Il caso isolato trasformato in emergenza
L’allarme costruito: perché le ultime dichiarazioni pubbliche di Bassetti non reggono alla prova dei fatti
Un singolo episodio senza dati certi viene elevato a minaccia nazionale mentre si ignorano alternative naturali per sostenere il sistema immunitario e si dimenticano i conflitti di interesse che dovrebbero imporre maggiore prudenza nelle dichiarazioni pubbliche.
C’è un confine sottile tra informazione scientifica e spettacolarizzazione mediatica. Negli ultimi giorni questo confine è stato superato dal professor Matteo Bassetti, che ha elevato un singolo caso clinico , un ventenne colpito da una forma influenzale severa, a segnale di una presunta minaccia collettiva. Un caso isolato, privo di qualunque contestualizzazione, diventa così il pretesto per tornare a una narrativa allarmistica che nulla ha a che vedere con la prudenza medica.
L’anamnesi che manca: il dovere minimo del medico non assolto
La prima domanda che ogni medico dovrebbe porsi è: chi è il paziente? Qual è la sua storia? Le sue condizioni? Le sue fragilità?L’ indagine anamnestica, fondamento della pratica clinica, è qui totalmente assente.
Non sappiamo se il giovane avesse patologie pregresse, se seguisse cure farmacologiche, se fosse immunodepresso, se conducesse uno stile di vita adeguato, né se fosse vaccinato contro il Covid.Non ci viene detto nulla sul perché il suo sistema immunitario fosse così indebolito da non riuscire a contrastare un’infezione generalmente ben tollerata dai coetanei.
È come se la medicina non fosse più ricerca, comprensione, valutazione, ma mera applicazione di protocolli, da comunicare al grande pubblico come verità inconfutabili. Un dogma, non una diagnosi.
La prevenzione dimenticata: il sistema immunitario non è una variabile irrilevante
In questa narrativa allarmista non compare mai un elemento fondamentale: il ruolo delle strategie naturali di sostegno immunitario, ampiamente studiate e utilizzate nella pratica clinica integrata.
È come se esistesse una sola forma di prevenzione: la vaccinazione. Una riduzione che svuota la medicina della sua complessità.
Eppure sostanze come:
- Echinacea, utilizzata da decenni per modulare la risposta immunitaria;
- Rodiola, adattogeno che aiuta l’organismo a rispondere allo stress infettivo;
- Lattoferrina, molecola con proprietà immunomodulanti e antivirali documentate;
- Uncaria tomentosa, nota per rafforzare le difese naturali;
- Vitamina C, micronutriente essenziale per la funzione immunitaria e per la protezione antiossidante;
- Zinco, fondamentale nei processi immunitari cellulari e nella risposta antivirale;
- Vitamina D, chiave nella regolazione dell’immunità innata e adattativa;
- Vitamina K, che agisce in sinergia con la vitamina D ed è coinvolta nei processi fisiologici dell’organismo;
- E molte altre ancora
sono strumenti utili, sicuri e impiegati da milioni di cittadini come prevenzione quotidiana, senza gli effetti collaterali tipici dei farmaci. Non vengono menzionati. Non vengono considerati.Non vengono neppure ricordati.
L’approccio proposto, protocolli standardizzati e vaccinazioni ripetute, esclude totalmente l’idea che l’organismo possa e debba essere preparato a rispondere in modo fisiologico, attraverso il rafforzamento del terreno immunitario.
È un modo di intendere la medicina che considera il paziente un recettore passivo di trattamenti, non un soggetto attivo da sostenere nella sua capacità naturale di difendersi.
La spersonalizzazione del paziente: quando l’essere umano sparisce
Equiparare la malattia a un “proiettile inevitabile”, come suggerisce la retorica emergenzialista, significa cancellare la soggettività del paziente. Significa smettere di chiedersi perché un ventenne si ammali in modo così grave, e iniziare a supporre che chiunque possa esserlo allo stesso modo. Ma non è così. Un caso isolato non fa una tendenza. E non giustifica un allarme esteso a tutta la popolazione. La mancata indagine sulle cause profonde — e la mancata comunicazione di qualunque dato clinico — produce un risultato chiaro: il medico non interpreta più l’essere umano, ma si limita a ripetere raccomandazioni standardizzate, spesso ambivalenti, perché rivolte indistintamente a tutti. È la fine della medicina personalizzata. È la vittoria della medicina protocollare.
Il nodo più delicato: i rapporti economici con l’industria farmaceutica
A rendere questa comunicazione ancor più problematica è un dato che lo stesso Bassetti ha dichiarato nelle sue pubblicazioni scientifiche: negli anni ha intrattenuto rapporti economici con varie aziende farmaceutiche, incluse alcune produttrici di vaccini e antivirali.
Non è un reato. Ma è un fatto, e i fatti, nella comunicazione sanitaria, contano.
Quando un medico con precedenti e potenziali rapporti economici con l’industria farmaceutica interviene ripetutamente per sostenere la necessità di determinati prodotti, senza fornire un quadro anamnestico completo, senza citare strategie alternative e senza contestualizzare i rischi, l’effetto è inevitabile: si genera sospetto.
Non accuse, ma dubbi legittimi. Doverosi, soprattutto alla luce delle recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto personalità di vertice della sanità nazionale, accusate di aver anteposto interessi economici all’integrità professionale svolta in strutture pubbliche.
Il contesto non giustifica, ma spiega perché la trasparenza non sia più un optional.
Conclusione: la medicina che serve al Paese
La salute pubblica non si tutela con l’allarmismo. Non si tutela ignorando l’anamnesi. Non si tutela cancellando la soggettività del paziente. E non si tutela riducendo la prevenzione alla sola vaccinazione. Il caso del ventenne avrebbe dovuto aprire una riflessione, non una campagna di paura.
L’Italia ha bisogno di una medicina che torni a interrogarsi, non a imporre dogmi. Di una comunicazione che informi, non che spaventi. Di professionisti che mettano l’essere umano al centro, non il protocollo. E soprattutto ha bisogno di una voce scientifica autenticamente autonoma, non sfiorata da conflitti di interesse né da legami economici con le case farmaceutiche.