Non piove, piove troppo. La confusione creata nella popolazione dal sensazionalismo climatico

Piuttosto che affermazioni esagerate che inducono l'ansia climatica, occorre ragionare sulle strategie per affrontare la situazione reale

Esiste un parco nazionale negli Stati Uniti che illustra i rischi della tendenza ad esagerare gli effetti dei cambiamenti climatici. Al Glacier National Park, in Montana, negli ultimi anni è stato necessario sostituire una serie di cartelli. Fino a poco tempo fa, quando i visitatori guardavano i ghiacciai, potevano leggere questo messaggio: "I ghiacciai saranno tutti scomparsi entro l'anno 2020". Il 2020 è passato da un pezzo, e i ghiacciai sono ancora lì. La loro massa si è ridotta, ma molto meno del previsto. A questo punto, chi gestisce il parco ha consultato gli esperti – imbarazzati per le previsioni così errate – e poi ha cominciato a modificare i cartelli. Ora si legge che i ghiacciai "si stanno riducendo rapidamente a causa dei cambiamenti climatici accelerati dall'uomo. Tuttavia, quando scompariranno completamente, dipende da come e quando noi agiremo".

Ormai siamo tutti abituati a sentire previsioni drastiche riguardo al clima: si parla di terribili disastri che diventeranno comuni e di come il pianeta non sarà più in grado di sostenere la vita umana. Nella foga di informare tutti su questo futuro drammatico, i mass media collegano qualsiasi evento al riscaldamento globale, anche quando mancano dei motivi reali per farlo. Di conseguenza, le persone vengono convinte di cose che sono evidentemente esagerate. Succede anche agli esperti, come dimostra il caso del Glacier National Park.

Quando non piove, si parla subito della siccità ormai permanente. Quando c'è poca neve in montagna, si sottolinea l'imminente fine della possibilità di sciare. Poi magari piove per 10 giorni di fila e arriva un metro e mezzo di neve. Allora, per giustificare l'allarmismo, si cercano subito le spiegazioni su perché anche questi fenomeni sono frutto del cambiamento climatico indotto dall'uomo.

Il problema spesso risiede nella visione eccessivamente empirista. Si sentono frasi del tipo: "Lo vedo io con i miei occhi" quando si mette in discussione una certa narrazione. Ma ciò che un individuo può percepire direttamente non è un cambiamento "globale", ma piuttosto molto "locale"; e inoltre influenzato da una narrazione isterica. Occorre invece riflettere sui dati reali e sulla situazione complessiva.

Questo non è per dire che la temperatura della Terra non sia aumentata, e certamente non voglio negare che ci siano gravi problemi di inquinamento che devono spingerci tutti a pensare a come preservare l'ambiente. Tuttavia, sarebbe davvero utile tornare a un dibattito scientifico e abbandonare il costante sensazionalismo che, oltre a creare confusione nella gente, è ormai causa dell'ansia da cambiamento climatico che affligge molti giovani.

Non entro nel merito del dibattito scientifico qui, ma è importante ricordare che esistono molti esperti che contestano non solo l'idea che il CO2 sia l'unico interruttore del clima mondiale, ma anche l'esistenza di una crisi esistenziale per l'umanità. Alcuni ragionano sugli effetti benefici di un mondo leggermente più caldo, altri sulle tecnologie e le infrastrutture necessarie per affrontare i problemi dei prossimi decenni.

Persino il nuovo capo dell'IPCC, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite, ha chiesto di moderare i toni: "Se comunichi costantemente il messaggio che siamo tutti destinati all'estinzione, allora ciò paralizza le persone e impedisce loro di prendere le misure necessarie per affrontare il cambiamento climatico", ha affermato l'anno scorso.

Anche tra coloro che hanno valutazioni diverse sulle cause e sull'entità del pericolo legato alle trasformazioni del clima mondiale, si dovrebbe concordare su un punto: è meglio ragionare sui dati veri e sulle reali possibilità di gestire i problemi dell'ambiente, piuttosto che strillare in modo da spaventare tutti e perdere credibilità quando le proprie previsioni risultano esagerate.