Pancani (La7): "Giorgia Meloni gode dell'apprezzamento di Europa e Stati Uniti"

Andrea Pancani conduttore di Coffee Break su La7 commenta i primo cento giorni del governo Meloni

Cento giorni e sentirli tutti, almeno visti da Giorgia Meloni.
Che fa un bilancio positivo dei primi tre mesi del suo governo. Certo, ammette, si può sempre fare di più e meglio, ma non mi sono risparmiata, "abbiamo lavorato anche nei weekend", sottolinea con tono solenne.
L'impressione è che chi le sta intorno non riesca a tenere lo stesso passo, da vera stakanovista. O non abbia capito che ora non sono più all'opposizione. Giudicare l'esecutivo della prima donna che ne è a capo è esercizio vano: troppo poco tempo è trascorso per evidenziarne pregi e difetti.


Solo nei prossimi mesi, quando si dispiegherà l'attività sui dossier più caldi e sensibili, avremo contezza della direzione di marcia.
Le questioni da affrontare - caro energia ed inflazione a parte - mettono i brividi: giustizia, riforma fiscale, previdenza. E poi l'accoppiata presidenzialismo-autonomia differenziata, per non parlare delle concessioni balneari, della ratifica del Mes, degli strumenti che sostituiranno il Reddito di cittadinanza. Su tutto però svetta la corsa contro il tempo per portare a casa i soldi del PNRR centrando via via gli obiettivi, che vuol dire soprattutto aprire i cantieri.


Certo, Meloni ha inanellato una serie di piccoli incidenti: il tetto all'utilizzo del POS, l'innalzamento del contante, lo stop al taglio delle accise sui carburanti, il decreto anti-rave, ma ha dovuto fronteggiare anche questioni più serie, come lo scontro con Parigi sui migranti e, in questi giorni, il caso Cospito-Donzelli-Delmastro. Può appuntarsi forse la medaglia della cattura di Messina Denaro, di certo gode dell'apprezzamento di Europa e Stati Uniti per la linea granitica sulla guerra in Ucraina, e non va trascurata la sua visione strategica di fare dell'Italia l'hub energetico del Mediterraneo (grazie anche al lavoro di Draghi).


Le è mancata però la comunicazione strategica, non bastano gli "appunti di Giorgia", e forse è arrivato il momento di affidarsi a qualche esperto magari non di area, estraneo all'inner circle a cui si affida. Così come non abbiamo ancora capito chi sia il suo Gianni Letta, il conoscitore delle istituzioni e dell'arte di governare, figura dialogante e "risolvi problemi". In verità ce lo avrebbe, si chiama Alfredo Mantovano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti, galantuomo di rara discrezione che forse qualcuno sta imbrigliando.


Diamoci appuntamento a tra qualche mese, anzi, a dopo l'estate per un primo vero bilancio. Con un occhio attento al sentiment degli italiani, avvezzi a cambiare opinione in fretta.