La società del rischio (climatico). Il Ministro Musumeci sull'argomento prevenzione al convegno Discovery Italy
La parola chiave è prevenzione anche per Federico Romani, presidente del Consiglio Regionale della Lombardia
Il sociologo Ulrick Beck, tra i massimi esponenti della sociologia contemporanea, richiamava nel lontano 1986 come la cifra fondante della società moderna fosse il rischio. Un rischio non tanto collegabile alle capacità dei singoli individui e delle imprese di concorrere sul mercato, bensì un rischio di natura sistemica derivante dal potenziale distruttivo delle catastrofi naturali.
Il cambiamento climatico
Nulla di più attuale: il cambiamento climatico rappresenta una seria minaccia per l’uomo, per la sua stessa condizione esistenziale, come tristemente si legge nelle cronache quotidiane. Alluvioni, innalzamento delle temperature e delle acque, terremoti; queste sono solo le manifestazioni istantanee di un fenomeno che, a livello globale, inciderà sulle generazioni future. Di qui l’importanza di mettere in sicurezza il territorio, specie in un contesto come quello italiano, fecondo di criticità derivanti dalla conformazione ricca di insidie ambientali.
Il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
A tal proposito, il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici individua, sulla base di tre differenti indici (Indice di Rischio Climatico; Indice Climatico Attuariale; Indice di Resilienza ai Disastri), cinque settori chiave esposti al rischio del cambiamento climatico:
- Rischio geo-idrologico: innalzamento delle temperature, fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio e fattori antropici (consumo di suolo e impermeabilizzazione, occupazione delle aree fluviali) aggravano il rischio da dissesto geo-idrologico su tutto il territorio nazionale;
- Rischio per le risorse idriche: prolungati periodi di siccità e cambiamenti nel regime delle precipitazioni, specie nei mesi estivi e nelle zone semi-aride, presentano rischi per la qualità e per la disponibilità delle risorse idriche;
- Rischio per il settore agricolo: anche le produzioni animali e vegetali risentiranno dell’incremento delle temperature medie attraverso la variazione della durata della stagione di crescita, la precocità della manifestazione delle fasi fenologiche, il potenziale spostamento degli areali di coltivazione verso maggiori latitudini e quote in cui si possono creare migliori condizioni di crescita e sviluppo;
- Rischio incendi boschivi: i cambiamenti socioeconomici e quelli relativi all’uso del suolo derivanti dagli effetti climatici estremi aumenteranno il rischio di incendi, con impatti negativi su persone, beni ed ecosistemi;
- Rischio in città: le ondate di calore e i fenomeni di precipitazione intensa impatteranno notevolmente sulle aree urbanizzate, banalmente più esposte rispetto alle aree rurali, le cui conseguenze peggiori verranno pagate in termini di salute dalle fasce più fragili della popolazione (anziani, bambini e disabili).
Le misure della politica
Il Ministro Nello Musumeci, nel suo intervento all’Italy Discovery, convegno tenutosi recentemente presso Villa Cavenago di Trezzo D’Adda, allo scopo di valorizzare i territori minori italiani, quando dal tavolo dei relatori prende la parola, forse non intenzionalmente parte proprio da quello che sembrerebbe un richiamo al celebre sociologo tedesco, e dal conseguente assioma di fondo.
La parola chiave è dunque prevenzione. Prevenzione che significa principalmente impedire la costruzione di edifici in zone altamente sismiche o, ad esempio, in prossimità di un vulcano, dinamiche di cui il Ministro Musumeci, a lungo amministratore provinciale e regionale della Sicilia, ha certamente una notevole esperienza pregressa.
La società del rischio. La minaccia idrogeologica
L’Italia convive con la minaccia idrogeologica e con la sofferenza idrica, nonostante non difetti delle condizioni naturali per mantenere l’equilibrio tra la domanda e la disponibilità idrica. La piovosità in Italia è abbondante: su scala nazionale registra 301 miliardi di m3 di pioggia in media, ma solo l’11% delle precipitazioni è captata.
La ricerca pubblicata pochi mesi fa da Proger SpA, realtà internazionale che offre il meglio dell’expertise italiano nell’ambito del management, dell’ingegneria e della sicurezza, torna quindi ad essere di grande attualità.
Qui il link al nostro articolo dettagliato sulla ricerca pubblicata da Proger SpA.
La prevenzione in Lombardia