Djokovic può restare in Australia, il tribunale gli dà ragione: salva la partecipazione agli Open
Secondo il tribunale di Melbourne Novak Djokovic potrà restare in Australia e partecipare agli Australian Open di lunedì prossimo: si attende la replica del governo
Alla fine il tribunale della Melbourne Federal Circuit Court ha dato ragione a Novak Djokovic, consentendogli di restare in Australia per disputare gli Australian Open. Dallo scorso giovedì 6 gennaio il tennista serbo si trovava in un centro di detenzione a Melbourne a seguito della revoca del visto da parte delle autorità australiane. Secondo queste ultime infatti, la mancata vaccinazione anti Covid di Djokovic non gli avrebbe permesso di fare ingresso nel paese.
Negli scorsi minuti tuttavia, il fratello di Djokovic, Djorde, ha riferito ai giornalisti che il tennista sarebbe nuovamente in stato di fermo. Secondo quanto appreso il governo australiano avrebbe infatti l'intenzione di espellerlo ugualmente dal paese nonostante la sentenza del tribunale. Fonti governative hanno però smentito la notizia dell'arresto di Djokovic.
Djokovic: "Voglio partecipare agli Open"
"Sono lieto e grato che il giudice abbia annullato la cancellazione del mio visto. Nonostante tutto quello che è successo, voglio restare e provare a competere agli Australian Open. Rimango concentrato su quello. Sono arrivato qui per giocare in uno degli eventi più importanti che abbiamo davanti a dei fantastici tifosi". "Novak è libero. Pochi istanti fa si è allenato, era su un campo da tennis. È venuto in Australia per giocare a tennis", ha detto inoltre il fratello del campione, Djordje, nel corso della conferenza stampa della famiglia del numero uno del mondo.
"La nostra famiglia è molto contenta che la giustizia e la verità abbiano prevalso - ha aggiunto il fratello del venti volte vincitore Slam -. Novak è un uomo onesto ed eccezionale e sono molto felice che lo stato di giustizia esista e che possiamo ancora lottare per la verità e i diritti umani. Verità e giustizia sono emerse. Vogliamo ringraziare il sistema giudiziario australiano e il giudice Kelly. Lo ha fatto in modo molto neutrale, prestando attenzione ai dettagli. Ha esaminato ogni aspetto di questa storia, ogni fatto".
Australia, il tribunale dà ragione a Djokovic
"Il punto che mi agita un po’ è: cosa avrebbe potuto fare di più quest’uomo?", ha dichiarato il giudice Anthony Kelly, che ha presieduto l'udienza contro il tennista serbo. Secondo l'avvocato Nicholas Wood infatti, Djokovic ha soddisfatto i criteri del comitato esecutivo australiano sull'immunizzazione da Covid-19, mentre allo stesso tempo il governo di Canberra ha ammesso di non aver concesso al tennista il tempo necessario per presentare prove sufficienti dopo la sua revoca del visto. Tuttavia, nonostante la decisione del tribunale il governo australiano, nella persona del ministro per l'Immigrazione Alex Hawke, potrà ancora intervenire e decidere di revocare il visto per altre motivazione. Se così fosse, Djokovic rischierebbe di non poter entrare nel paese per i prossimi tre anni.
Nel corso dell'udienza, l'avvocato di Djokovic ha ricordato alla corte che i protocolli del Gruppo australiano di consulenza tecnica sull’immunizzazione prevedono la possibilità di "rinviare la vaccinazione contro la Covid-19 di sei mesi per le persone che abbiano ricevuto una diagnosi di positività al Sars-Cov-2 tramite test Pcr". Esattamente ciò su cui hanno fatto leva i legali del tennista, sostenendo come questi abbia contratto il Covid-19 lo scorso 16 dicembre. Sarebbe questa l'esenzione medica dal vaccino di cui parlava Djokovic lo scorso 4 gennaio, quando annunciò la sua partenza per l'Australia in vista degli open di lunedì 17. Restano però alcuni dubbi sulla veridicità di quanto affermato dai legali del tennista, a causa degli incontri pubblici a cui avrebbe partecipato Djokovic anche dopo il 16 dicembre. Il dubbio è infatti che lo abbia fatto da positivo, mettendo a rischio la salute di altre persone.