Tari, nuovo schiaffo del Governo ai commercianti: paga anche chi chiude

Il Governo non ha deciso in tempo se introdurre o meno le agevolazioni per le attività chiuse per Covid, che si trovano ora a dover pagare la tassa sui rifiuti anche se con le serrande abbassate. Si spera in una norma ad-hoc

Il nuovo, ed ennesimo, paradosso delle scelte del Governo ha un nome,  Tari. Nelle ultime ore, la tassa sui rifiuti è al centro delle polemiche. Secondo quanto emerge infatti, le attività che sono state costrette a chiudere a causa dei Dpcm governativi dovranno comunque pagare l’imposta sui rifiuti. Una follia, dal momento che la Tari si basa sul principio che chi inquina paga. 

La lentezza del Governo ha fatto scadere i termini

Sebbene più volte si sia segnalato al Governo questa stranezza, niente è stato fatto in materia. La Tari è di competenza comunale, sono infatti i sindaci a riscuotere le imposte, ma visto il ritardo con cui si è deciso di agire in materia, non si potrà attuare il piano ideato per la prima ondata primaverile. Il ritardo di Palazzo Chigi ha fatto scadere i termini di legge richiesti per procedere a una modifica della legge sui rifiuti. 

Come fa notare Il Sole 24 Ore, al fine di garantire le riduzioni e agevolazioni necessarie è necessario agire entro e non oltre il termine di approvazione del bilancio di previsione che, per nota di cronaca, è scaduto ormai un mese fa, il 31 ottobre. Non ci saranno sconti quindi per tutti quelle attività a cui il Governo ha chiuso i battenti in nome della prevenzione dal contagio. Durante la prima ondata, le attività che vennero chiuse per il Covid-19 ricevettero incentivi in modo da evitare di aggravare una situazione già altamente precaria. 

La possibilità di permettere ai sindaci di emanare ordinanze specifiche

Non è comunque detta l’ultima parola. Il Governo potrebbe infatti decidere di ignorare la scadenza dei termini di fine ottobre, permettendo alle giunte comunali di intervenire direttamente in materia. Ai sindaci dovrebbe essere permesso di emanare ordinanze specifiche, che permettano ai commercianti di decurtare almeno una parte della spesa. L’idea sarebbe quella di trovare una percentuale di riduzione massima a livello nazionale. Inoltre, come fa notare ilGiornale.it, le riserve a disposizione ci sarebbero, dal momento che i Comuni potrebbero far ricorso al fondo per l'esercizio delle funzioni comunali, stabilito con i decreti 34/2020 e 104/2020. 

Gli altri nodi da sciogliere nel breve termine riguardano il piano economico finanziario del servizio rifiuti (PEF). Infatti, l’articolo 107 del Cura Italia (art. 18/2020) stabilisce che sia permesso ai Comuni confermare, per l’anno 2020, le tariffe della Tari e della tariffa corrispondente approvate per il 2019. Il PEF va però approvato, sempre secondo l’articolo 107, entro la fine dell’anno. Una cosa contro il tempo che rischia di veder penalizzati, come sempre, le categorie che da un anno a questa parte patiscono la pandemia e le conseguenze derivanti.