Frena la transizione "green": fabbisogno energetico e geopolitica ridimensionano gli obiettivi ambientali

Gli stati e le società energetiche devono adattarsi alle condizioni dei mercati e stringere nuove alleanze internazionali

La politica europea di incentivare il consumo di energia verde si scontra con la realtà della competizione economica e politica globale. Gli effetti della riduzione della produzione da fonti fossili sono già evidenti, ad esempio in Germania, dove si rischia un ridimensionamento delle capacità produttive a causa delle necessità energetiche. Ora, mentre i più grandi produttori mondiali di idrocarburi si posizionano per assicurarsi porzioni del mercato nei prossimi decenni, non solo occorre ragionare in termini geopolitici, cioè con chi stringere delle alleanze economiche, ma anche chiedersi come attuare degli investimenti interni in modo da non rimanere troppo dipendenti dai fornitori esteri.

In un'analisi scritta per la newsletter Transatlantico.info, Paolo Balmas, ricercatore al LISER di Lussemburgo, sottolinea come la spinta green degli ultimi anni stia già venendo meno. Le grandi compagnie petrolifere cambiano il ragionamento in questo settore. La Shell, ad esempio, ha abbandonato i piani per ridurre la produzione di petrolio; mentre la BP sta valutando una mossa simile.

Il mercato si trasforma a causa delle guerre in Medio Oriente e in Ucraina, con la conseguente chiusura di alcuni canali e l'apertura di altri – si pensi al cambiamento negli sbocchi per il petrolio russo. Questo spinge i produttori a approfittare di nuove opportunità per soddisfare i propri investitori, ma anche per stringere rapporti all'interno di un contesto geopolitico modificato.

Un esempio ovvio per l'Europa è quello dell'acquisto di gas naturale liquido dagli Stati Uniti, una necessità dopo la forte riduzione delle importazioni dalla Russia. Ma allo stesso tempo Bruxelles vuole utilizzare i dazi per limitare le importazioni ad alto contenuto di CO2, il che significa tagliare gli scambi con alcune aree (in primis la Cina). Inoltre pone il problema di come aumentare la produzione interna.

Una delle risposte evidenti è quella di spingere i nuovi progetti per la generazione di energia nucleare. A livello europeo si discute se dare priorità a questo settore, creando divisioni, per esempio, tra la Francia e la Germania, con quest'ultima che ha abbandonato il settore sull'onda emotiva dei problemi del reattore di Fukushima dopo lo tsunami in Giappone.

Nel resto del mondo cresce l'interesse per il settore nucleare, con nuovi tipi di reattori, più piccoli e rapidi da costruire, che arriveranno sul mercato entro breve. Anche in Italia le espressioni d'interesse sono sempre più frequenti, seppur sia difficile ipotizzare un ritorno del settore a breve dati i limiti politici dovuti ai due referendum degli ultimi decenni.

Visto a livello complessivo, comunque, è in atto una trasformazione significativa: da un approccio green a tutti i costi, al riconoscimento della necessità di sostenere l'economia produttiva e di utilizzare i rapporti energetici per consolidare quelli strategici. Il realismo geopolitico prende il sopravvento rispetto agli obiettivi posti dagli ambientalisti.

Di Andrew Spannaus