Siamo negli anni 70, ormai lontani, precisamente nel 1974, e Ariane, una nobile francese dalla vita pretenziosa, ma anche molto di gusto ed eleganza, riceve in casa Pietro, uno sceneggiatore italiano che parla molto bene la sua lingua. La dimora, in vero, è una splendida e vasta villa di campagna, immersa nel verde e ricca di stoffe e colori ben abbinati al suo interno. Il tempo così speso assieme per un progetto professionalmente rilevante per entrambi, al punto da potere cambiare le loro vite, consolidando le ambizioni di lei e dando uno sprint carrieristico a lui, finisce per spingerli a un confronto, talvolta serrato, non solo legato alle battute di un testo che intendono riscrivere assieme. Vogliono inviare, addirittura, al maestro Luchino Visconti il copione cinematografico che scrivono a quattro mani, prendendo ispirazione dal romanzo di Marcel Proust "Alla ricerca del tempo perduto" (appunto "À la recherche"), convinti che rappresenterà, per tutti e due, la vera grande occasione e, verosimilmente, l’ultima. L'aspetto molto interessante dell'opera è il venir fuori, qui e là, dei loro caratteri, sottilmente o veementemente, fra pregi e difetti, azioni coraggiose e paure, intraprendenza creativa e tendenza depressiva, insomma fra l'umano più forte e quello più fragile, in modo ciclico ed alternato fra loro, con l'uno che vince sull'altra e viceversa. In Pietro e Ariane emergono, anche, i loro lati più oscuri.
ROMA 18° Festa del cinema. La "ricerca" di Giulio Base è un successo cine-teatrale di eminente qualità
"À la recherche" alza il livello medio dei film attraverso il Teatro, che è anche la vera palestra di un Attore. Lo fa in francese, con un Base madrelingua. Teatro e Cinema sono fatti per abbracciarsi e insieme eccellono, come in questo film. Voto: 8,5
"À LA RECHERCHE", il film
RECENSIONE
Il film di e con Giulio Base, eccellente nel suo francese, ci porta dentro alle mura e fuori nel parco della villa di Ariane con lei e Pietro, che seguiamo con attenzione fin dall'inizio, attenti all'oggetto dei loro colti scambi ritmati, caratterizzati da una dialettica di qualità, capace di esprimere concetti che oggi, spesso, vengono resi in modo più dozzinale ed assai meno fascinoso. Ci invade, poi, la nostalgia di un cinema e di esponenti dello stesso che furono, ma siamo rapiti da un gusto e da una classe, quelli degli abiti dell'epoca indosso ai due ottimi interpreti, perfettamente in tinta con gli arredi e con la splendida tappezzeria circostanti. La capacità dei due interpreti di questa perla cinematografica, affiatati ed eccellenti nei continui duetti, con un rispetto dei piccoli o grossi cambi scena, è d'esempio. Meraviglioso piccolo grande momento quello di Base, quando Anne Parillaud gli commenta il colore dei capelli: l'espressione piena di significato, il mondo dietro a quello sguardo attonito, la sofferenza dietro a un gesto di per sè irrilevante suscitano, nello spettatore più attento, empatia immediata per lui, Pietro. La Parillaud, dal canto suo, è capace, come Ariane, di non incrinarsi quasi mai, se non in qualche istante appena notabile, ciò che è poi sufficiente a far carpire al pubblico la sua umanità più nascosta. Come ha scritto lo stesso regista, questa raffinata messa in scena è al servizio degli interpreti; loro la rendono magnifica. Voto: 8,5.
Il film"À la recherche", presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo scorso 24 ottobre, anche per il pubblico, è nelle nostre sale dal 2 novembre u.s..