03 Dicembre 2025
La prima puntata de' "L'altro ispettore" mi ha piacevolmente sorpreso per varie ragioni. In primo luogo l'assenza di toni sensazionalistici e il valore dell'equilibrio che permea tutta la vicenda e i rapporti narrativi. Uno storytelling semplice, naturale, verosimile, quasi dimesso e intimo, di cui oggi il pubblico ha bisogno per compensare l'eccesso di violenza dei film d'azione e i toni esasperati dei talk. Non solo: questa serie mi sembra innovativa anche nel casting dove troviamo una matura Francesca Inaudi e un protagonista che veicola valori di dolcezza, semplicità e garbo, oggi merce rara e in vitale controtendenza. Ottimo! Questa serie dimostra come si possa fare della narrazione interessante anche con toni sfumati e delicati, senza bisogno di esasperare la tensione conflittuale. Nell'orgia di fiction a base poliziesca o medicale ecco una "terza via" originale anche sociologicamente ed esteticamente raggiungendo una sintesi efficace fra romanzo e senso del reale, sia cronachistico che sentimentale. Così è la vita nella sua più frequente casistica: mezzi toni, sfumature, sospensioni, silenzi, tempo per riflettere e non solo adrenalina ed estremismo emotivo. Penso che questa serie in questo senso sia terapeutica oltre che veicolare ottimi valori etico-sociali proprio per la diligenza umanistica del protagonista quale ispettore del lavoro; una figura quasi dimenticata a livello mediatico eppure molto importante nella vita di tutti i giorni. Nella declinazione narrativa del contesto filmico del protagonista la sceneggiatura ha valorizzato con intelligenza la creatività e l'intellettualità della sua analisi critica delle situazioni; e in questo la narrazione diventa positivamente didattica ed esemplare. L'ispettore Todaro insegna un'ottima ermeneutica sociale, professionale e pragmatica, utile per tutti e specie per i più giovani: far fare le giuste domande porta già alla risposta cercata. Un bel segno di speranza.
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