"Tar" con Cate Blanchett: una dispotica direttrice d'orchestra gay in un mondo ancora maschilista

Coppa Volpi femminile a Cate Blanchett nei panni di una direttrice d'orchestra lesbica coinvolta in un suicidio nel mondo maschilista della musica

CONCORSO UFFICIALE - Vincitore della Colpa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Cate Blanchett

"Tar", con Cate Blanchett diretta da Todd Field, era, fra i film in concorso a Venezia 79, uno dei più attesi e le attese sono state soddisfatte, grazie alla maestria, tecnicamente perfetta, artisticamente inspirational e umanamente pregnante, di Cate, seconda, nel mondo, solo a Meryl Streep. Qualsiasi sua interpretazione è una garanzia; indimenticabile la sua Blanche Dubois versione moderna in "Blue Jasmine" di Allen. Il film di Field, lunghissimo (sulle 3 ore) e un pò lento, analizza con successo e impatto la protagonista, interpretata dall'attrice: Lydia Tar, una delle prime donne a ricoprire la carica di direttore d’orchestra nel mondo, notoriamente maschilista, della musica classica. La chiave vincente del regista, come della musa Cate, è nel dipingere una donna dura e determinata eppure estremamente fragile e insicura, dispotica a tratti ma anche un'abile coach seria, capace di una relazione famigliare (ha una moglie e una figlia) però debole e soggiogabile di fronte ad alcune ragazze giovani dalle quali resta rapita, ossia una donna che non è buona o cattiva, quanto piuttosto vittima di sè e della società, specie quella del web, e, nel contempo, carnefice verso sè e gli altri, colpevole di causare dolore intorno a sè, incluso il suicidio di una sua ex-allieva, e della sua inevitabile solitudine. Cate è strepitosa, vera, profonda, oltre misura bravissima e resta 'dentro' lo spettatore. Sono bravi tutti gli attori, dal primo all'ultimo, dunque un plauso va alla regia sapiente di Todd Field. Voto al film:7/8, voto a Cate Blanchett: 10elode!

trailer (ita) TAR