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Garlasco, genetista Linarello: "Nel 2016 attribuì il DNA sulle unghie di Chiara Poggi ai Sempio, si poteva già escludere che fosse di Alberto Stasi" - VIDEO

Sulle modalità con cui quel Dna possa essere finito sotto le unghie di Chiara Poggi, Linarello chiarisce: "Non lo può dire l'Albani, non lo può dire nessuno. Non abbiamo un metodo per datare il DNA. I modi possono essere innumerevoli, bisogna capire che cosa è improbabile"

09 Dicembre 2025

"Rimane un po' d'amarezza, nel senso che chiaramente le parole che furono usate nei miei confronti e nelle mie valutazioni non furono sicuramente edificanti". A dirlo a Quarta Repubblica è Pasquale Linarello, il genetista che nel 2016 — su incarico della difesa di Stasi — aveva attribuito il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi al ramo maschile della famiglia Sempio, la stessa conclusione cui è giunta in questi giorni la perita nominata dal giudice, Denise Albani. "È un po' una rivincita adesso – commenta Linarello al programma di Rete 4 –, e le valutazioni che sono state fatte dal punto di vista scientifico sono quelle che feci io nel 2016".

La sua consulenza era stata allegata all’esposto che chiedeva alla procura di Pavia di riaprire le indagini, poi archiviate rapidamente dall’allora procuratore aggiunto Mario Vendittioggi indagato per corruzione. "Ci sono diverse anomalie, questa mia relazione che fa il giro è finita nelle mani degli avvocati di Sempio", prosegue Linarello.

Aggiunge inoltre: "L'amarezza viene dalle parole utilizzate per il mio elaborato peritale all'interno della richiesta di archiviazione, dove si ritiene che io sia di parte e che la mia relazione tecnica sia priva di fondamento scientifico". Un giudizio che, afferma, appare oggi contraddetto dalle nuove perizie: "Talmente priva di fondamento scientifico che siamo ancora qui a discutere di quello che io avevo messo in evidenza nel 2016. Quel Dna, sebbene degradato, sebbene con dei limiti intrinseci, è un Dna comparabile. Lo compara il perito, lo abbiamo comparato noi, e matcha per 12 regioni delle 16 esaminate con il DNA di Andrea Sempio o della famiglia linea paterna maschile della famiglia Sempio. Il perito fa anche la comparazione con Alberto Stasi e nessuna di questi tracciati combacia con Alberto Stasi".

Nella relazione di Denise Albani, dunque, il profilo genetico viene considerato utilizzabile, in netto contrasto con quanto sostenne nel 2014 Francesco De Stefano, il perito del processo bis, che lo riteneva troppo degradato per essere affidabile e non escludeva una compatibilità con Stasi. Linarello osserva: "Il risultato poteva già all'epoca escludere che quel Dna fosse di Alberto Stasi. La domanda viene fatta esplicitamente al professor De Stefano. E il professore sostiene che non riesce a dirlo. Hai fatto delle prove, non viene fuori nulla che tu ritieni scientificamente attendibile, ti dovresti fermare. E l'aggiunta 'non è possibile escludere che quel Dna appartenga ad Alberto Stasi' in qualche modo stona".

Sulle modalità con cui quel Dna possa essere finito sotto le unghie di Chiara Poggi, Linarello chiarisce: "Non lo può dire l'Albani, non lo può dire nessuno. Non abbiamo un metodo per datare il DNA, cioè noi non sappiamo in che momento quel DNA è stato depositato. I modi con cui quel DNA è stato depositato possono essere innumerevoli: un contatto mediato con oggetti, un contatto diretto, tutto è possibile, però bisogna capire che cosa è improbabile".

E non esclude la possibilità di un trasferimento fortuito: "È possibile che sia avvenuto. Ma è pari possibilità quella che invece sia un contatto diretto con le mani di Andrea Sempio, di un soggetto maschio appartenente alla famiglia Sempio. Non sappiamo qual è la concentrazione del DNA, cioè quanto ce n'è".

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