La grande fuga da Telemeloni: Rai e Mediaset Tg in calo. Esulta Enrico Mentana
Pubblico in fuga da Telemeloni. La gente non ne può più della narrazione filogovernativa di Rai e Mediaset tant'è che si rifugia nell'unico tg che filogovernativo non è: quello di Enrico Mentana. I principali telegiornali della sera, in onda sulle reti Rai e Mediaset, registrano tutti ascolti in calo. Unico con il dato positivo è il telegiornale di Enrico Mentana su La7, che si conferma come unica voce critica nel panorama dei telegiornali italiani, e batte pure il TG2. E’ quanto emerge dai dati elaborati dallo Studio Frasi su dati Auditel che pub chiamo in esclusiva per il periodo dal 1 gennaio al 14 maggio 2024 confrontati poi con lo stesso periodo del 2023. Il Tg1 Rai si conferma come il telegiornale più visto nella prima serata con un’audience media di oltre 4.667.000 spettatori e uno share del 24,38%. Ma rispetto allo stesso periodo del 2023 perde oltre 112 mila spettatori e un calo dello 0,65% di share. Al secondo posto il TG5 di Mediaset con un ascolto di oltre 3.883.000 spettatori e il 20,15% di share, ma con una perdita 213.930 spettatori e una discesa di 1,11% di share. La TGR, che comprende tutti i telegiornali della Rai, si attesta al terzo posto (meglio anche del TG3) con un ascolto complessivo di 2.360.893 spettatori e il 13,69% di share. Al quarto posto il TG3 di Mario Orfeo, che nell’edizione delle ore 19 raggiunge circa 1.840.000 spettatori con uno share del 12,23%. Rispetto al 2023 il TG3 perde 64.521 spettatori e lo 0,41% di share. Al sesto posto si piazza il TG de LA 7, che raggranella 1.267.129 spettatori e il 6.52% di share, soprattutto incrementando, rispetto allo scorso anno, 227.658 spettatori (+1,15%). Il TG diretto da Enrico Mentana si rivela una macchina da guerra, forse l’unica voce critica rispetto agli altri concorrenti e soprattutto conferma di essere il traino vero del programma “Otto e mezzo” di Lilli Gruber. Per contro c’è da registrare l’organico giornalistico inferiore ai concorrenti. Propri nei giorni scorsi, l’assemblea dei giornalisti de La7, ha chiesto all’azienda di “adeguare l'organico del Tg, divenuto insufficiente dopo l’uscita per pensionamento di numerosi colleghi; stabilizzare i colleghi precari della redazione digitale e dei programmi di informazione; applicare ai colleghi neoassunti a tempo determinato e indeterminato tutte le voci previste dal CNLG e degli accordi integrativi aziendali unilateralmente disattesi dall’azienda, applicazione già ripetutamente richiesta dal comitato di redazione in tutte le sedi e le occasioni di confronto con l’azienda stessa; affrontare e risolvere il nodo del corretto inquadramento dei programmi ai sensi delle norme che disciplinano la professione giornalistica, anche in merito alla testata di riferimento e alla loro direzione; - riconoscere la professionalità dei giornalisti de La7 tramite l’attribuzione delle qualifiche di redattore esperto e redattore senior previste dal CNLG”. E soprattutto chiedono “che qualsiasi cambiamento organizzativo relativo al Tg - che non deve in alcun modo penalizzare gli ambiti di specializzazione dei colleghi - sia accompagnato dalla presentazione da parte della direzione di un piano editoriale scritto, da discutersi con il Cdr e da sottoporre poi alla valutazione dell'assemblea, come previsto dal CNLG”. Insomma, non una situazione semplice. Tornando in casa Rai, il TG2 si posiziona al settimo posto con oltre 966 mila spettatori e il 4,73% di share, dimostrando qualche ulteriore affanno (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sono stati persi 148.354 spettatori e lo 0,75% di share). Chiudono la classifica gli altri due telegiornali Mediaset. Al penultimo posto il TG4 con 523.509 spettatori e il 3,45% di share (oltre 88 mila gli spettatori persi rispetto al 2023, pari allo 0,51%). Fanalino di coda Studio Aperto, che sembra non catturare la platea giovanile per cui era stato originariamente pensato, e che registra una media di oltre 507 mila spettatori e il 4,15% di share (38 mila gli spettatori persi, par allo 0,28% di share). Uno scenario questo su cui i due principali editori della tv generalista dovranno riflettere, anche alla luce del possibile sbarco di CNN in Italia per iniziativa del gruppo Discovery.