Rai, Roberto Sergio e Giampaolo Rossi da Papa Francesco, al Tg1 infornata di nuove nomine in arrivo, Tg3 contro Rai 3: parte lo scaricabarile per la crisi degli ascolti. Nasce l'Associazione Giornaliste italiane by Ianniello

Un appuntamento che a Viale Mazzini già definiscono storico. Sabato 23 marzo i dipendenti del gruppo Rai saranno ricevuti in Udienza Papale da Papa Francesco. Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i 70 anni della tv. L’Udienza si terrà alle 9 nell’Aula Paolo VI. Prevista la partecipazione di tutti i vertici dell’azienda, direttori e dirigenti. Oltre ovviamente ai dipendenti e alle loro famiglie, che hanno richiesto in massa la possibilità di partecipare all’iniziativa. Per tutti sveglia presto per entrare in tempo utile predisposto anche un imponente piano di sicurezza. E’ la seconda volta che Papa Francesco riceve i dipendenti Rai. La prima volta è stata il 18 gennaio 2014 per i 60 anni della tv. In quell’occasione ci fu anche una Santa Messa celebrata da Sua Eminenza Cardinal Angelo Comastri.


L'assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3 esprime viva preoccupazione per lo stato in cui versa Rai 3, penalizzata da scelte aziendali che hanno privato la Rete di volti storici e regalato alla concorrenza programmi e audience. Allo stesso tempo, i nuovi programmi non hanno saputo attrarre nuovi spettatori e hanno conseguito risultati decisamente sotto le aspettative. E mentre si investe su nuovi format, affidati anche a produzioni esterne, con un ulteriore aggravio per le casse aziendali, il Tg3 fa i conti con le tante difficolta' quotidiane: scarsita' di troupe, mezzi e redattori, a causa del blocco del turn over. Inoltre, il calo di ascolti su Rai3 dispiega drammaticamente i suoi effetti anche su alcune edizioni del Tg3, precedute da programmi che fanno ascolti molto bassi. La situazione e' allarmante, come avevamo gia' denunciato a novembre in un precedente comunicato. Speravamo che l'Azienda tornasse sui propri passi, ma non e' stato cosi'. Anzi, si insiste pervicacemente su questa linea fallimentare, con nuovi innesti esterni nel palinsesto graditi solo alla politica. In questi mesi, l'identita' di Rai3 e' stata snaturata e indebolita e, al cambio di narrazione, il pubblico storico ha reagito cambiando canale. Fare terra bruciata attorno al Tg3 non penalizza solo noi ma il pluralismo informativo e culturale. Si tratta di garantire ai cittadini un'informazione pubblica ampia e completa. L'appiattimento su un'unica visione del mondo e' un pessimo servizio alla democrazia. Ci sono pezzi di realta' che non vengono raccontati quanto meriterebbero. Una riflessione editoriale da cui noi, come Tg3, non ci sentiamo esentati. Lavoreremo affinche' la nostra voce sia ancora piu' chiara e distinguibile, ma bisogna salvare Rai3 e riconquistare il suo pubblico. Serve un cambio di passo urgente, che implichi anche la riforma della governance aziendale, alla luce del fallimento delle direzioni di genere.


Al Tg1 molte novità in arrivo. Come già anticipato ieri in esclusiva Giacinto Pinto è stato nominato caporedattore della redazione Cronaca. Claudio Callini nominato caporedattore della redazione Media Management. Fenesia Calluso è nominata capo servizio ad personam. Qualifica di “inviato esperto” per Alessandro Gaeta, nominato inviato speciale nel 1993. La Direzione Approfondimento di Paolo Corsini ha chiesto l’assegnazione definitiva di Vittorio Romano.
Per quanto riguarda la qualifica di inviato per l’anno 2024, il Direttore del Tg1 Chiocci ha proposto all’Azienda la nomina di Enrico Bona, il quale contestualmente ha accolto la proposta di rinunciare al ruolo di secondo Vaticanista.

Assicurano di non essere "di destra né di sinistra", ma semplicemente impegnate a ottenere "più diritti e meno pregiudizi" e aiutare le giornaliste a "farsi valere". Sono le promotrici dell'Associazione Giornaliste Italiane, nata su iniziativa della storica portavoce della premier Giorgia Meloni, Giovanna Ianniello, e di diverse colleghe: tra le altre Ida Molaro, Federica Frangi, Paola Ferrazzoli, Elisabetta Mancini, Maria Antonietta Spadorcia. L'iniziativa è stata presentata oggi a Roma, alla presenza tra gli altri dei ministri Musumeci, Sangiuliano e Roccella, del senatore di FI Maurizio Gasparri, del deputato azzurro Paolo Emilio Russo. “È un fallimento quando di un giornalista si dice che sia di destra o di sinistra”, spiega Molaro, e “io non credo di essere di destra né di sinistra, siamo giornaliste e siamo aperte a tutti". L’associazione ha l'obiettivo di ottenere "più diritti e meno pregiudizi”, sottolinea la collega Ferrazzoli, ammettendo che l'ispirazione è arrivata anche "dalla prima presidente del Consiglio donna, e dalla prima leader del principale partito di opposizione, anche lei donna. Perché oggi la piena parità di genere è molto decantata ma poco perseguita". I dati da cui si parte li ha illustrati Federica Maria Mauro di Socialcom, che ha eseguito una ricerca dalla quale è emerso che "visibilità e leadership in Italia non sono declinate per le donne. Su 38 direzioni, ci sono solo 6 donne e 32 uomini, e già questo è un dato allarmante". Inoltre è emerso che nonostante sui social siano più attive le giornaliste, sono più seguiti i colleghi uomini: su 65 profili di giornalisti monitorati, i follower sono 24,9 milioni, con 49,7 milioni di interazioni; mentre per le colleghe, su 84 profili, i follower sono 10,2 milioni, con 21,9 milioni di interazioni.