Rai, l'informazione pubblica ai tempi della guerra: parla Michele Anzaldi
Intervista esclusiva a Michele Anzaldi, Segretario della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Onorevole Anzaldi, lei è stato il primo a protestare per il via libera del presidente del Consiglio Draghi alla Rai a scendere sotto al 51% delle quote di Rai Way, la società titolare delle torri di trasmissione. Ora tutta la commissione di Vigilanza ha chiesto spiegazioni, convocando i ministri e l’Ad Fuortes. Che cosa si aspetta da queste audizioni?
“Sulla svendita delle torri di Rai Way il governo ha avuto un atteggiamento davvero grave: nessuna trasparenza, nessuna comunicazione ufficiale, nessuna spiegazione degli obiettivi del provvedimento. Un comportamento incomprensibile, visto che il Dpcm porta la firma di tre persone stimate e sempre attente alle istituzioni come il presidente Draghi e i ministri Franco e Giorgetti. A maggior ragione nel momento in cui la richiesta di chiarimenti è arrivata da chi, come me, sta in maggioranza e sostiene questo governo. È normale che premier e ministri trattino così chi li sostiene? Vedremo cosa emergerà dalle audizioni, ma credo che la commissione e il Parlamento, se non sono convinti dell’operazione, abbiano il pieno diritto e gli strumenti per intervenire e bloccare la vendita”.
Passando alla copertura della guerra in Ucraina, ci sono state molte polemiche sul grande presenzialismo dei direttori nelle trasmissioni dedicate all’invasione. Ma la Rai non ha un regolamento che vieta i doppi incarichi?
“La gestione della copertura informativa della guerra in Ucraina ha fatto emergere tutti i limiti dell’attuale modello di gestione Rai: testate che non comunicano tra di loro, inviati doppione nelle stesse località che però lavorano solo per alcune testate, mentre altre si appoggiano a collaboratori esterni; errori e veri e propri buchi. Si pensi all’incredibile infortunio di aver bucato il discorso di Biden su Rai1, oppure al caso ancor più grave del discorso di Putin bucato dal Tg2, mentre in contemporanea Rainews aveva un’ottima traduzione simultanea che sarebbe potuta e dovuta andare anche su Rai2. Tutte questioni che la Rai potrebbe superare con la Newsroon unica, che migliorerebbe l’organizzazione e permetterebbe anche di risparmiare 70 milioni all’anno ma viene tenuta inspiegabilmente in un cassetto. C’è poi l’ingiustificato presenzialismo dei direttori in video. Nessuno mette in discussione la grande professionalità come inviata di guerra di Monica Maggioni, ma se ogni giorno conduce 2-3 ore di diretta sulla guerra, poi chi si occupa di fare il direttore e gestire il giornale? È normale che il direttore del Tg2 faccia anche il co-conduttore di una trasmissione dello stesso Tg2 e l’opinionista fisso in diverse altre trasmissioni Rai? È stata la stessa Rai con una direttiva ad hoc a vietare ai direttori di avere altri incarichi, come le conduzioni: se c’è un regolamento, perché non viene fatto rispettare?”.
Perché secondo lei l’Ad Fuortes non lo fa rispettare?
“Non lo so, ma se Fuortes non condivide quel regolamento, allora lo abolisca. Altrimenti non si capisce come possa accettare che venga ignorato da tutti. Il ruolo di direttore è la funzione più delicata in un tg, perché deve controllare tutto, tenere i contatti istituzionali, dare la linea editoriale. In un momento delicato come quello che stiamo attraversando, con la guerra in Europa, è ancora più importante avere la massima attenzione, per evitare anche situazioni imbarazzanti come gli errori che abbiamo visto nei giorni scorsi, addirittura con le immagini di un videogioco finite nei servizi dall’Ucraina”.