Nuovo Dpcm del 13 ottobre: quanta incertezza nelle misure del governo

Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio vieta ai bar la vendita di bevande ai clienti in piedi dopo le 9 di sera e impone la chiusura anticipata a mezzanotte. Ma rimangono tantissime incertezze per quanto riguarda i provvedimenti presi dal governo

La pubblicazione del nuovo Dpcm, firmato il 13 ottobre, getta nuovamente il paese nel caos. Nuovi stop per bar e locali, costretti a chiudere alle 24 e ad interrompere la vendita delle consumazioni a chi non è seduto dopo le 21. Fermati anche gli sport di contatto a livello amatoriale, considerati un forte veicolo di contagio. 

Ma se le decisioni del governo possono essere discutibili e discusse, rimane il fatto che a colpire è l’incertezza e la difficoltà di manovra da parte dell’esecutivo, il quale sembra ancora frastornato dalla crisi dei contagi che ha sconvolto il paese a inizio marzo. 

L'invito alla delazione

Per settimane si è discusso della possibilità di vietare cene e riunioni tra amici all’interno delle mura domestiche, evenienza che si verificherà in maniera maggiore nelle prossime settimane, visti i limiti imposti ai ritrovi in strada e al sopraggiungere del freddo invernale. Il governo ha infine deciso, tramite il nuovo Dpcm di ottobre, di emanare una “forte raccomandazione” a evitare ritrovi con più di 6 persone all’interno delle case. Intervistato a Che tempo che fa, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha invitato i cittadini a “segnalare eventuali feste private”, vista l’impossibilità delle forze dell’ordine di verificare la situazione all’interno delle abitazioni private. Un palese invito alla delazione da parte di un Ministro della Repubblica che fa il paio con le scene degli elicotteri a inseguire i bagnanti sulle spiagge deserte di inizio maggio. 

Il Dpcm delle incertezze

Ecco quindi che l’incertezza dell’esecutivo nell’emanazione delle misure restrittive durante la fase del lockdown, e delle successive prime riaperture, non sembra essere sparita dopo oltre otto mesi dall'inizio della pandemia. La polemica che è sorta sull’obbligo di indossare la mascherina a meno che “non ci si trovi in un posto isolato”, concetto alquanto difficile da definire in una città, ricorda tanto la possibilità di visitare le case dei “congiunti” consentitaci dal governo nel maggio scorso, salvo poi apprendere che non esista una definizione giuridica del termine. Dubbi anche riguardo al recente obbligo di indossare il dispositivo di protezione individuale nel caso in cui si compia “un’attività motoria”, ma non nel caso in cui si stia facendo sport, lasciando ai cittadini il compito di interrogarsi su quale sia la reale differenza tra le due. 

Il testo del nuovo Dpcm non chiarisce nemmeno eventuali misure da adottare per quanto riguarda i contagi nelle scuole. Al momento il protocollo lascia libertà di decisione ai presidi su come e quando chiudere un istituto a seconda del numero di contagiati. Ma se gli studenti vengono tenuti a distanza dentro le classi, impazzano su internet i video degli scolari costretti ad ammassarsi su autobus e mezzi pubblici per raggiungere i vari istituti, rendendo sostanzialmente nulle le varie precauzioni. 

Fa specie anche leggere del divieto di accesso negli stadi all’aperto per più di 1000 persone e nei palazzetti al chiuso per 200. La situazione che si verifica è paradossale in uno stadio come il Giuseppe Meazza di Milano, dotato di quasi 80mila posti, lasciato vuoto quasi interamente e i 1000 fortunati concentrati in un unico settore, mentre è permesso viaggiare in aereo senza distanziamento alcuno con gli altri passeggeri. 

Ecco quindi che tutta una serie di misure prese dal governo ha fatto emergere una serie di interrogativi, visti soprattutto i contraccolpi che le misure “anti-movida” avranno sulla categoria degli esercenti di bar e locali, già duramente colpiti nel periodo del lockdown.