Deputati bonus, Di Maio e Zaia furiosi: 'Fuori i nomi'. No dell'Inps: 'C'è la privacy'

Tutti vorrebbero conoscere i nomi dei deputati che hanno chiesto il bonus Inps, pur guadagnando ben 12mila euro mensili. Oggi è arrivato il no dell'Istituto. Le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni. Lo ricordano fonti vicine all'istituto di previdenza.

Bonus Iva a 5 deputati, Di Maio: 'Fatto di gravità assoluta, devono essere puniti. Nomi siano resi pubblici'

"Dalla lettura dei giornali di questa mattina emerge un quadro sconcertante. Oltre ai 5 deputati furbetti, ci sarebbero altri 2000 politici tra amministratori locali e regionali in tutta Italia ad aver fatto richiesta del bonus partita Iva destinato ai liberi professionisti in difficoltà per l'emergenza Covid. Siamo davanti a fatti di una gravità assoluta". Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "I nomi devono essere resi pubblici. Gli italiani hanno il diritto di sapere chi ha tradito la loro fiducia. Questa gente non deve più avere l'occasione di rivestire una carica pubblica. Deve essere allontanata dallo Stato - tuona Di Maio - deve essere punita". "Hanno remato contro il Paese nel momento più difficile. Hanno offeso la nostra bandiera - sottolinea - hanno offeso la memoria di chi non ce l'ha fatta. Hanno macchiato il nome dell'Italia nel mondo ed è giusto che paghino. Non possono e non devono passarla liscia".

Deputati con bonus Iva, Zaia: 'Non vorrei che con la scusa della privacy qualcuno scappi anche dalla 'conta''

"Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi . E penso che i cittadini debbono essere ascoltati". Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, facendo un "appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perchè viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no", col pericolo poi che ci sia "una caccia all'untore". "Non vorrei che con la scusa della privacy - commenta - qualcuno scappi anche dalla 'conta'. Non esprimo giudizi perchè ognuno avrà la sua giustificazione, le sue motivazioni". Zaia fa sapere di aver "già chiesto ai consiglieri veneti di darmi un ragguaglio, e spero che in giornata abbia questo censimento, poi a cascata ci saranno gli altri amministratori. Ci mettiamo poco a fare una sorta di 'me too' al contrario. Nel mio partito il segretario è stato chiaro indicando la sospensione che apre uno scenario peggiore. La sospensione è già un atto importante: si chiede di fare un passo a lato. E visto il fronte delle candidature, vuol dire perdere quel treno. Se fosse per me quella persona non la candiderei".

Furbetti del bonus, Inps: 'No nomi, c'è la privacy'

Il sospetto di Zaia è stato confermato oggi dall'Inps. I nomi dei deputati che hanno chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà per l'emergenza Covid, non verranno comunicati. L'Inps non può divulgare i nomi dei beneficiari delle prestazioni, nè in questo caso nè in altri.

Nel frattempo c'è chi è uscito allo scoperto. Fra questi la consigliera comunale di Milano, Anita Pirovano. "Apprendo che sarei coinvolta nello scandalo dei 'furbetti del bonus' e mi autodenuncio". Così Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano, in un post su Facebook. "Non vivo di politica - spiega la consigliera giustificando la richiesta del bonus - perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza. In più ho studiato fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale, professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere “più utile” alla società che in consiglio comunale (attività a cui comunque dedico tutto il tempo non lavorato e la passione di cui sono capace)".

"Avere un lavoro (nel mio caso più d’uno in regime di lavoro autonomo) mi consente di essere “più libera” nell’impegno politico presente e ancora più nelle scelte sul futuro, per definizione incerto. Come tanti mi indigno - aggiunge Pirovano - perché è surreale, se un parlamentare in carica fruisce ammortizzatori sociali e penso sia paradossale che una misura di sostegno al reddito non preveda nessuna soglia di reddito. Tutto ciò premesso qualcuno mi spiega perché da lavoratrice (e la politica non è un lavoro per definizione) non avrei dovuto fare richiesta di una misura di sostegno ai lavoratori destinata perché faccio anche politica? Considerato ovviamente che pur lavorando tanto ed essendo componente di un’assemblea elettiva (il che non mi garantisce nè un’indennità nè banalmente i contributi Inps) ho un reddito annuo dignitoso e nulla di più. Mi arrabbio ancor più se penso che nel calderone dei 2.000 probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco (accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca) di un piccolissimo comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue".