Fumo, medici su dispositivi alternativi: "Riducono danno e aiutano a smettere"
L'esperienza del progetto italiano di Consensus Delphi sulla prevenzione e quello in oncologia della Repubblica Ceca
Roma, 2 ott. (Adnkronos Salute) - La lotta al fumo "non può prescindere da un cambiamento nell'approccio ai prodotti alternativi alle sigarette" che oggi sono usati dalla popolazione, dalle e-cig ai prodotti a tabacco riscaldato, ma che non "vengono considerati ancora come strategia efficace per la riduzione del rischio." E' il messaggio condiviso dai medici ed esperti intervenuti alla seconda giornata dell'ottavo 'Summit Tobacco Harm Reduction' di Atene promosso da Scohre, un'associazione indipendente che si batte per rinnovare le strategie di riduzione del rischio da fumo. Tra i relatori Pasquale Caponnetto, docente di Psicologia clinica all'università di Catania, che ha presentato i dati del progetto di applicazione del metodo Delphi nel campo della ricerca sulle migliori strategie per ridurre il rischio da fumo. Il metodo Delphi è una tecnica di indagine che prevede il coinvolgimento di un gruppo di esperti attraverso più fasi di valutazione, con l'obiettivo di raggiungere un consenso su un determinato tema.
"In Italia la percentuale di fumatori di sigarette è circa del 20%, significa 80mila morti l'anno. In più rimane lontano l'obiettivo previsto dall'Oms di ridurre del 30% i tassi di fumo entro il 2030 - ha spiegato Caponnetto - La Delphi Consensus è una metodologia strutturata per raccogliere e far convergere le opinioni di un gruppo di esperti su tematiche specifiche, utilizzando un processo iterativo in più fasi. Abbiamo riunito 20 esperti italiani in diversi campi (psichiatria, cardiologia, pneumologia, psicologia), selezionati in base alla loro esperienza scientifica e per le pubblicazioni nel campo del fumo e della riduzione del rischio. Il lavoro aveva come obiettivo valutare l'efficacia nella riduzione del rischio da fumo dei prodotti alternativi a tabacco riscaldato ed e-cig. Ma volevamo anche analizzare le strategie di prevenzione, quella di cessazione e riduzione del consumo di tabacco, valutare il ruolo dei prodotti alternativi e identificare le aree dove c'era consenso e quelle non c'era. Tutti gli esperti hanno condiviso le priorità: si deve prevenire l'accesso al fumo e promuove la cessazione. C'è stato consenso unanime sul fatto che azzerare il fumo di sigarette tradizionali è una priorità di salute pubblica e occorre investire sull'informazione scientifica su i nuovi prodotti".
"Le autorità internazionali - ha sottolineato Caponnetto - hanno confermato ciò che era già stato confermato negli ultimi 10 anni, ovvero che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato producono meno sostanze nocive rispetto alle sigarette. La revisione di 56 ricerche e 29 studi randomizzati ha evidenziato che le e-cig aumentano i tassi di cessazione dal fumo rispetto alle terapie farmacologiche. In conclusione, è importante promuovere strategie di prevenzione volte principalmente a prevenire e favorire l'abbandono del fumo, adottare una buona politica per la cessazione del tabagismo offrendo ai fumatori che non smettono diverse alternative per ottenere l'obiettivo principale che è la cessazione completa, nonché, in alternativa, la riduzione di prodotti da fumo".
Quanto alla legislazione antifumo, gli esperti hanno concordato sulla rilevanza di politiche di prevenzione e iniziazione, e accolto la prospettiva di interventi proporzionati al rischio dei diversi prodotti.
Al progetto ha partecipato anche Francesco Fedele, professore emerito di Cardiologia all'università Sapienza di Roma e presidente dell'Istituto nazionale ricerche cardiovascolari (Inrc), tra i relatori del panel. "Il prossimo passo potrebbe essere quello di allargare il numero di partecipanti alla Consensus, coinvolgendo le istituzioni", ha detto il cardiologo.
Il panel ha visto anche l'intervento di Lubos Petruzelka, oncologo dell'università di Praga. "Non è possibile eliminare completamente il cancro dalla 'mappa' delle malattie umane - ha precisato - ma possiamo ridurne il rischio, quindi dobbiamo puntare sulla prevenzione che può essere primaria, secondaria e terziaria. Nella prima deve essere inserita la riduzione del danno. In Repubblica Ceca abbiamo creato la prima Consensus sulla riduzione del danno nella prevenzione del cancro e abbiamo pubblicato i risultati sulla rivista 'Clinical Oncology'. La sintesi è che l'eliminazione completa dei fattori di rischio non è sempre possibile, ma la riduzione del danno è il modo per mitigare i rischi attraverso approcci pratici, innovativi e accessibili basati su dati concreti. Ci sono 30 possibili fattori di rischio modificabili, ma la riduzione del danno da fumo deve essere considerata prioritario. Ci sono ancora delle barriere, come ad esempio la scarsa consapevolezza dei medici e delle istituzioni su questa strategia".
Ignatios Ikonomidis, professore di Cardiologia all'università di Atene e presidente di Scohre, ha delinato le conclusioni. "E' necessario che ci siano strutture dedicate alle persone che scelgono di smettere di fumare e i medici di base devono essere coinvolti in questo processo, così come gli oncologi; tutti i medici devono discutere con i propri pazienti della possibilità di smettere di fumare. Le politiche di riduzione del danno sono una soluzione, perché abbiamo bisogno di strategie immediate in tal senso. Ci sono le terapie farmacologiche, ma ci sono anche i nuovi dispositivi alternativi che possono adottate come metodo per smettere di fumare. Utilizzandoli - ha rimarcato - si riduce il rischio di malattie polmonari, si migliorano i sintomi e, naturalmente, si riduce il rischio di un nuovo infarto o ictus. Tuttavia l'Oms è piuttosto rigida su questo punto, per questo dovremmo essere presenti alla Cop11 per dire che la politica di riduzione del danno dovrebbe essere discussa e dovrebbe essere regolamentata a livello centrale nell'Unione europea e anche a livello globale".