"Una battaglia dopo l'altra": un filmone borghesuccio con alcune note stilose e di attualità. Guardabile

Quando ti aspetti un film sulla guerriglia politica e invece siamo negli Usa: la solita fiaba famigliare a lieto fine

Dal trailer ci aspettavamo un film duro e crudo sulla tradizione della guerriglia politica statunitense (tipo American Pastoral) colto nel passaggio tra le generazioni e invece ecco il solito polpettone moralista e melenso americano sul rapporto padre-figlia e con l'immancabile lieto fine. Appaiono inoltre alcune incongruenze narrative; ne citiamo due. La prima è d'impatto: il personaggio che Di Caprio impersona nella prima parte del film appare un impavido guerriero eroico, anarchico e idealista mentre nella seconda parte appare solo un fattone imbranato, che strilla come paperino mentre l'esercito lo sta cercando, inciampa e appare in stato confusionale. Eccessiva differenza; come se fossero due personaggi differenti. Verso la fine il solito dettaglio poco verosimile: una sedicenne che guida ammanettata un'automobile normale e una mustang che fatica a raggiungerla. Detto questo appare chiaro l'intento politico abbastanza ridicolo del film: riabilitare il rivoluzionarismo anarco-insurrezionalista (libertario, immigrazionista e abortista) per istigare le masse americane e immigrate alla ribellione sociale contro Trump e il Governo Usa. Va detto che il film è comunque guardabile (non certo però un capolavoro) anche se disconnesso: la prima parte sembra un videoclip, il resto sta in piedi ma i personaggi sono troppo stridenti con un Benicio del Toro troppo rassicurante, un Di Caprio patetico e, va detto, almeno abbiamo un Sean Pen che non delude mai con un personaggio buffo, grottesco, naiff e paradossalmente credibile e verosimile. La nota di attualità è proprio questa: documentare l'attuale tendenza mondiale alla polarizzazione fra la "massoneria" dell'antagonismo progressisita (chi finanzia? mi chiedo) e la "massoneria" elitaria di una sorta di KKK in versione aggiornata, tecnologica ed elegante. Tutto il resto non esiste: bisogna incoraggiare la polarizzazione e la radicalizzazione sociale e ideologica. Ecco il penoso messaggio etico del film, più o meno. Belli i dettagli delle tecniche di comunicazione clandestina tra i "resistenti" ma ci aspettavamo di più. Troppe macchiette e figure caricaturali e il suo tavolta "essere sopra le righe" sembra casuale e non voluto.