Il piano anti-Covid del Governo e lo Scenario 3. 'Le Regioni sapevano tutto'

Il piano anti-Covid del Governo è stato mandato alle regioni il 12 ottobre. All'interno spiegate le misure da adottare contro ogni tipo di scenario: adesso siamo nello "scenario 3"

Emergono conferme sul fatto che l’ultimo Dpcm, quello del 24 ottobre, sia stato scritto su basi scientifiche che erano ben note anche alle Regioni prima che venisse emanato il decreto. Un lungo e approfondito report, inviato il 10 di ottobre da Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, e Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione sanitaria, contiene l’analisi di tutte le possibili reazioni da adottare a seconda dell’evoluzione dell’epidemia. All’interno della circolare del Ministero della Salute è contenuto dunque il documento intitolato Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale

Il documento è stato inviato anche alle Regioni 

C’è la conferma anche del fatto che il documento firmato da Rezza e Urbani sia stato recapitato agli assessori alla Sanità di ogni regione il 12 di ottobre. A posteriori, le forti critiche piovute dalle varie regioni della penisola nei confronti del Dpcm emanato dal Governo, e la conseguente denuncia di non essere stati consultati nella maniera adeguata, stona con l’emergere del fatto che in realtà i parametri sanitari erano stati condivisi da tempo. Non è credibile che le Regioni non sapessero a cosa si stesse andando in contro, visto che il documento contiene l’analisi di ogni possibile scenario e le necessarie contromisure. 

Al momento il Paese si trova nello “scenario 3” 

Leggendo il documento, la situazione attuale dell’Italia rientra in quello che è stato definito “lo scenario 3”. Corrisponde a una situazione “di trasmissibilità sostenuta e diffusa, con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”. Il rischio è valutato essere alto/medio alto. Per determinare questi parametri, si guarda soprattutto all’indice Rt, ovvero il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia. Al momento, in quasi tutte le regioni i valori sono compresi tra 1,25 e 1,5. Secondo il report, con questi numeri si riesce a limitare solo in maniera marginale il potenziale di trasmissione del virus Covid-19. Oltretutto, si parla anche della mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione del contagio e di un primo, ma sostanziale, sovraccarico dei servizi assistenziali, causato dall’aumento dei ricoveri. La permanenza di questo scenario causerebbe un sovraccarico definitivo dei servizi di assistenza in un lasso di tempo che varia tra i due e tre mesi. 

Dai bar alla scuola, quali sono le misure restrittive da applicare 

Il documento dunque richiede che siano implementate misure che garantiscano il distanziamento fisico tra gli individui. Alcuni esempi che vengono riportati includono la chiusura di bar, ristoranti e locali notturni. Inoltre, viene menzionata la sospensione di tutte le attività sociali-culturali e sportive che rischiano di creare assembramenti. Nell'ultimo Dpcm, questa raccomandazione si è tradotta nella chiusura totale di cinema, teatri, piscine e palestre e nello stop a bar e ristoranti alle 18. 

Il documento consiglia anche di implementare la didattica a distanza, contemplando il fatto che la chiusura delle scuole contribuisca a limitare la diffusione del contagio. Si indica anche come la misura sia più sostenibile per le università e le secondarie di secondo grado. Vengono anche preventivate limitazioni alla mobilità e i ripristino dello smart working. 

Emerge dunque come il pacchetto di misure introdotte dal Governo sia in linea con quanto contenuto nel documento facente parte della circolare del Ministero della Salute. Documento che, nuovamente, era stato precedentemente condiviso con tutte le Regioni. 

Conte: “Il Dpcm si è attenuto alle indicazioni che ci sono state fornite”

Durante il question time alla Camera dei Deputati, Conte ha quindi voluto ribadire come le scelte fortemente impopolari che ha dovuto mettere in campo rispondano agli scenari studiati dagli esperti. “Abbiamo uno scenario di tipo 3. Lo studio prevede possibilità di interruzione di alcune attività particolarmente a rischio, anche su base oraria, possibilità di lezioni scaglionate per la scuola, incremento dello smart working per decongestionare i trasporti. A tali misure si è attenuto il governo nell’adozione del Dpcm” ha ribadito il Premier.