Coronavirus, nel Dpcm 'salta' il riferimento ai sindaci sul coprifuoco
I sindaci da Nord a Sud lamentano 'lo scarico di responsabilità per la questione del coprifuoco'. Ma nel Dpcm firmato e pubblicato ieri sera il riferimento ai primi cittadini non c'è
Alla fine del nuovo Dpcm firmato nella tarda serata di ieri dal presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte sembrano 'sparire' i sindaci. Nella bozza del decreto si leggeva: "I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l'accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private''. Misura che lo stesso Conte ha pronunciato anche ieri sera in diretta da palazzo Chigi, confermando così le indiscrezioni circolate nelle ore precedenti.
Questa disposizione del nuovo Dpcm fa però infuriare i primi cittadini: "Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell'opinione pubblica" tuona Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci. Ma non è l'unico: alle parole di Decaro seguono, nel giro di pochi minuti, quelle di Leoluca Orlando, Dario Nardella e Giorgio Gori che lamentano tutti questo 'scarico di responsabilità sui sindaci' per la questione del coprifuoco.
Ma è proprio questo riferimento ai sindaci a 'saltare' nel Dpcm firmato e pubblicato sul sito di Palazzo Chigi. Nel testo approvato infatti si legge: "Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21.00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”. Non viene dunque riportato il riferimento ai primi cittadini.