Rai, approvati i nuovi piani editoriali della Tgr (Sardegna compresa). Tutte le novità sulla nascita di Unirai. Parla Giampaolo Rossi. Testa a testa per il posto in Cda
"Io e Roberto Sergio ci conosciamo da tantissimi anni. Faccio presente che l'ad della Rai è nominato dal Mef e il direttore generale è nominato dall'ad, quindi io sono stato nominato da Roberto Sergio. A lui mi lega un'amicizia personale e una straordinaria collaborazione". Lo ha detto il dg Rai Giampaolo Rossi al convegno annuale della Fondazione Iniziativa Europa, interpellato sulle ricostruzioni giornalistiche che lo vorrebbero in competizione con l'amministratore delegato Roberto Sergio, anche in ordine all'avvicendamento di ruolo che spetterebbe a Rossi al termine del mandato dell'ad, previsto per il prossimo luglio. "Questo percorso, che comunque arriverà a luglio cioè alla fine del mandato del consiglio di amministrazione, è stato fatto con l'idea di provare mettere in questi nove mesi in sicurezza l'azienda -sottolinea Giampaolo Rossi- L'obiettivo fondamentale è riuscire a costruire un percorso virtuoso di un'azienda che in questi ultimi 10 anni, vi assicuro, non è stata particolarmente curata, né dai governi, né da molti di coloro che l'hanno governata". Nello specifico, spiega l'ad Rai, "siamo arrivati a giugno scorso e ci troviamo in un'azienda che aveva approvato un budget di 650 mln di debito. Un'azienda che ha l'obbligo oggi di ripensarsi" in una "logica moderna, una ottimizzazione dei processi produttivi e di restare un baluardo del sistema radiotelevisivo italiano, che si regge sul ruolo della Rai e di Mediaset, Mediaset come polo commerciale e Rai come polo culturale". Il lavoro svolto con Roberto Sergio "al di la del gossip giornalistico, è quello di reindirizzare la Rai al centro di questo processo, dal quale oggi è stata fortemente marginalizzata", aggiunge Rossi. Che si toglie un altro sassolino dalla scarpa in merito alle polemiche sui bassi ascolti della tv del servizio pubblico: "Di fronte a queste sfide, il ragionamento sullo 0,1% di share in più o in meno è un ragionamento surreale. L'auspicio di Rossi è "che il mondo giornalistico si renda conto che "difendere la Rai significa difendere un pezzo della nostra democrazia".
"Credo sia una fase storica molto difficile dal punto di vista economico, c'è un governo che sta chiedendo sacrifici per affrontare questa fase e questa è un'operazione finalizzata a dare un contributo". Lo ha detto il dg Rai, Giampaolo Rossi, nel corso del suo intervento al convegno annuale della Fondazione Iniziativa Europa intervenendo sull'abbassamento del canone Rai. "Il governo non ha deciso di eliminare il canone, ha deciso di abbassare il canone da 90 a 70 euro, integrando la parte che viene sottratta attraverso la fiscalità generale", scandisce Rossi. Che articola più approfonditamente il ragionamento sul taglio dei finanziamenti alla tv pubblica: "Al di là dell'operazione inserita all'interno della finanziaria che tutto sommato non modifica il tema delle risorse pubbliche della Rai, c'è però un ragionamento complessivo che va fatto sul tema del finanziamento pubblico. Noi viviamo in una fase storica in cui i mercati televisivi sono aggrediti da player internazionali che entrano in questi mercati e disintermediano i mercati stessi", spiega Rossi. Questo è il motivo per cui "in tutti i Paesi europei la difesa servizio pubblico è una priorità non solo democratica, perché il servizio pubblico esiste in funzione del fatto che deve garantire il pluralismo delle narrazioni, ma anche dal punto di vista industriale, perché garantiscono la tenuta di filiere industriali soprattutto nel mondo della cultura, che altrimenti avrebbero difficoltà a sopravvivere da sole". La prima "è l'audiovisivo", scandisce il dg Rai. "Oggi la Rai è il cardine del sistema radiotelevisivo italiano. Se dovesse avere meno risorse per investire meno nell'audiovisivo metterebbe in difficoltà intera filiera culturale e industriale che produce ricchezza, reddito, ricchezza, lavoro". La Rai, spiega Rossi, "è uno dei quattro servizi pubblici più grandi d'Europa per dimensione, funzione, contratti di servizio, ed e' quello con il canone più basso, non da ora ma dal 2013-2014, quando fu abbassato a 90 euro. E di quel canone netto una parte viene sottratta alla Rai e indirizzato ad altre funzioni. La Bbc, France Television e il servizio pubblico tedesco hanno risorse di gran lunga superiore alla Rai e la Rai in realtà ha una produzione di contenuti pari a quella delle altri Paesi europei". Ecco perché Rai "agisce anche sul mercato pubblicitario".
