Revoca nomine Nitag, dottori Serravalle e Bellavite "no vax" esclusi, ma il problema è un altro: medici legati alle Big Pharma e con conflitti di interesse sui vaccini

A questo punto, la domanda non è più se Bellavite e Serravalle fossero o meno scomodi, ma se un NITAG composto da membri con legami così stretti con l’industria potesse davvero garantire trasparenza

La revoca del NITAG da parte del Ministro della Salute Orazio Schillaci potrebbe non essere stata un atto arbitrario, ma l’unica mossa possibile per fronteggiare una situazione che rischiava di diventare insostenibile.

Si è cercato di far credere all’opinione pubblica che il problema fosse rappresentato dal Prof. Paolo Bellavite e dal Dott. Eugenio Serravalle, etichettati in fretta e furia come "medici no vax” da associazioni e colleghi evidentemente allineati a un diktat che non ammette voci critiche. Ma forse il vero nodo non era questo.

Il punto cruciale, semmai, potrebbe essere un altro: la presenza, all’interno dello stesso NITAG, di figure con rapporti consolidati e documentati con le multinazionali del farmaco. E allora sorge spontanea una domanda: in che misura le loro valutazioni sarebbero state davvero indipendenti?

Ecco alcuni casi che dovrebbero far riflettere:

Prof Emanuele Montomoli, fondatore e presidente di VisMederi e consigliere della Sclavo Vaccine Association, realtà legate direttamente a GlaxoSmithKline e ad altri colossi dei vaccini. Sarebbe questa la garanzia di terzietà?

Prof. Francesco Vitale, che tra il 2022 e il 2024 avrebbe ricevuto oltre 17mila euro da Gsk per consulenze, firmando anche studi sponsorizzati dalla stessa multinazionale. Si può parlare di indipendenza in queste condizioni?

Prof. Alberto Villani, ex CTS, consulente per Pfizer, Sanofi, AbbVie, Gsk, AstraZeneca. Tutte aziende che avrebbero avuto un interesse diretto nelle decisioni del NITAG. Coincidenza?

Prof. Domenico Martinelli, che in pubblicazioni scientifiche ha dichiarato rapporti economici con Gsk e Msd, difendendo prodotti vaccinali da loro finanziati. Un caso isolato o un modello consolidato?

Secondo il regolamento, i membri del NITAG dovrebbero dichiarare l’assenza di conflitti di interesse. Ma nei fatti, questa regola non sembrerebbe essere stata rispettata con la dovuta serietà.

A questo punto, la domanda non è più se Bellavite e Serravalle fossero o meno scomodi, ma se un NITAG composto da membri con legami così stretti con l’industria potesse davvero garantire trasparenza.

Alla luce di tutto ciò, lo scioglimento del NITAG apparirebbe come l’unica via percorribile per evitare che le politiche vaccinali fossero condizionate da interessi privati più che da valutazioni scientifiche imparziali.

La salute pubblica dovrebbe restare al riparo da ogni dubbio di condizionamento. Ma senza un vero controllo sui conflitti di interesse, potrà mai esserlo davvero?

di Antonio Porto, Segretario Generale Nazionale O.S.A. Polizia