Covid, la tassa lockdown imposta dal governo senza trasparenza: iniqua e gravosa per il futuro

Di Giovanni Cagnoli

Il lockdown è una tassa che il governo italiano impone, legittimamente e secondo l’autorità che gli compete. Io personalmente penso che le tasse siano tutte da pagare in modo onesto e corretto. Le tasse sono alla base del nostro vivere in comunità, e per quanto possano essere sgradevoli, sono ciò che ci consente di vivere socialmente insieme. Quindi si rispettano per definizione.

Il lockdown tuttavia, pur essendo tassa legittima, è anche tassa molto iniqua perchè colpisce in modo esclusivo un numero relativamente ristretto di cittadini come ad esempio ristoratori, operatori del turismo, negozianti e le relative filiere di approvvigionamento, mentre lascia del tutto esenti vasti strati di popolazione tra cui soprattutto dipendenti pubblici e pensionati.

Va sempre però anche ricordato che il vero onere di questa tassa ricade sui nostri figli, perché l’incremento di debito pubblico che gli anni 2020 e 2021 generano (circa 300 miliardi di euro) corrisponderanno in modo uguale e contrario a tasse a carico di chi questi debiti dovrà poi ripagare allo Stato, vale a dire i nostri figli. Le estemporanee proposte di cancellare i debiti sono state rispedite al mittente entro 2 giorni dalla Lagarde che ha ricordato come questo richiederebbe un cambiamento dei trattati....ed è quasi ridicolo pensare che la Germania o l’Olanda possano anche solo considerare o peggio accettare questa ipotesi. Quindi per dirla tutta alla Lagarde i debiti ci sono, devono essere ripagati e lo faranno le future generazioni. Punto.

Le tasse e il debito che ne consegue sono pagate quindi da alcuni cittadini italiani oggi, una minoranza,  e saranno poi ripagate dai figli domani. Il merito del beneficio che risulta da questa enorme tassa è perciò di chi la paga, non di chi la impone cioè il governo, concetto che andrebbe se non altro chiarito oltre che riconosciuto esplicitamente.

Il compito del Governo è semmai all’opposto di cercare di modulare e cercare di minimizzare questa tassa proprio in quanto molto iniqua e in più gravosa sul futuro. Per fare questo sarebbe importante capire come allentare al più presto il lockdown. In questo sforzo,  che è doveroso, chiudere tutto fino a quando non si è assolutamente sicuri che non accada nulla è la scelta più facile, ma non certo la più giusta.

Lo sforzo dovrebbe essere un attentissimo bilanciamento tra i costi della riapertura progressiva in termini di rischi per la salute (incerti) e i costi economici, sociali anche indiretti della chiusura (assolutamente certi e quantificabili invece).

L’incertezza sull’evoluzione del contagio è l’aspetto critico perchè del tutto asimmetrico e molto emozionale. Le scelte però dovrebbero essere assolutamente razionali e bilanciate.
Questo bilanciamento è attività estremamente complessa perché richiede uno sforzo di valutazione tra elementi tra loro configgenti e conoscenze non molto comuni. E’ molto complesso interpretare dati epidemiologici e incrociarli con dati economici, sociali e anche di psicologia collettiva. Ma compete a chi governa bilanciare tutti gli aspetti.

Il comitato tecnico scientifico non bilancerà mai alcunché perché non ne ha le competenze nemmeno lontanamente, visto che ignora (correttamente) la quantificazione dei costi economici del lockdown. Semmai il CTS dovrebbe evidenziare al governo secondo diversi scenari le previsioni epidemiologiche in termini di decessi, ricoveri e stress del sistema sanitario. Il governo “dovrebbe” poi in totale trasparenza rendere note a tutti i cittadini queste previsioni, soprattutto dovrebbe rendere noto a chi queste tasse le paga i parametri che stanno alla base della decisione, esplicitando non i 21 parametri , ma i risultati attesi in termini di difesa della salute di ciascuno scenario e i relativi costi.

Ad oggi invece non sono noti nè pubblici i dati di base, né tanto meno le previsioni che sono state fatte, nè ancora di meno, ammesso che esistano, gli scenari alternativi.

