Nuovo Dpcm 4 dicembre, Zaia: 'Non ci ascoltano, testo preconfezionato'
"Se tutti i presidenti di Regione, con firma di Bonaccini, hanno avuto da ridire, una ragione ci sarà": il presidente del Veneto critica le scelte del governo
"Mi spiace constatare che anche questa volta non siamo riusciti a costruire un provvedimento con il governo": così parla il presidente del Veneto Luca Zaia, a proposito del nuovo Dpcm del 4 dicembre 2020, firmato ieri dal premier Conte. Il governatore veneto non nasconde, nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, la propria delusione.
"Pensavo che si sarebbe potuto lavorare insieme. E invece la musica è stata la stessa di sempre: il governo ci convoca, arriva un testo preconfezionato, lo approvano. La nostra voce, non c'è" continua Zaia, che precisa: "Non è vero che le Regioni sapevano le modalità con cui sarebbero stati chiusi i comuni".
E poi ancora: "Se tutti i presidenti di Regione, con firma di Bonaccini, hanno avuto da ridire, una ragione ci sarà. Per me, il sistema migliore è il lavorare su bozze. Io la bozza l'ho ricevuta ieri alle 2.30 del mattino con la richiesta di un parere entro ieri a mezzogiorno" afferma Luca Zaia.
Nuovo Dpcm 4 dicembre, Zaia Veneto
Sul nuovo Dpcm valido da oggi, 4 dicembre, Zaia al Corriere della Sera dice: "E' un decreto topico, entra nel periodo delle festività, del picco influenzale in arrivo a gennaio, della campagna vaccinale più grande di sempre. Per nessun governo sarebbe facile da scrivere. Senza le Regioni, è ancora più difficile"
Il governatore della Regione Veneto afferma anche: "A marzo andavamo sui balconi a cantare 'andrà tutto bene', avevamo paura di morire. Ora, sembra ormai che il Covid sia un problema di chi è in ospedale. Va riscritto un grande patto sociale. E occorre una campagna di informazione importante".
Nuovo Dpcm 4 dicembre, Regioni contrarie
Molte quindi sono le Regioni contrarie alle decisioni prese dal governo con il nuovo Dpcm. In modo particolari, si contesta "il divieto di uscita dai comuni il 25, il 26 e il primo gennaio senza deroghe" prosegue Zaia. "Penso agli anziani: sono da tutelare al massimo, ma nei comuni piccoli saranno in casa da soli a vedere in televisione gli assembramenti nelle città.".
Se il presupposto è la sanità pubblica, il confronto tra un comune di poche centinaia di abitanti e uno da tre milioni come Roma, non regge: chiudi tutto, ma ci sono recinti da tre milioni di persone" continua al Corriere della Sera.