Paese è spesso affetto da quella che io ho definito la sindrome di Penelope.
Cioè la necessità di buttare a mare tutto quello che è stato fatto dall’amministrazione precedente e ricominciare ogni volta da capo. In questo modo, ovviamente, si sprecano risorse ma, a parte questo, si creano danni. Perché ci sono false spese e ricorsi, ma a parte tutto, veramente viene meno quella continuità del processo decisionale, per cui si perde la credibilità. Un cittadino, che dice: ‘Ma tu mi dici esattamente il contrario di quello che mi diceva chi stava prima di te, pochi mesi fa!’ Significa che, probabilmente, sia quello che questo non sono credibili. Non sono opere utili, non sono scelte da mantenere nel tempo. Poi non ci possiamo lamentare se la mancanza di fiducia dei cittadini si trasforma in patologie, come quella della sindrome NIMBY.
L’ultima considerazione che voglio fare è che veramente questo settore dei trasporti sta attraversando una fase di trasformazione profonda, radicale. Io la definisco la settima rivoluzione dei trasporti.
Quindi, il bisogno di decarbonizzare completamente la mobilità, in più l’applicazione dell’intelligenza artificiale alla guida autonoma dei veicoli, e la smart mobility, consentita da informazioni, dalla possibilità di connettersi da ogni altro punto, insieme stanno radicalmente trasformando il modo. E trasformeranno il modo in cui ci sposteremo fra 10, 20 o trent’anni. Quindi, è una fase particolarmente stimolante.
Per dire la cosa più semplice, più banale. Gli osservatori immaginano che le auto del 2050 non avranno volante, non avranno freni, non avranno acceleratore. Cioè si guideranno c’erano delle cabine, in cui ci si accomoda e si guideranno da sole. Immaginiamo che cosa può significare questo per la mobilità di tutti giorni, ma anche per la mobilità delle merci, per la sicurezza stradale. Un bel momento.
Negli anni 80, noi avevamo una rete ferroviaria veramente da terzo mondo, cioè poco sviluppata, con limitati investimenti e con servizi di qualità modesta. Questo non solo sulla rete nazionale, ma anche molto sulle reti urbane metropolitane. Veramente non c’era quasi nessuna città italiana, due linee a Roma e due linee a Milano, basta. Mentre a Parigi c’erano 500 km di metropolitana, a Londra 400, a Berlino 200 e così via.
Quindi, veramente, negli anni ‘80 l’Italia era un Paese che aveva bisogno di una cura di ferro. Che per fortuna si è fatta in questi decenni. L’alta velocità è stato un grande successo, sebbene incompiuta. Le città italiane hanno cominciato a costruire metropolitane, quindi si sta sicuramente colmando questo gap, che adesso è meno forte. Soprattutto, ci sono imprese ferroviarie che funzionano come imprese. Cioè con le logiche di un’impresa, che deve fare utili, ma soprattutto produrre un servizio di interesse sociale.”
Il libro di Cascetta ripercorre le esperienze di chi si è occupato di trasporti per quarant’anni ricoprendo ruoli diversi: docente universitario, progettista, amministratore pubblico, dirigente di azienda. Un dialogo dell’autore con le muse, Praxis e Theoresys, che lo interrogano sui progetti cui ha partecipato, dalla metropolitana della bellezza di Napoli ai Piani dei trasporti di Bologna e del Veneto, dalla linea di Alta Velocità Napoli-Bari all’avvio della concorrenza sulla Alta Velocità, dal ponte sullo stretto di Messina al fabbisogno di manutenzione delle autostrade.
Il dialogo ci guida tra successi e fallimenti di diverse politiche dei trasporti succedutesi nel tempo, dalle contraddittorie stagioni della pianificazione nazionale, agli effetti nocivi della “sindrome di Penelope”, dai tentativi di rilanciare il trasporto pubblico locale alle esplosioni della “sindrome NIMBY” (non nel mio giardino), dai “progetti Zombie” (ovvero non morti) agli effetti del trasferimento di poteri fra Stato e Regioni con la Riforma del Titolo V, e tanto altro.
Hanno partecipato all’evento Renato Brunetta, Presidente del Cnel, Roberto Tomasi, Amministratore Aelegato di Aspi, Marilisa Conte, Direttore Engineering & Technical Coordinator Aspi, mentre ha moderato il giornalista Giorgio Santilli.