Lecco, dalla promozione in Serie B alla possibile retrocessione in Serie D: stadio non adeguato alla serie cadetta
Stadio non a norma e documenti da consegnare arrivati in ritardo: leggerezze societarie e problemi burocratici che rischiano di costare caro
Quello che è accaduto negli ultimi giorni al Calcio Lecco 1912 potrebbe benissimo essere uscito da una commedia all’italiana o da un racconto di Franz Kafka, visto quanto sia effettivamente grottesca la vicenda ma, purtroppo per tifosi e appassionati della squadra (le principali vittime di questo surreale disastro) è tutto vero, e soprattutto non è affatto divertente, visto che il conto da pagare è di quelli salatissimi: non soltanto la mancata promozione in Serie B, che in città mancava da ben 50 anni, ma addirittura la retrocessione a tavolino in Serie D…
Lecco, L’antefatto della tragedia sportiva
Domenica 18 giugno il Lecco ottiene la certezza matematica del salto di categoria dopo aver battuto il Foggia per 3 a 1 nella finale di ritorno dei playoff di Serie C. Segue, come ovvio, una grande festa prima sugli spalti e poi in città, vista la già menzionata lunghissima attesa dei lecchesi per una promozione nel secondo livello della piramide calcistica nazionale.
Passano però appena due giorni e l’estasi collettiva si tramuta ben presto in dolore beffardo: martedì 20 giugno scadeva il termine ultimo per l’iscrizione in B e la società guidata da Paolo Di Nunno non è riuscita a completare la documentazione nei tempi utili.
Se questo non fosse abbastanza, la situazione rischia concretamente di essere anche ben peggiore di quello che si poteva inizialmente pensare: non avendo infatti presentato neanche la domanda per l’iscrizione alla Serie C, il club bluceleste si troverebbe costretto quindi a ripartire dai dilettanti.
Le cause del disastro
La genesi di questa brutta storia ha origine nei problemi relativi allo stadio lecchese, il Rigamonti-Ceppi, che si sapeva da tempo non essere adeguato per la Serie B, a causa di varie problematiche ingegneristiche (l’impianto di illuminazione da rifare, la capienza da aumentare ecc…), e la società per completare l’iscrizione al livello successivo, non essendo in grado di avviare lavori di ristrutturazione in tempo, avrebbe dovuto indicare nella documentazione uno stadio a norma in cui giocare le partite casalinghe, avendolo infine individuato nell’Euganeo di Padova.
L’ok definitivo della prefettura della città veneta è però arrivato solo mercoledì 21, ormai troppo tardi, e per i blucelesti non è stato più possibile completare le pratiche.
Un’ingenuità colossale della proprietà, che si è persino dimenticata di chiedere una proroga alla federazione proprio per tentare di risolvere la questione stadio, mista anche a tempistiche burocratiche quantomeno discutibili (la scadenza dell’iscrizione a così pochi giorni dalla fine del campionato) hanno così generato lo scenario di confusione e disperazione in cui si trova ora il Calcio Lecco.
I legali societari hanno ovviamente già manifestato la volontà di presentare ricorso nelle apposite sedi, ma non è scontato che si arrivi ad una soluzione in tempi brevi, e che possa soprattutto dar ragione al verdetto del campo.