Rai, al TG1 il Direttorissimo Chiocci da lunedì avrà un nuovo capo cronaca, incoronata Boccia in corsa per Agorà Estate (e per un programma di politica in prima serata con Marcello Foa), Unirai contro Fiorello. La parità di genere sarà rispettata nel nuovo Cda Rai? Ah, saperlo

Saranno due o tre le donne nel nuovo cda della Rai ? Questione di non facile soluzione perché nell’attuale consiglio ce ne sono tre: Simona Agnes, Francesca Bria e la presidente Marinella Soldi. Nel precedente erano soltanto due Beatrice Poletti in quota 5 Stelle e Rita Borioni in quota Pd e nessuno si è mai lamentato. In realtà nei regolamenti non ci sarebbe traccia del numero esatto ma semplicemente ci sarebbe un riferimento ad “ un'equa parità di genere”.

La questione però ha gettato nel panico i possibili candidati uomini al Cda e se in area Pd si sta già cercando un'alternativa femminile (e il nome che circola è quello di chiara Valerio scrittrice considerata vicina ad Elly Schlein) in area Fratelli d'Italia è tutto molto più complicato visto che finora si fanno tutti nomi al maschile. In ogni caso ci sono già una serie di piste alternative. Tutto confermato, nonostante circolino ad arte altri nomi, in area Lega: il prescelto da Matteo Salvini è Alessandro Casarin, storico direttore della Tgr anche se le carte si scopriranno dopo il 20 Aprile. Certa e scontata la riconferma di Davide Di Pietro fra i dipendenti, anche perché potrebbe avere un numero maggiore di voti rispetto all'ultima volta in ragione di un minor numero di candidati. Il vero dibattito è se il cda sarà eletto e quindi operativo prima o dopo il 9 Giugno. Quanto ai nominativi del mef oltre all'inamovibile Giampaolo Rossi rimane sempre l'ipotesi di Simona Agnes con un futuro alla Presidenza previo accordo tra la maggioranza e una parte dell’opposizione. Opposizione che si aspetta dalla maggioranza una rosa di almeno tre nomi su cui decidere. Di Bella e Minoli oltre alla Agnes, ad esempio.

Novità: la lanciatissima Incoronata Boccia, già vice di Chiocci al Tg1, ha l'imbarazzo della scelta: per lei si prospetta la conduzione di Agorà estate (anche se rimangono alte le quotazioni di Lorenzo Lo Basso) o di un talk politico in prima serata insieme a Marcello Foa. Novità potrebbero essere in arrivo anche per il marito, attualmente in forza alla TGR Sardegna. Per lui a viale Mazzini si parla di una futura vicedirezione di un TG nazionale.

Da lunedì prossimo Giacinto Pinto, 46 anni pugliese di Carlantino trapiantato alla Tiburtina, sarà il nuovo caporedattore della cronaca del tg1, ruolo centrale e più che mai strategico nel telegiornale diretto dal re dei cronisti Gianmarco Chiocci. Pinto, si legge sul web, si è appassionato al giornalismo da quando con suo papà, Nicola detto "il professore", guardava il TGR della Puglia: “Io prendevo il telecomando per mettere i cartoni animati e lui lo riprendeva per rimettere il telegiornale” ha raccontato in un’intervista. Passato da Telenorba (è stato il più giovane vincitore del premio Saint Vincent) alla Rai come inviato della Vita in Diretta è stato poi a Milano, alla Tgr Lombardia, per tre anni, prima di essere assunto e approdare al TG1, chiamato da Mario Orfeo. Qui è diventato Inviato e ha seguito i principali fatti di cronaca nazionali e internazionali, per molti mesi è stato in Lombardia e Veneto per documentare il Covid ma anche in Ucraina e in molti altri paesi. In questi anni ha messo a segno una serie di scoop, con interviste e video esclusivi  (è stato il primo giornalista a entrare nel covo di Matteo Messina Denaro). Ora il passaggio dal campo alla scrivania, come uomo di fiducia del Direttorissimo.

“Che carini, adesso questa c'avrà 12 trasmissioni”. Questa la frase pronunciata fuorionda del giornalista del TG2, Piergiorgio Giacovazzo, dopo aver lanciato un servizio dedicato a una performance dello showman Fiorello con la figlia in occasione della Festa del Papà. Il tutto avvenuto durante la sigla finale dell’edizione delle ore 13 del TG2 di martedì 19 marzo. Una frase che, ad ascoltarla bene, è stata detta senza particolare cattiveria o ironia. Per la Rai è stato un “commento inappropriato e del tutto gratuito”, tanto che l'Amministratore Delegato della Rai, Roberto Sergio “ha dato mandato di avviare un provvedimento disciplinare”. Al momento gli unici a intervenire in solidarietà di Giacovazzo è stato il sindacato Unirai, che definisce “eccessivo” il procedimento disciplinare. “Il lavoro del conduttore è complesso, l'errore o la svista sono sempre in agguato”, si legge nella nota di Unirai, “vessare i giornalisti in conduzione e non per ogni loro sbaglio, anche veniale, non può essere sicuramente la strada per rendere tali incidenti meno frequenti”.

