Indagine sui fondi della Lega: 'I due commercialisti sono certamente uomini di partito'
Secondo il Tribunale del Riesame di Milano, non c'è dubbio che Di Rubba e Manzoni siano uomini della Lega di Matteo Salvini
Per il Tribunale del Riesame di Milano, non c’è dubbio che Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due commercialisti messi agli arresti domiciliari per la vicenda legata alla vendita di un capannone alla Lombardia film commission siano uomini di partito. I due infatti sono indubbiamente legati alla Lega di Matteo Salvini.
I risultati delle indagini mostrano come Andrea Manzoni fosse il revisore contabile per la Lega a Montecitorio, e dunque sicuramente legato al partito. Anche Alberto Di Rubba, che era invece i direttore amministrativo del partito di Matteo Salvini al Senato, è stato considerato essere chiaramente un uomo di partito dei leghisti.
Indagine sui fondi della Lega: il capannone
Secondo l’accusa, la vicenda relativa all’acquisto di un capannone a Cormano da parte della Lombardia film commission è stata considerata una messinscena che fa presagire l’esistenza di un precedente accordo collusivo. Secondo la Procura, la vendita avvenne a un prezzo gonfiato, apparendo dunque “indubbio che le due parti contrattuali, la fondazione acquirente e la società Immobiliare Andromeda alienante sono da ricondurre invece a un centro di interessi unitario”.
È stato un terzo commercialista, arrestato anche lui in merito alla vicenda, Michele Scillieri, ad aver illustrato ai pm gli accordi tra lui, Manzoni e Di Rubba che avrebbe permesso la spartizione dei soldi derivanti dalla vendita del capannone. Secondo Scillieri dunque, “sia Di Rubba che Manzoni erano coinvolti nell’affare della fondazione che entrambi avevano visionato l’immobile di Cormano fin dal 2016, ossia prima ancora che venisse acquistato dalla “sua” Andromeda srl”. Questa tesi smentisce le difese degli altri due commercialisti. I problemi sarebbero sorti al momento del pagamento dei lavori di ristrutturazione, divenuti più cari del previsto.
Lo stesso Scillieri ha poi confermato come fosse fittizia la scrittura privata tra Andromeda e una società riconducibile ai due commercialisti, la SdC. Si trattava di un contratto inesistente su un terreno in Val Seriana, il quale sarebbe servito solo per giustificare la transazione di circa 178 degli 800 mila euro derivanti dalla vendita del capannone.