Covid e responsabilità del Governo il dossier sugli errori finisce al tribunale dei Ministri. I pm di Brescia parlano di 'gravi reati'
Sarà il tribunale dei ministri a valutare se Conte, assieme al Ministro della Salute Speranza e gli altri organi decisionali abbiamo delle responsabilità per quanto riguarda ritardi e omissioni nella lotta contro la diffusione del Covid-19 nei primi mesi della pandemia
Procede rapidamente l’inchiesta che punta a smascherare se il Governo sia in qualche modo responsabile della tragedia che si è consumata in Italia a partire dal mese di marzo. I fascicoli sono arrivati al tribunale dei ministri.
Il volo per gli USA carico di tamponi in piena pandemia
Tutto parte dalla base aerea di Aviano, da cui il 16 marzo è decollato un volo carico di tamponi anti-Covid venduti agli Stati Uniti. A bordo del velivolo sono stati caricati mezzo milione di tamponi, destinazione Memphis. Ma "In quel periodo in Italia si registrava una grave carenza di tamponi e di reagenti di vitale importanza per arginare l'epidemia e per salvare le vite delle persone infettate", denuncia l'avvocato Giancarlo Cipolla. L’iniziativa punta infatti a fare chiarezza su eventuali ritardi o omissioni nella lotta alla diffusione del contagio, i quali si sarebbero rivelati letali per decine di migliaia di persone.
È per questo motivo che la Procura di Brescia ha voluto avocare a sé l’indagine, precedentemente archiviata dai colleghi di Cremona. "L'esportazione di così tanti tamponi è stata possibile anche grazie al fatto che per questa tipologia di prodotti non era prevista alcuna restrizione all'esportazione come invece accadeva per altri prodotti necessari alla prevenzione ed alla cura del Covid-19", secondo la denuncia dell’avvocato Cipolla. Sul tema, si è stabilito però che la stessa azienda che ha venduto le dosi negli USA, nello stesso periodo aveva già provveduto a distribuire un milione di tamponi sul territorio nazionale. Il problema, secondo il legale dell’azienda, è che all’epoca le forniture erano in quantità superiore alle capacità di svolgere esami nelle strutture italiane, motivo per cui la vendita agli americani non avrebbe creato gravi problemi.
A maggio ancora non c’erano i reagenti per i tamponi
Uno delle più gravi mancanze del sistema di contrasto all’epidemia è stato proprio questo. Lo stesso Commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri, ai primi di maggio era riuscito a mettere a disposizione dell’autorità sanitarie circa 4 milioni di tamponi, ai quali però mancavano i reagenti, rendendo di fatto i primi inutilizzabili. “Appare evidente che 4 milioni di tamponi, senza reagenti, non risolvono le esigenze del Paese” - fa notare Cipolla - “e, comunque, se mai in Italia ci fossero stati reagenti a sufficienza, 4 milioni di tamponi servirebbero a testare appena il 7% della popolazione".
È solo a questo punto che Arcuri indice la gara d’appalto per acquistare i reagenti, senza i quali il sistema di tracciamento dei contagi non sarebbe neanche potuto partire. A destare dubbi è però il fatto che, nonostante si fosse in una situazione di piena emergenza, nessuno abbia pensato di procedere alle requisizione di tutti i reagenti che si trovavano sul mercato nazionale, come avvenuto in altri Paesi.
Il Veneto ha usato un approccio diverso
A cadere in piedi, durante tutto il corso della prima ondata primaverile, è stata la Regione Veneto, governata da Luca Zaia. "Noi fin dall'inizio abbiamo fatto la scelta di non affidarsi a dei fornitori ma di fare noi la maggior parte dei reagenti...", ha ammesso Andrea Crisanti, consulente speciale di Zaia e considerato il fautore del miracolo avvenuto nella Regione. Tutti gli altri, dalla Lombardia, al Governo e chi più ne ha più ne metta, sono andati in difficoltà, portando al collasso del sistema.
Gravi conseguenze per i malati
Cipolla chiede: di accertare se la mancata esecuzione del tampone e, quindi, il mancato accertamento della malattia in tempi tempestivi e i ritardi nella prestazione della cura siano le cause di molti decessi da coronavirus”. A questo punto, l’intero approccio dei primi mesi nei confronti dell’epidemia si è dimostrato essere fallimentare. Il fatto di non aver proceduto alla realizzazione dei tamponi sui deceduti ha poi creato ulteriore confusione sui numeri della pandemia, generando numerosi interrogativi sull’operato del Governo.
La Procura di Brescia ipotizza gravi reati
Avocando a sé l’inchiesta che a Cremona era stata archiviata, i pm di Brescia puntano a vederci chiaro. Sono già state ipotizzate diverse fattispecie criminose, dall’epidemia colposa all’omicidio e lesioni colpose. Dal momento che si tratta di atti e provvedimenti del presidente del Consiglio e del ministro della Salute, il fascicolo è stato trasmesso al tribunale dei ministri.