Livia Pillmann (produttrice, attrice, modella): "Faccio film a sostegno dell'empowerment femminile".

L'ex-modella ungherese, oggi attrice e produttrice, sposata con Sebastian Harrison, è caprese per la prima del suo cortometraggio sull'emancipazione femminile. Intervista in esclusiva per Il Giornale d'Italia

Intervista telefonica (lingua originaria: inglese) del 5 dicembre 2022

Livia Pillmann è, non solo la moglie dell'indimenticabile Satomi del seguitissimo telefim anni 80 "Love me Licia", Sebastian Harrison, ma anche una modella e, oggi, una attrice e, soprattutto, una produttrice cinematografica che agisce nel nome dell’empowerment femminile.

Il desiderio, legittimo e comprensibile di Sebastian, è che il Bel paese conosca professionalmente sua moglie e la sua lotta onorevole nel mondo, in difesa di donne e bambini.

Nella nostra intervista telefonica, si è parlato con Livia, mentre si trovava in un aeroporto con Sebastian per uno scalo del loro volo per il Nepal, di diversi argomenti, in primis del loro viaggio, un pò vacanziero e, principalmente, umanitario. Poi, dalla necessità di un più ampio sostegno all’emancipazione giovanile, specie femminile, siamo passate alla sua carriera, iniziata con le tuttora amate sfilate, all’acting e alla produzione di film, menzionando, fra le città della moda, Parigi, Milano, New York. 

Sentiamo cosa ci ha raccontato Livia. Torno a quella sera, quando, alle 20:30 italiane, suona il telefono: è Livia. 

Ciao Livia! Spero tu stia bene, nonostante la stanchezza del viaggio, con una destinazione, però, elettrizzante, immagino. A proposito, parto proprio da qui: tu e Sebastian state andando in Nepal, mi racconti perché?

Ciao Alessandra! In effetti, stiamo andando, soprattutto, per una missione umanitaria: la destinazione è un centro di assistenza, sito in Kathmandu (Nepal), chiamato Chhori, che dà vitto e alloggio alle ragazze che vi arrivano, al momento sono 35: sono delle giovani, vittime di sfruttamento, di traffici umani e sessuali, o che hanno subito rapimenti o che sono rimaste orfane e senza altri famigliari. Le stesse rischiano, purtroppo, l'avvio alla prostituzione a causa di una mafia locale che la gestisce. Chhori, che ha salvato dalla strada oltre 1000 fra donne e bambine, reinserendole in società con il previo apprendimento di un mestiere e, dunque, un avvio alla loro emancipazione, riceve un sostegno finanziario dalla no profit “Protection4kids”, un'organizzazione umanitaria che ha sede in Italia. Io ci vado sia per portare al centro le donazioni raccolte grazie a un fundraising, che abbiamo organizzato, sia per donare loro capi di abbigliamento e insegnare loro le mie tecniche di rilassamento. 

E' da molto tempo che tu partecipi ad azioni umanitarie di questo genere?

Sì. Credo fortemente nel concetto e nella diffusione dell’empowerment femminile. Mi piace contribuire con lo yoga, che conosco e insegno. Sai, io sono (stata) fortunata, ma, ahimè, molte ragazze e donne non lo sono ed è per questo che sento il dovere di dar loro voce, di lottare per i loro diritti. Lo faccio come posso, come so fare.

Tu, Livia, sei nata in Ungheria. Nasci e poi che succede? Raccontami di te dagli albori

Esatto, sono nata in un paesino della campagna ungherese, dove sono anche cresciuta. L'inizio della mia carriera è arrivato ai miei 16 anni, quando, trovandomi a Budapest con mia sorella, intente com'eravamo a far shopping, una talent scout di modelle ci ha avvicinate e mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto sfilare per professione, aggiungendo che mi avrebbe dato l’occasione di tentare quella strada. Poco dopo, mi sono ritrovata a Parigi alla Fashion Week e, poi, a viaggiare fra le principali città della moda.

Carriera e viaggi di lavoro sono, dunque, arrivati da molto giovane. In quali paesi e città sei stata? 

Dopo la Francia, dove ho, anche, vissuto, sono andata, verso il 2012 o 2014, a Milano, fermandomici un paio d’anni, nella centralissima via Torino. Sempre in Italia, sono stata a Verona, per il "Calzedonia fashion show", e a Venezia, mentre, all’estero, mi sono ritrovata a Londra e a New York, dove ho partecipato alla NYFW. Nella Grande Mela, sono rimasta 3 anni. Devo dirti che io adoro l'Italia e, a proposito di Milano, lavoravo con la nota agenzia di modelle Why not. Quattro anni fa, mi sono stabilizzata a Los Angeles, dove, grazie all'Acting Coach Rick Walters, ho iniziato a studiare recitazione e mi è piaciuto moltissimo.

