Rai, rivoluzione per i canali specializzati? L'ad Sergio al GdI: "Tema che affronteremo nel primo semestre 2024"

Da Rai Scuola pronta a migrare su Rai play a Cinema e Premium verso la fusione. "Niente alle porte", spiega l'ad Rai intervistato dal Giornale d'Italia. "Andranno sentite tutte le parti"

Se ne parla già da qualche mese. Il dossier è stato sul tavolo degli ultimi amministratori delegati della Rai. Quello della razionalizzazione dei canali specializzati è un tema sempre all’ordine del giorno, tanto che è stato accennato anche nell’ultimo consiglio di amministrazione. Attualmente la Rai, oltre ai tre canali generalisti, ha ben 10 canali tematici. Con l’avvento del digitale terrestre-canali come Rai 4, Rai Yoyo e Rai Storia sono stati subito molto seguiti e apprezzati dal pubblico. Via via la Rai ha organizzato canali e palinsesti per tutti i gusti, portando sul digitale terrestre canali che prima erano stati pensati per la piattaforma satellitare. Sono però passati oltre 10 anni. Oggi il futuro è sull’on demand. La Rai può vantare un gioiello come RaiPlay, che ogni giorno viene alimentato con contenuti nuovi e di archivio, e il pubblico, che si abbona anche a piattaforme concorrenti, inizia ad apprezzare sempre di più la possibilità di farsi da sé il palinsesto. A pagarne le conseguenze, in termini di ascolto, sono soprattutto i canali specializzati. Il Giornale d'Italia ha contattato telefonicamente l'ad Rai Roberto Sergio, il quale ha dichiarato: "Nessuna rivoluzione è pronta, il tema dei canali specializzati verrà affrontato nel corso del primo semestre 2024 assieme al marketing e agli altri direttori quindi nulla di quello che viene immaginato oggi è attuale o deciso. sono tutte chiacchiere e smentiamo ci sia alcuna possibilità che questo si realizzi".


La Rai attualmente ha Rai 4 (canale che guarda ai nerdoni e agli appassionati di sci-fi), Rai 5 (spettacolo, musica e teatro), Rai Movie (cinema italiano e internazionale), Rai Premium (canale con il meglio delle fiction Rai e anche repliche di programmi della tv generalista), Rai Yoyo (bambini dai 3 ai 7 anni), Rai Gulp (ragazzi fino a 13 anni), Rai Storia, Rai Scuola, Rai Sport e Rai News24. Canali che secondo gli addetti ai lavori iniziare a essere troppi. Più volte però l’azienda a ogni ipotesi di razionalizzazione ha puntualmente smentito. Per molti però l’appuntamento più volte rinviato sembra destinato a realizzarsi subito dopo la firma del contratto di servizio. Del resto, non verrebbe messa a rischio la produzione, visto che molti contenuti prodotti internamente verrebbero comunque dirottati su RaiPlay e, in casi particolari, in alcune fasce delle reti generaliste. Si tratta invece di liberare spazi preziosi sulle bande di frequenza attualmente impiegate dal servizio di radiodiffusione televisiva, che potrebbero essere affittate o vendute a altri operatori, soprattutto nell’ambito della telefonia.


Ma quale scenario si prospetterebbe ai telespettatori? Prendendo i dati di ascolto, attualmente il canale specializzato più visto della Rai è Rai 4, che con una ricca offerta di serie internazionali, film e produzioni a tema sci-fi viaggia abbondantemente sopra l’1,20% di share, raggiungendo fasce di pubblico giovane. Bene anche Rai Yoyo, che nonostante l’agguerrita concorrenza nel settore bambini riesce comunque a portare a case nelle 24 ore una media dello 0,70% di share, con punte del 1,5% nelle fasce orarie dedicate ai bambini. Anche questo canale non sarebbe dunque in discussione. Situazione diversa per Rai Gulp, dedicato al pubblico dei bambini un po’ più grandi. Il canale registra una media dello 0,10% di share. Un palinsesto un po’ confusionario (che va dalle repliche del Collegio, sempre molto seguite, a quelle di “Un medico in famiglia” decisamente fuori target) ha allontanato una fascia di età sicuramente più attratta da videogiochi e influencer. E a nulla è servito affidare una striscia alla tiktoker Emma Galeotti. Destinato a migrare su RaiPlay il canale di servizio Rai Scuola (che comunque registra lo 0,16% di media giornaliera) e i cui contenuti sono già fruibili sulla piattaforma. Rai Cinema e Rai Premium potrebbero essere fusi in un unico canale, tutto incentrato sul cinema. Nelle scorse settimane il direttore della direzione Cinema e Serie Tv, Andriano De Maio, aveva espresso il desiderio di dare vita a un canale dedicato solo al cinema italiano. Progetto sicuramente lodevole, ma che difficilmente si può conciliare in un contesto di razionalizzazioni. Rai 5 (che viaggia attualmente sullo 0,20% di share giornaliero) e Rai Storia (0,25%) potrebbero fondersi in un unico canale culturale, mentre non sono in discussione Rai News24 e Rai Sport per la specificità dei servizi offerti.

A canali che chiudono dunque ci potrebbero essere nuove brandizzazioni, in base al genere e al target, e anche qualche novità. In azienda se ne parla da tempo, tanto che qualche sindacato si è già mobilitato. Stiamo parlando del canale “branded content”, fatto da contenuti che sono sponsorizzati da aziende o che comunque hanno all’interno, come elementi delle produzioni, marchi e prodotti. La Rai già da tempo ha sperimentato prodotti branded content sui canali generalisti, generando anche introiti per le casse della tv di Stato.