Giorlandino (U.A.P.): "Perché il Ministero della Salute non ha adottato un approccio più trasparente e inclusivo nel definire le nuove tariffe?"

Se la Ragioneria Generale dello Stato aveva stimato fondi sufficienti per i nuovi LEA, perché è stato deciso di ridurre i rimborsi? Chiesto l'intervento del Presidente della Repubblica. La lettera a Mattarella e Meloni di Mariastella Giorlandino

Ill.me Autorità,


mi presento, sono Mariastella Giorlandino e scrivo in qualità di Presidente dell’U.A.P., l’Unione nazionale degli
ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, che rappresenta oltre 27.000 strutture sanitarie private, incluse
quelle accreditate. Mi rivolgo a Voi per condividere un tema cruciale per il futuro della sanità italiana: le gravi criticità
legate al nuovo Nomenclatore Tariffario, noto anche come "Decreto Tariffe".


Il Nomenclatore Tariffario è uno strumento cardine per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), in quanto stabilisce le
prestazioni sanitarie garantite ai cittadini e le tariffe di rimborso per le strutture erogatrici. L'ultimo aggiornamento, in
vigore dal 30 dicembre 2024, è stato accolto con preoccupazione da tutto il settore, poiché introduce rimborsi spesso
inferiori ai costi di produzione dei servizi previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), come ridefiniti nel 2017.
Questo scenario compromette la sostenibilità economica delle strutture pubbliche e private accreditate, con
conseguenze gravissime per i cittadini e l’intero sistema sanitario.


Criticità principali:


− tariffe non remunerative: per alcune prestazioni, i rimborsi sono stati ridotti fino al 70%, costringendo le
strutture sanitarie a operare in perdita. Questo danneggia tanto la sanità pubblica quanto quella privata
accreditata. Sebbene siano state inserite, a tariffe congrue, le nuove prestazioni introdotte dai LEA del 2017, il
costo di queste ultime sembrerebbe sia stato bilanciato da tariffe insufficienti per molte altre prestazioni. Questo
potrebbe essere il risultato di una scelta mirata a garantire l’invarianza della spesa complessiva, ma con effetti
potenzialmente disastrosi per le strutture sanitarie;


− esaurimento precoce dei budget: poiché i budget assegnati alle strutture sanitarie non risultano incrementati
in proporzione all’aumento delle prestazioni, il rischio è che le risorse si esauriscano rapidamente. Questo lascia
molti pazienti, soprattutto quelli con necessità di cure ed esami ripetitivi, senza accesso alle prestazioni
essenziali;


− disparità regionali: le Regioni economicamente più fragili, molte delle quali del Centro-Sud e già in piano di
rientro, non dispongono di risorse per integrare le tariffe. Ciò crea disuguaglianze gravi nell'accesso ai LEA e
penalizza ulteriormente le aree meno ricche del Paese;


− contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale n. 195/2024: il nuovo nomenclatore appare in netto
contrasto con quanto stabilito dalla recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 195/2024). La Corte ha
accolto il ricorso della Regione Campania contro una disposizione della legge di bilancio che prevedeva tagli
alla spesa sanitaria senza previa consultazione con le Regioni. Nella sentenza, la Corte ha ribadito che la tutela
della salute, garantita dall'articolo 32 della Costituzione, non può essere subordinata a esigenze di contenimento
della spesa pubblica. Ha inoltre stabilito che:


. eventuali riduzioni di bilancio devono prioritariamente riguardare altre voci di spesa, salvaguardando le
risorse destinate alla sanità;


. è imprescindibile una verifica con le Regioni sulla sostenibilità di eventuali tagli, per garantire il diritto
fondamentale alla salute e l'uguaglianza dei cittadini nell'accesso ai servizi sanitari.
La mancanza di fondi, secondo la Corte, non costituisce una giustificazione valida per giustificare i tagli in
ambiti così cruciali;


− effetti collaterali: l’adozione di tariffe non congrue ha un impatto sistemico: aumento delle liste d'attesa,
riduzione della qualità delle prestazioni, rischio di chiusura per molte strutture sanitarie (con perdita di posti di
lavoro) e incremento delle spese sanitarie a carico delle famiglie.
Un caso emblematico

Un esempio di questo scenario è rappresentato dalla Lombardia, dove Guido Bertolaso, assessore al Welfare, ha
espresso preoccupazione per il rischio di una perdita di quasi 1 miliardo di euro per il 2024 se il prontuario fosse
applicato nella forma iniziale. Per evitare il tracollo, la Regione ha deliberato un incremento dei fondi con un impatto
finanziario significativo, ma tale soluzione non è replicabile per le Regioni in difficoltà economica.


Domande aperte.
− Se la Ragioneria Generale dello Stato aveva stimato fondi sufficienti per i nuovi LEA, perché è stato deciso di
ridurre i rimborsi?
− Perché il Ministero della Salute non ha adottato un approccio più trasparente e inclusivo nel definire le nuove
tariffe?
− È accettabile che un diritto costituzionalmente garantito, come quello alla salute, sia subordinato a logiche
economiche così miopi?


Conclusione


Alla luce di queste criticità, l’U.A.P. ha avviato una petizione al Parlamento per chiedere l’annullamento o la
sospensione immediata del nuovo Nomenclatore, sostenuta già da 20.000 firme. Il mancato adeguamento dei budget
in un contesto di espansione dei LEA e di tariffe inferiori ai costi reali è una formula insostenibile nel lungo periodo.


Per evitare che le conseguenze di tali scelte ricadano esclusivamente sui cittadini e sulla sostenibilità del sistema
sanitario, è necessario:
− adeguare i budget al fabbisogno reale, calcolando il costo effettivo delle prestazioni;
− rivedere le tariffe per garantire una remunerazione equa delle prestazioni ed evitare che le strutture operino in
perdita;
− monitorare l’impatto per individuare eventuali squilibri e intervenire tempestivamente con misure correttive.
Peraltro, si sottolinea che nonostante le richieste di conoscere i criteri utilizzati per l’elaborazione dei costi, non è stata
depositata alcuna relazione alla Conferenza Stato – Regioni, ma è stata fornita un’apodittica risposta secondo cui
sarebbe stata una volontà politica e che le Regioni avrebbero potuto mettere le differenze di prezzo.


Per tali ragioni, l’U.A.P. chiede a Sua Ecc.za il Presidente della Repubblica di valutare se non sussista un danno erariale
per le regioni, là dove, come previsto, le Regioni in piano di rientro possano coprire le differenze economiche, e se
non sarebbe stato più corretto applicare le giuste tariffe, evitando il fallimento delle imprese sanitarie e il licenziamento
del personale.


L’U.A.P. rimane a disposizione per ogni ulteriore chiarimento ed insiste per l’immediata sospensione del nuovo
Nomenclatore Tariffario finchè non vengano elaborate tariffe congrue.