Del resto, tuo marito, Sebastian, nasceva attore; si potrebbe dire vita professionale e sentimentale in un tutt'uno. Come l'hai conosciuto e quando? 

Nel 2019! Ero all’ Italian film festival di Los Angeles; lì, suo padre, Richard Harrison, ci ha presentati.

Che bello! Torniamo alla tua carriera, quella 'nuova'. Raccontami dei tuoi ultimi progetti e lavori.

Sì. Inizio dal film "American Superman", diretto da Vladislav Alex Kozlov, nel quale ho girato una bella scena con Franco nero, un paio di settimane fa. L'uscita del film è prevista fra 3-4 mesi. Proseguo con un mio piccolo progetto che è un action drama: la proiezione, in anteprima, è programmata al Capri, Hollywood - International Film Festival (26 dicembre 2022 - 2 gennaio 2023). 

Qual è il titolo del tuo film e di che cosa parla, Livia? Oltre che produrlo, lo interpreti?

Il titolo è "The End.." e il mio personaggio si chiama Viktoria. Lo produco, lo interpreto e lo dirigo e ne ho scritto la storia, che riguarda una donna cui hanno ucciso il marito e che si vendicherà, andando alla ricerca dell’assassino, membro di un grosso clan mafioso africano con traffici in tutta Europa. Il mio personaggio prenderà in mano la situazione per risolverla da sé: si metterà in viaggio per l’Italia, dove scoverà il boss, riuscendo a infilarsi, senza aiuti, nella sua villa, e, trascinandolo fuori di lì, compirà la sua vendetta un pò alla Tarantino. Questa è la storia del corto molto in breve.

Chi è l'attore che veste i panni dell'omicida? Sai, mi sovviene un collegamento al film intitolato "Revenge" - la cui protagonista è, fra l'altro, la brava e bella Matilda Lutz, mia conoscente e collega - il cui genere cinematografico d'appartenenza è proprio il c.d. "revenge movie". Anche il tuo, da quanto mi dici, sembra catalogarsi così, è giusto?

Direi di sì. L'attore africano Zack Yanni è l'interprete dell’omicida in "The End..". 

Livia, tu hai, dunque, una tua casa di produzione? Del film mi puoi dire budget e tempi delle riprese? 

Il mio corto, al momento in post-produzione, è costato circa 10.000 dollari. Per le riprese, ci sono voluti 2-3 mesi, agosto incluso: 4 i giorni effettivi di girato. Sì, ho costituito una mia casa di produzione abbastanza di recente, proprio con l'obiettivo di produrre molti film, in particolare, sulle donne e per le donne. 

Apprezzo e condivido la tua sensibilità quanto al ruolo femminile nel mondo e al relativo impatto culturale e sui vari settori sociali e professionali. Pensando al #metoo, io credo che sia stato un movimento capace di spingere all’allineamento uomini-donne e, nel cinema, all’incremento dei ruoli protagonisti femminili, anche se più altrove che in Italia. Complimenti per il budget di "The End..", decisamente contenuto!

Ogni volta che ho voluto fare qualcosa nella mia vita, ho dovuto lottare di più quando avevo a che fare con persone di sesso maschile, come se fossero detentori di un potere maggiore. Guarda, per il mio film, ho avuto, troppo spesso, la sensazione che, solo in quanto donna e (ex)modella, la gente con cui, professionalmente, mi sono relazionata non ascoltasse tanto me quanto, per farti un esempio, Sebastian, che mi è sempre stato accanto, eppure il progetto era ed è mio! Se, poi, sei pure una bella donna, non ne parliamo: è quasi uno svantaggio, la tua importanza sembra scemare ulteriormente.

La strada è lunga, però, in qualche modo, stiamo andando nella direzione giusta, anche se condivido il senso di quanto affermi. 

Il mio lavoro di produttrice mi permette di decidere le storie e focalizzarle sulle donne che, così, sono al centro delle mie produzioni. Diciamo che percepisco il cambiamento in atto e cerco di esserne parte attiva anch'io. 

Ti applaudo Livia e mi auguro tu possa essere da esempio. A proposito, quali altri progetti produttivi o lavori attoriali puoi condividere?

Al momento, sto girando un film in Serbia, un pò tutto al femminile, dalla storia alla protagonista al resto del cast artistico al cast tecnico alla regista. Lo co-produco con una produzione che ha sede in Los Angeles: il budget si aggira sui 3 milioni di dollari. La collaborazione è avvenuta, perché la casa produttrice di questo lungometraggio, Catalyst Studios (la KP Entertainment), era in cerca di una storia al femminile e io gliel’ho proposta, ottenendo l'approvazione. Il loro obiettivo è quello di produrre 6 “female inspired movies” in Serbia e uno in Colombia. Tornando al film serbo che mi vede co-produttrice ed è in fase di pre-produzione, verte su valori forti e su una storia, quella di una donna che uccide per professione e per giustizia, eliminando la feccia della società, ossia coloro che commettono odiosi reati, tipo lo stupro. Quando il target assegnato alla protagonista è un innocente, la stessa si rifiuta di ucciderlo, andando contro l'organizzazione che l'ha assoldata. Il messaggio è: combattere per i diritti. 

