Che tipo di città vogliono i milanesi? Il parere di Alessia Potecchi

Una città inclusiva, innovativa, aperta, che pone al centro le persone e la solidarietà

Il risultato delle ultime elezioni ci ha detto chiaramente che tipo di città vogliono che si continui a costruire i milanesi, una città che abbia anche oggi, in tempi così complessi, il coraggio di mantenere intatto il suo essere città inclusiva, innovativa, aperta e che pone al centro le persone e la solidarietà.

Le elezioni hanno sottolineato ancora una volta un forte dato che riguarda l’astensione e su questo anche il sindaco e l’amministrazione dovranno lavorare per coinvolgere sempre di più le persone nelle scelte, nei progetti e nella realizzazione della Milano del domani.

Intervista ad Alessia Potecchi, Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza
del PD di Milano Metropolitana

"Occorre che i cittadini si sentano protagonisti indispensabili con le loro idee, i loro desideri e i loro bisogni per rilanciare lo sviluppo economico e industriale della città e la sua proiezione in una dimensione sempre più internazionale dove nei prossimi anni ci attendono eventi e appuntamenti importanti" ci dice Alessia Potecchi.

Che obiettivo dovremmo perseguire a breve termine?

"La nostra città dovrà nei prossimi anni dimostrare di poter essere davvero il “motore” del Paese. Il tempo che stiamo vivendo è ancora molto segnato dalla crisi pandemica e tutte le forze dovranno essere concentrate nel miglior utilizzo delle risorse previste dal PNRR che vanno nella direzione di una digitalizzazione che occupa sempre più ambiti della nostra quotidianità, la transizione ecologica, punto fondamentale per avvicinarci e fare sempre di più sinergia con le altre città europee, la creazione di un progetto di città sostenibile che veda la valorizzazione dei quartieri e quella attenzione ai problemi sociali che hanno fatto di Milano un modello durante i passaggi peggiori vissuti durante questa crisi. 

Bisogna impegnarsi in una maggiore collaborazione tra le diverse istituzioni a partire da Comune e Regione che devono fare uno sforzo sinergico per affrontare l’uscita definitiva dalla pandemia".

Puoi essere più precisa?

"È necessario costruire una strategia ancora più efficace di apertura al dialogo e alla collaborazione con la società milanese, in particolare con il volontariato e il Terzo settore, le realtà culturali, le forze economiche e sindacali con cui occorre confrontarsi e prendere insieme decisioni. L’amministrazione dovrà mettere la città in dialogo con il mondo della finanza, dell’imprenditoria, della università, della sanità, delle professioni e creare una sinergia sempre più forte e tangibile nei risultati".

Che evoluzione ti aspetti nel tessuto urbano di Milano?

"Milano nei prossimi anni sarà una città ancora più attrattiva, vivibile e più inclusiva, una città che investe nelle periferie non per un dovere ma con la volontà di valorizzare le tante potenzialità che anche qui abbiamo, una città che adotta misure importanti per la lotta agli edifici abbandonati e interventi di rigenerazione urbana per aumentare il verde, una città connessa, metropolitana e globale".

Come ti immagini il dopo-covid?

"C’è molto lavoro da fare, saranno anni intensi dove occorrerà l’impegno e la collaborazione di tutti, tutti dobbiamo sentirci parte di questo progetto, tutti dobbiamo concorrere affinchè il dramma del Covid possa trasformarsi per la nostra città in una grande opportunità di cambiamento. Istruzione, salute, lavoro, relazioni sociali, sicurezza, istituzioni, ricerca e innovazione, servizi, questi gli obiettivi sui quali si dovrà focalizzare l'attenzione e costruire la nuova grande metropoli in grado ancora più di prima di trainare e spronare il paese con la sua forza, il suo coraggio e il suo esempio, diamoci da fare!"