Ad esempio si potrebbe legittimamente sapere a fronte di varie alternative possibili tra cui:

- riapertura delle scuole
- riapertura dei negozi sia pure con cautele e limiti di affollamento
- riapertura dei ristoranti ad esempio al 50% della capacità

Quali sarebbero le implicazioni previste in termini di epidemia?
Per riferimento oggi le fabbriche e tutte le aziende sono aperte a differenza dello scorso aprile e non sembrano assolutamente essere fonte di contagio rilevante. Lo scorso aprile (dopo il picco di marzo) sono state chiuse fino a fine mese, e forse con il senno di poi questo ha comportato costi economici che si potevano evitare.

La tassa lockdown imposta senza trasparenza e comunicazione dei motivi se non la generica invocazione della “difesa della salute” è particolarmente gravosa perchè impone non tanto il pagamento di una quota della ricchezza creata, ma ben più pesante il blocco di una libertà individuale fondamentale sancita dalla costituzione. Ti impedisco di lavorare. Una scelta gravissima, da giustificare con numeri, dati, previsioni dettagliate, perché ti impongo un sacrificio enorme, per motivi certamente superiori, ma proprio per questo dovrei, come Governo, chiarire e spiegare dettagliatamente le ipotesi alla base di questa scelta. La comunicazione di oggi reitera quanto il governo sia stato “bravo” nel chiudere tutto, ed è l’opposto di quanto auspicabile cioè la ricerca di una progressiva riapertura non appena parametri esplicitati in anticipo e non “segreti” fossero raggiunti.

I parametri per la riapertura  devono consuntivare la discesa o il controllo dell’epidemia, tenendo presente che l’epidemia scende per 3 concause:

- il lockdown (molto costoso e iniquo)
- i comportamenti individuali ( nessun costo e semmai dovere civico)
- il progressivo diffondersi dell’immunità ottenuto oggi ahimè con il numero crescente di persone che hanno già fatto la malattia e domani con il vaccino. L’evidenza che l’immunità pregressa sia già oggi un fattore molto rilevante è chiara dai numeri molto inferiori nella seconda ondata a Bergamo Brescia e Pesaro dove la prima ondata è stata particolarmente forte.

Non sappiamo l’esatta distribuzione del rapporto causa-effetto tra le 3 motivazioni e la discesa del contagio che in Europa (Spagna, uk, Svizzera, Belgio, Olanda, Francia) è già molto evidente. Di certo però sappiamo che il lockdown è molto costoso, mentre le altre due cause sono di per sè naturali e per nulla costose. Segnalarlo ai cittadini e renderlo noto, anche con qualche ipotesi numerica che non è impossibile fare, sarebbe un molto salutare per essere tutti più conseguenti e ad adempio comportarsi ancora di più in modo civicamente corretto, non per imposizione ma per scelta.

Di certo questo modo di procedere ridurrebbe e di molto la vulgata sui meriti veri o presunti del Governo. Ma un buon governo ( nei fatti non nelle parole) fa il bene della comunità non di se stesso o peggio di qualcuno che ne fa parte.

Un buon governo comunica in anticipo i parametri obiettivo della propria azione, li monitora costantemente, prende decisioni anche difficili e, in caso di fallimento, si dimette perché forse presumibilmente qualcun altro possa fare meglio.

A me pare che i parametri di verifica dell’azione del governo relativamente alla pandemia, che di certo è il principale tra i problemi oggi da affrontare siano SOLO 3:

- il tasso di decremento del pil tra il 2019 e il 2021. Nelle previsioni OCSE e BCE siamo il peggiore tra i 27 paesi europei con meno 5,2%
- l’incremento del debito pubblico tra il 2019 e il 2021 che misura l’importo del lascito negativo si nostri figli. Anche in questo caso le previsioni per l’Italia dicono un incremento di circa 25%, il dato ancora una volta peggiore tra i 27 paesi europei
- il numero di decessi per milione di abitanti dove, a oggi, siamo a circa 815 terzultimi e quindi ancora una volta tra i peggiori preceduti solo da Belgio e Spagna con dati ancora più negativi.

Per riferimento la Svezia che non ha fatto lockdown ha calo del pil inferiore all’1%, incremento del debito di circa 7%, e infine  633 decessi per milione abitante. Salvo poi essere additata dai alcuni nostri giornali come un luogo dove hanno sbagliato tutto.

Se il governo o chiunque volesse indicare parametri di sintesi più efficaci potremmo finalmente capire come e perché siamo un modello in Europa. A me pare molto difficile da dimostrare, e se così fosse, se ne dovrebbero trarre le implicazioni del caso visto che la posta in gioco in termine di salute, economia e libertà individuali è altissima come mai nella nostra storia.