Tamberi, un’altra colica renale, ma non si ritira dalla finale del salto in alto alle Olimpiadi 2024: "Sarò in pedana ma non so come farò"
L’altista italiano Gianmarco Tamberi affronta un'altra crisi di calcoli renali a poche ore dalla finale olimpica del salto in alto, compromettendo gravemente la sua performance e trasformando l'atteso trionfo in un drammatico confronto con il destino
L’altista italiano Gianmarco Tamberi, campione olimpico ai Giochi di Tokyo 2020 e campione del mondo ai mondiali di Budapest 2023, ha accusato un’altra dolorosa colica renale dopo quella che lo aveva afflitto la scorsa domenica 4 agosto e che lo aveva costretto a posticipare la sua partenza per le Olimpiadi di Parigi 2024. L’atleta stesso, aveva annunciato sui suoi canali social che la decisione era stata presa dopo vari accertamenti medici risultanti in una diagnosi di calcoli renali. "Scenderò comunque in pedana questa sera? Sì, ma non so davvero come farò a saltare in queste condizioni..." ha scritto Tamberi.Un vero e proprio dramma sportivo al posto di quello che doveva essere l’ultimo trionfo della sua carriera olimpica: questa sera alle 19:00, l’italiano Tamberi scenderà in pedana per la finale del salto in alto, nonostante questa notte abbia accusato un’altra colica renale, come quella che sabato scorso lo aveva costretto a recarsi d'urgenza al pronto soccorso di Formia e ritardare la sua partenza per Parigi. "Mi sono svegliato alle 5 a causa dello stesso dolore lancinante di qualche giorno fa", ha raccontato sulla piattaforma social Instagram il campione, "un’altra colica renale. Sono passate cinque ore e ancora il male non passa". Nonostante questo, l’atleta olimpico non demorde e sceglie comunque di non ritirarsi dalla competizione: "Scenderò comunque in pedana questa sera? Sì. Ma in che condizioni? Non so davvero come farò", ha concluso.
Il calvario personale di Tamberi
Il calvario di Tamberi include il calcolo renale, la febbre a 38,8 sempre dovuta al calcolo, il ritardo della partenza per Parigi e ora un’altra colica che mette a rischio il risultato sportivo della finale. Tamberi ci aveva creduto. Aveva sacrificato tutto per Parigi 2024 e credeva nel sogno di un secondo oro olimpico consecutivo nel salto in alto, impresa mai riuscita a nessuno. Tamberi aveva messo da parte molto di personale per puntare a questi obiettivi agonistici, rinunciando al progetto di allargare la famiglia, o raggiungendo un livello di magrezza preoccupante a seguito di un regime di allenamento che includeva frequenti saune. Proprio quest’ultime potrebbero aver contribuito al problema ed inoltre Tamberi beveva pochissimo: la Tac a Formia ha rilevato due calcoli renali, uno a destra e uno a sinistra e il campione era stato reidratato con una flebo. I medici avevano previsto il ricovero di una notte, ma Tamberi aveva deciso di firmare per uscire e tornare nella sua stanza al centro federale. Nonostante la febbre, è partito per Parigi, dove è stato isolato in un albergo dalla Federatletica, giustamente preoccupata. Tachipirina e antibiotici sono stati i suoi compagni, anche se non li ha presi tutti per non compromettere la gara.
La qualificazione? "Un'agonia”
La qualificazione è stata un’agonia, come ha ammesso lui stesso: "Invece di decollare sprofondavo nella pedana". Nonostante ciò, è riuscito a saltare 2,24 al primo tentativo, garantendosi un posto in finale con professionalità e rabbia. Stasera, allo Stade de France sarebbe dovuta andare in scena una finale stellare, con Tamberi che si sarebbe confrontato con i soliti rivali: l’amico Barshim, il coreano Woo, il neozelandese Kerr, tutti atleti capaci di superare i 2,30, proprio come lui. Questa finale avrebbe potuto essere l'incoronazione di un'atletica italiana che, tre anni dopo Tokyo, ha perso i suoi cinque ori giapponesi ma ha trovato due nuovi campioni: Mattia Furlani (bronzo nel lungo) e Nadia Battocletti (argento nei 10.000 metri), oltre a un triplista naturalizzato, l'ex cubano Diaz. Invece, sempre che Tamberi riesca a mantenere la promessa e scendere in pedana (ma ha senso?), ci si prepara a uno psicodramma: "ci ho sperato fino all'ultimo... l'affetto ricevuto da parte di tutti mi ha dato una forza unica per rialzarmi da questo ennesimo problema. Ma evidentemente non doveva andare così… Sono riuscito a battere il destino una volta, dopo l’infortunio del 2016 (la rottura del tendine che lo escluse dai Giochi di Rio, a cui assistette da spettatore con il gesso, ndr), questa volta penso che abbia vinto lui, purtroppo". Non c’è pace per Tamberi. Anche se avesse esagerato con la dieta e l’eccessivo rigore, la sua straordinaria carriera olimpica non meritava un epilogo così amaro. "Sono senza parole, mi dispiace da morire". Per riscrivere un finale vincente, ora dovrà puntare a Los Angeles 2028.