Anche Unirai si mobilita contro l’accorpamento delle redazioni sport e Parlamento del Giornale Radio con le rispettive direzioni di Rai Sport e Rai Parlamento. L’assemblea degli iscritti Unirai del Giornale Radio ha deciso infatti all’unanimità di aderire alla mobilitazione indetta dal Comitato di Redazione. Dunque, sciopero delle firme per le giornate di mercoledì 20 marzo e giovedì 21 marzo. Poi non si escludono altre iniziative come lo sciopero totale dei giornalisti. Una decisone per nulla scontata, visto che fino a poche settimane fa Unirai veniva etichettato con il sindacato filogovernativo e aziendale, nato per avallare ogni decisione presa dai vertici della Rai di centrodestra. Invece, Unirai ha ribadito di ritenere “fondamentale garantire l’unità del Giornale Radio Rai e tutelare tutti i colleghi coinvolti in un piano che l’azienda ha deciso di mettere in atto senza minimamente coinvolgere i rappresentanti sindacali né le redazioni. Un piano che non tiene conto delle specificità della radio e che prova ancora una volta a sminuire l’importanza e il ruolo della radiofonia all’interno dell’azienda”.


La cassa previdenziale è un versamento contributivo in denaro effettuato da un lavoratore a fini pensionistici o assistenziali. Le Casse di Previdenza professionali sono degli enti a cui aderiscono per legge i liberi professionisti con partita IVA iscritti ai propri Ordini o Collegi professionali. I liberi professionisti devono per legge essere iscritti ad un ente di previdenza (INPS o Cassa di Previdenza autonoma). Nel caso dei giornalisti a partita Iva c’è l’Inpgi, che gestisce la cosiddetta gestione separata. Eppure, non sempre è così. Come nel caso dei giornalisti che collaborano con la Rai a partita Iva. Da diversi anni a questi collaboratori non viene riconosciuta la rivalsa Inpgi al 4%, ma solo quella Inps. Formalmente perché alcuni contratti sono di consulenza e secondo l’azienda radiotelevisiva di Stato sono da annoverarsi più secondo prestazioni artistiche. Ma di fatto il lavoro è nella maggior parte dei casi assimilabile a quello giornalistico. Alcuni giornalisti per evitare di versare in casse diverse, e ritrovarsi con problemi e costi che si verificheranno nel momento in cui si dovrà andare in pensione, rinunciano volontariamente al contributo previdenziale per poi versare tutto autonomamente all’Inpgi. Ma la situazione è diventata insostenibile. Per questo motivo l’Associazione Stampa Romana, guidata dal segretario Stefano Ferrante, ha approvato un documento (passato praticamente all’unanimità, con 17 voti favorevoli e solo 1 astenuto) in cui chiede alla Rai “di riconoscere correttamente ai colleghi contrattualizzati come liberi professionisti nelle strutture dell'Azienda i versamenti previdenziali all'Inpgi, attualmente disattesi”. Documento approvato e condiviso anche dalla componente di Pluralismo e Libertà, che aggiunge che “avere contributi previdenziali in casse diverse può comportare numerosi disagi nel momento in cui si dovrà andare in pensione”. Bisogna tenere presente che per chi ha contributi versati in diverse casse previdenziali è possibile raggiungere in ogni caso il requisito contributivo richiesto per il pensionamento utilizzando e valorizzando tutta la contribuzione maturata. Vi sono diverse modalità per ottenere l’utilizzo di tutti i contributi, alcune onerose, altre gratuite. La ricongiunzione, ad esempio, permetterebbe di spostare tutti i contributi in una o nell’altra cassa ma in questo caso viene richiesto di pagare un onere, che in molti casi è anche abbastanza alto. Il cumulo gratuito, invece, pur non spostando fisicamente i contributi permette di utilizzarli tutti per la pensione che verrà pagata, in ogni caso, dall’INPS ma liquidata pro quota dalle diverse casse previdenziali ognuna seguendo le proprie regole. Un tema che più in generale richiederebbe un maggiore intervento da parte dello Stato. In passato si è più volte parlato dell’annoso problema dei “contributi silenti”, ma mai risolto in maniera efficace. Nel documento l'Associazione Stampa Romana auspica anche che al più presto possa risolversi la questione del giusto contratto da applicare a tutti coloro che in azienda svolgono attività giornalistica.