Il protagonista del film "La cura" di Patierno è il Covid, che torna al centro della vita umana
Alla Festa del Cinema di Roma, tanti i film presentati in anteprima e non. Questo film ci fa tornare al Coronavirus e ai relativi Lockdown, ma nessuno desidera riviverli (specie così presto)
Recensione
Tra i film ufficiali della Festa del cinema di quest’anno, c’è l’ultimo diretto da Francesco Patierno, intitolato ‘’La cura’’, con riferimento al non mai dimenticato, essendo ancora in parte corrente, virus che ci attanaglia da quasi 3 anni e all'orribile periodo della pandemia, che obbligava alla reclusione nelle proprie abitazioni, nonché a una serie di regole e paure. Questo è stato l’errore: di Covid, ahimè, ancora si parla e ancora si muore, quindi vederne una proiezione che nulla di nuovo racconta, priva di risvolti originali, poiché è solo la rappresentazione di un momento che tutti ben conosciamo e abbiamo vissuto, non è invitante né all’altezza della verità, ben peggiore di quanto il film racconti. L’errore è stato, soprattutto, nella tempistica: fosse stato presentato fra almeno un anno, avrebbe potuto avere una maggiore risonanza. Ciò premesso, i punti di merito sono: la durata, sotto i 90 minuti, gli attori di livello, con un plauso in particolare a Preziosi, così convincente in un monologo che lo vede in primo piano con una sincerità lodevole, e il collegamento con “La peste” di Albert Camus tradotta in un virus che costringe gli abitanti di una Napoli deserta – città splendida e, nel film, valorizzata, soprattutto, dalle ripresa dall’alto e fra i vicoli – a un inevitabile lockdown forzato. C’è una trovata dirompente che caratterizza "La cura" ed è quella di un ecclesiastico all'attacco; come non ascoltarlo e restare basiti da un pò di verità e tanta rigidità. Tra le accuse che muove nelle sue prediche, quella agli esseri umani: “Fratelli, la sventura vi ha colpiti. Fratelli ve lo siete meritati”. Padre Paneloux salva solo i bambini – nel film muore una ragazzina per Covid, poiché nessuno sa come salvarla – e la loro innocenza, ossia non possono essere colpevoli di ammalarsi. Voto: 6,5.