Negli ultimi giorni Trieste, Aosta, Venezia e oggi Cagliari. E prima ancora Bolzano Ladina. E’ un cinque su cinque, percorso netto, e un dato molto importante, o almeno così lo valuta l’azienda. I piani editoriali dei nuovi capiredattori della Tgr (Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Veneto e Sardegna, oltre a Bolzano) sono stati tutti approvati. Clima più sereno a Cagliari dove Ignazio Artizzu ha superato le polemiche sulla sua nomina con un voto favorevole, anche se di misura: 15 voti a favore, 2 schede bianche, 1 astenuto e 13 contrari. Su questi ultimi voti ha pesato certamente il parere negativo del Cdr alla nomina di Artizzu, parere ora superato dal voto della redazione. Ha certamente pesato la scelta della Direzione che - prima della presentazione del piano di Artizzu - ha accolto la richiesta della redazione, nominando il vice caporedattore che mancava in organico: sarà Paolo Mastino, un giovane molto stimato dai colleghi, anche fuori dalla Sardegna. Sulle prossime elezioni Regionali, altro compromesso raggiunto, vigilerà il vicedirettore Ines Maggiolini, che ha la delega sulla Sardegna e andrà spesso sull’isola. Un plebiscito per Cecilia Mazzel, nuova dirigente per la Tgr in lingua ladina, bene il piano di Paolo Roncoletta a Trieste, addirittura all’unanimità quello di Andrea Caglieris ad Aosta, mentre è chiaro il giudizio sull’ipotesi di lavoro di Elisa Billato a Venezia: 16 voti a favore, 3 bianche e 1 nulla contro i soli 11 voti contrari. Numeri niente affatto scontati, visto che la nuova responsabile della redazione è considerata in quota centro destra e Palazzo Labia è sempre stata un feudo del sindacato rosso, sia dentro sia fuori la Rai. Ora all’appello manca la Calabria, che andrà al voto sul piano editoriale fra una decina di giorni, ma Riccardo Giacoia, figlio d’arte e cronista di razza, ha ottenuto un elevatissimo consenso dopo la nomina sia in redazione sia da tutte le istituzioni della regione, e dunque non ci dovrebbero essere sorprese.
Unirai, l’associazione liberi giornalisti Rai, si presenterà il 30 novembre ma sono già attivi i profili social, su Facebook e Twitter, e un dominio è stato registrato per alimentare un sito web. La convention all’Auditorium Due Pini è in fase di organizzazione: i numerosi inviti istituzionali definiranno meglio la giornata che sancirà la nascita di un nuovo sindacato dei giornalisti del servizio pubblico.
Si parlerà anche di questo nella annunciata reunion di tutti i comitati di redazione Rai a Sacrofano, vicino a Roma, perché il tema delle iscrizioni (e relative quote) all’Usigrai è decisamente di attualità e un po' di preoccupazione anche dopo la vicenda ammanchi di cassa (ci sarà un aggiornamento proprio nella plenaria del Cdr) c’è fra i dirigenti sindacali. Le varie diplomazie sono al lavoro, e nell’attesa c’è l’elezione del consigliere dei dipendenti, con voto il 20 novembre. Pare che sia una lotta a due fra Davide Di Pietro, espressione del gruppo che faceva riferimento al povero Riccardo Laganà, scomparso in estate, e Lorenzo Mucci, dirigente e Direttore della sede Rai di Pescara, che pare sia recuperando molte posizioni, incontrando moltissimi colleghi e tutte le componenti sindacali. In tanti avrebbero garantito pieno appoggio in virtù del suo curriculum aziendale. Gli altri 4 candidati sono Angela Calderone, della Direzione Relazioni Internazionali e Affari europei Rai, Riccardo Orfei, Fabio Spadoni, tecnico e sindacalista di Libersind Conf.Sal e Palma Marino Aimone, grafica Rai.