Maurizio Pollini, morto a 82 anni uno dei più grandi pianisti di sempre, era malato da tempo

Il grande artista è scomparso questa mattina nella sua abitazione milanese dopo una lunga malattia, per oltre 50 anni figura di riferimento del Teatro alla Scala, dove si terrà la Camera ardente per rendere omaggio al maestro

Si è spento questa mattina a Milano, sua città natale e di residenza, Maurizio Pollini uno dei più grandi pianisti di sempre. Malato da tempo, costretto a cancellare tutti i concerti in programma, se n'è andato all'alba di oggi, 23 marzo, all'età di 82 anni. Immediato il cordoglio da tutto il mondo e non solo della musica, primo fra tutti quello del Teatro alla Scala (dove si terrà anche la Camera ardente) che sottolinea come sia morto "Uno dei grandi musicisti del nostro tempo e un riferimento fondamentale nella vita artistica del Teatro per oltre cinquant’anni”.

Maurizio Pollini, morto a 82 anni uno dei più grandi pianisti di sempre

“Quando prendo in mano una partitura o studio un pezzo, io punto innanzitutto alla ricerca di aspetti comunicativi, a cose che davvero possano darci gioia“, raccontava in un’intervista, spiegando il complicato rapporto tra tecnica esecutoria e soggettività emotiva. Ha interpretato svariati autori tra cui Beethoven, Chopin, Schubert, Schumann e della seconda scuola di Vienna Schonberg, Berg e Webern. E' stato, inoltre, allievo di Carlo Lonati e Giorgio Vidusso. Anche protagonista della scena concertistica internazionale, Pollini è stato capace di rivoluzionare la percezione dei grandi autori. Il capo dello Stato Mattarella lo ha ricordato come  “un poeta del pianoforte“. Ma non solo, Pollini era anche direttore d'orchestra e famoso per la continua ricerca della bellezza e della perfezione su tutto ciò che eseguiva. Non lasciava nulla di intentato al caso. 

Il Teatro alla Scala: "Una grandezza strumentista essenziale della cultura"

Alla Scala sono in parecchi a piangerlo, tra cui il sovrintendente Dominique Meyer. “Accanto alla sua grandezza di strumentista resta fondamentale la sua testimonianza sul ruolo stesso della musica, intesa come componente essenziale della cultura e della vita civile e come strumento di trasformazione della società. Dal debutto l’11 ottobre 1958 all’ultimo recital il 13 febbraio 2023 Pollini ha suonato alla Scala 168 volte, cui si aggiungono gli incontri con gli studenti e le partecipazioni a giurie e convegni”, si legge in un secondo comunicato del Teatro milanese. “Dopo i primi concerti diretti da Thomas Schippers e Sergiu Celibidache, con la serata del 23 ottobre 1969 prende avvio la collaborazione con Claudio Abbado, destinata a segnare la storia dell’interpretazione ma anche la storia culturale della città di Milano. Il comune impegno per allargare il repertorio, in particolare alla seconda scuola di Vienna e alla nuova musica si coniuga ad un eguale impegno ad allargare le platee in linea con l’impostazione di Paolo Grassi che in quegli anni sviluppava nuove politiche per coinvolgere tutta la città nelle attività del Teatro”, prosegue la nota.

Da Muti a Chailly, ma anche recital e le sonate di Beethoven, un artista a tuto tondo

Come non ricordare le collaborazioni con Riccardo Muti e poi con Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, nel corso dei decenni “si ricordano anche concerti con Carlo Maria Giulini Pierre Boulez e Zubin Mehta. Al rapporto costruito negli anni con i musicisti scaligeri, sia in veste di Orchestra della Scala sia soprattutto in veste di Filarmonica, si aggiungono le apparizioni con grandi orchestre come i Wiener Philharmoniker (con Abbado) e il Gewandhausorchester di Lipsia (con Chailly) e numerose compagini dedicate alla musica d’oggi, in particolare nei ‘Cicli Pollini’ promossi da Stéphane Lissner: l’Ensemble Intercontemporain, il Klangforum Wien, la Musikfabrik Köln, l’Experimentalstudio SWR. Nel campo della musica da camera lo ricordiamo in particolare accanto a Salvatore Accardo, Toby Hoffmann, Margaret Batjer e Rocco Filippini. Ma al centro dell’ininterrotta presenza scaligera di Maurizio Pollini ci sono soprattutto i recital: dallo storico ciclo con le 32 sonate di Beethoven nel 1995 al sempre attesissimo concerto annuale in cui ricorrevano le stelle fisse del suo universo musicale: oltre ad alcune occasioni bachiane, Beethoven, Brahms, Chopin, Debussy, Schönberg, e Nono”, conclude il Teatro.