Conte e PD: la guerra è appena iniziata

Lo scontro tra il Premier e le forze della maggioranza è solo all'inizio. I dem chiedono più centralità, mentre il Movimento 5 Stelle prova a ricompattarsi. Chi rischia di più è quindi la figura del Premier

Si sta delineando in maniera sempre più chiara lo scenario che rischia di far cadere anzitempo il Governo del Conte bis. Il PD infatti sta gradualmente portando a uno sfaldamento della maggioranza. Questo perché i dem non sono più disposti a sostenere la figura del Premier Giuseppe Conte e gli imbarazzi continui che stare al Governo sta costando al partito di Largo del Nazareno. Il PD chiede una svolta, e anche nel breve termine. 

I gravi limiti del Conte bis nella gestione della pandemia e del futuro che ci attende

Le accuse che gli uomini di Zingaretti fanno a Palazzo Chigi è quella di non essere stato in grado di programmare la ripresa del Paese dall’epidemia del Covid-19. I ministri dem al Governo si sentono poco ascoltati dal Premier, accusandolo di voler agire troppo in autonomia senza essere stato finora in grado di portare dei risultati accettabili né nella gestione dell’epidemia, né tanto meno nei piani di contrasto e rilancio del Paese.

Sono lontani i giorni in cui Conte poteva vantarsi di percentuali di apprezzamento tra gli italiani da record. Oggi il Presidente del Consiglio è costretto a lottare quotidianamente per tenere insieme un’alleanza politica nata tra due partiti che, fino a poche ore prima dell’accordo di Governo, erano sempre stati nemici giurati. Adesso, ognuno pensa per sé. In primis quindi il PD, conscio del fatto che i propri uomini al Governo siano quelli che all’estero godono di più rispettabilità e attenzione, a partire da Gualtieri e Guerini. Lo stesso M5S, tornato sotto il controllo di Luigi di Maio, si prepara a serrare le fila, in vista di un possibile ritorno alle urne. Anche il possibile inserimento dei berlusconiani in maggioranza va visto nell’ottica di togliere a Conte il terreno sotto i piedi, più che un soccorso ai numeri incerti dell’esecutivo in Parlamento. 

Il sopraggiungere del semestre bianco

Esiste però un limite per i giochi di palazzo. I partiti, nel caso in cui decidessero di cambiare cabina di regia a Palazzo Chigi o procedere a un semplice rimpasto, dovranno decidersi entro il 31 luglio 2021. Dal giorno dopo infatti, scatta il semestre bianco, gli ultimi sei mesi del mandato di Sergio Mattarella al Quirinale. Al Presidente della Repubblica sarà quindi vietato sciogliere le camere, lasciando a Conte e alla maggioranza come unica possibilità quella di andare avanti senza poter fare ricorso al voto dei cittadini. 

I prossimi otto mesi saranno dunque cruciali. Se non si tornasse alle urne, la battaglia sarà sul nome da indicare per il prossimo settennato al Colle. Inoltre, si dovranno decidere gli equilibri e gli assetti di una legislatura blindata fino al suo termine naturale, la primavera del 2023. A rischiare grosso è principalmente l’inquilino di Palazzo Chigi. La congiuntura delle dinamiche istituzionali in arrivo, unita alla devastante crisi sanitaria ed economica che il Paese ha vissuto nel 2020, potrebbero portare le forze politiche a ritenere necessario un cambio della guardia. 

Conte ha ancora delle carte da giocarsi e le urne sarebbero un suicidio per i partiti della maggioranza 

Per non cadere dal suo scranno, Conte ha sostanzialmente due possibilità. La prima, e anche la più probabile, porta al rimpasto. Evocato dai renziani prima e dai dem poi, un cambio della squadra dei ministri permetterebbe di appianare i molti malumori di questi mesi. Il PD e il M5S si troverebbero quindi a dover risanare i malumori interni, lasciando respirare il Premier fino alla fine del suo mandato. Il Conte tris si potrebbe comunque evitare, nel caso in cui Palazzo Chigi riuscisse in un’opera di centralizzazione della gestione delle politiche comunitarie e della gestione dei fondi europei per il rilancio dell’economia nazionale. In quel caso, l’indispensabilità di Conte davanti a Bruxelles porterebbe a un consolidamento della sua posizione. 

Va poi sottolineato come, sia per il PD che per i 5Stelle, andare alle urne prima dell’estate sia più un’incognita che altro. Senza essersi ancora accordati sulla prossima legge elettorale, le forze della maggioranza dovrebbero fronteggiare, alleate o non, il centrodestra unito, con Berlusconi e Meloni recentemente in grande spolvero. È forse questa la carta più pregiata nelle mani di Conte. Andare a elezioni nel post-pandemia sarebbe un suicidio politico sia per il PD che per i grillini, motivo per cui potrebbero decidere di desistere dal forzare la mano.