E con Sebastian non farai nulla, attorialmente o produttivamente?

E' nel mio corto Sebastian: interpreta una guardia italiana.

Forte! In effetti, l'anteprima del tuo film sarà italiana, con proiezione caprese, e Sebastian conosce bene l’italiano. 

Verissimo. A parte ciò, ti confesso che mi piacerebbe produrre in Italia; Capri sarebbe una partenza, anche, in tal senso.

Da attrice, urlo "evviva!". Tra l'altro, l'Italia è una gran location a cielo aperto, è spettacolare. Qual è una grossa differenza positiva fra la carriera di modella e quelle di attrice e produttrice, dunque fra il tuo ieri e il tuo oggi, cara Livia?

Grazie, è una bella domanda. Anzitutto, traccio un'analogia: per me, il lavoro di modella consisteva, anch’esso, in una performance, poiché, attraverso le fotografie e le immagini, io mi sentivo di raccontare una storia e di interpretare, per esempio, la seduzione hollywoodiana o la ragazza della porta accanto o, anche, una diva. Io amo sia sfilare sia raccontare storie. Certo, da produttrice e attrice posso esprimere di più ed esprimermi più apertamente, però, quando mi sono trovata a studiare recitazione, ho capito che le interpretazioni già le facevo, solo inconsapevolmente. La differenza, invece, sta, soprattutto, nel maggior potere che ho nelle mie nuove vesti rispetto a quelle passate di modella, perché allora lavoravo sempre per gli altri, mentre ora decido io la storia e non solo. Sono più indipendente, oggi. 

A questo punto, la domanda è: perché non anche regista? Sei un’attrice e una produttrice, con un passato da modella, interprete comunque di personaggi; perché non provi la via della regia?

Beh, mentre producevo il mio corto, mi sono ritrovata a curarne la regia. Tra l’altro, ho creato io lo story board del film. Mi piacerebbe che la regia fosse una possibile strada futura da esplorare, anche perché a me piace essere il boss (dei miei progetti) e apprezzo molto le donne forti, specie professionalmente. E, poi, perché non tentare nuove direzioni?

Assolutamente. Quale obiettivo principale ti poni adesso e hai un desiderio da realizzare? 

L'obiettivo è, per me, il raccontare storie che abbiano un impatto sulla gente, che siano inspirational e, magari, aiutino nei cambiamenti; per narrare una storia servono capacità e responsabilità, secondo me. Il desiderio che ho è che la generazione più recente, e, in particolare, le ragazze abbiano una “better chance” e vivano una sempre maggiore emancipazione, argomento sul quale il mio compito è, credo, quello di contribuire a sensibilizzare le persone. Attualmente, sto scrivendo una nuova storia sull’empowerment femminile, al centro della quale ci sono i bambini e il terribile dramma dello sfruttamento sessuale. 

A proposito di giovani a rischio, quanto resterete in Nepal, tu e Sebastian? Mi aspetto qualche vostra foto da lì.

Arriveranno, promesso. Noi ci resteremo un paio di settimane, di cui una con le ragazze del centro e una di visita, in particolare, dei templi, insomma di vacanza noi due. Adoro la pratica della meditazione e, più in senso esteso, quella della "mindfulness".

Livia, è stato un piacere per me conoscerti, almeno via telefono. Ti ringrazio.

Alessandra, è stato bello parlare con te. Siamo all’inizio del "women empowerment", ne vedo i passi avanti, il che mi rallegra. 

Conclusione

Un abbraccio virtuale a Livia e, attraverso lei, a Sebastian che ha avuto la fiducia di affidarci la sua bellissima moglie per questa intervista. Noi speriamo che Livia possa davvero fare molte produzioni cinematografiche in Italia, con protagoniste le donne, magari anche italiane, personaggi o interpreti che siano. Auguriamoci, poi, di incontrare gli Harrison nel Bel Paese, perché, anche se il mondo viaggia sempre più "online" o "digital", nulla può sostituire il "de visu" fra le persone. Un pò come dire che le piattaforme faranno cadere il cinema: com'è possibile? Gli esperti del settore tendono a confermarlo, ma niente può sostituire una vasta sala illuminata solo dal grande schermo sul quale corrono le immagini e i suoni di una storia che ci avvolge, come pubblico, realmente presente, trascinandoci nel mondo emozionale dell’immaginazione. Forza Cinema!