Radiohead, frontman Thom Yorke: "Mai più in Israele in concerto, non voglio trovarmi a meno di 8 mila km dal regime di Netanyahu"

Il frontman della band inglese prende posizione, ma il chitarrista Jonny Greenwood, sposato con un'artista israeliana: "Il boicottaggio verso Israele è profondamente ingiusto"

Il frontman dei Radiohead Thom Yorke ha escluso che la band si esibirà in Israele in concerto: "Assolutamente no. Non vorrei trovarmi a meno di 8.000 chilometri dal regime di Netanyahu", ha detto durante un'intervista. Yorke è stato chiaro: mai più concerti nello Stato ebraico finché ci sarà al potere l'attuale primo ministro israeliano. L'intervista è stata rilasciata prima dell'accordo sul "piano di pace" di Trump. Tuttavia, un membro della band non è d'accordo con Yorke. È il caso del chitarrista Jonny Greenwood sposato con un'artista israeliana, che ha dichiarato: "No al boicottaggio".

Radiohead, frontman Thom Yorke: "Mai più in Israele in concerto, non voglio trovarmi a meno di 8 mila km dal regime di Netanyahu"

Il leader dei Radiohead Thom Yorke è contrario a concerti della band in Israele. Perlomeno finché ci sarà Netanyahu al potere. La sua presa di posizione non è nuova, anche se prima di esporsi pubblicamente è stato perfino beccato dal pubblico. È successo l'anno scorso ad ottobre a Melbourne, quando un manifestante pro-Palestina lo aveva contestato: "Quanti bambini morti ci vorranno perché tu condanni il genocidio a Gaza?". Yorke aveva abbandonato lo show, replicando: "Va bene, fallo tu, allora ci vediamo".

I Radiohead si sono esibiti in Israele, a Tel Aviv, durante il tour "A Moon Shaped Pool" del 2016-2018 nonostante gli appelli al boicottaggio e le critiche pubbliche, tra cui quelle di Roger Waters e Ken Loach. Rispondendo a quest'ultimo su X aveva scritto: "Suonare in un Paese non è la stessa cosa che appoggiare il governo. Abbiamo suonato in Israele per oltre 20 anni, passando attraverso una serie di governi, alcuni più progressisti di altri. Come abbiamo fatto in America. Non appoggiamo Netanyahu più di quanto appoggiamo Trump, ma continuiamo a suonare in America".

Tuttavia, nella stessa band è evidente una spaccatura, in quanto il chitarrista Greenwood, che ha dichiarato di aver trascorso molto tempo in Israele con la famiglia e di "non vergognarsi di lavorare con musicisti arabi ed ebrei". Poi ha aggiunto che "il boicottaggio verso il Paese rimane profondamente ingiusto".