Bruciarsi la vita per un regime: questo è stato il vaccino. E chi ci ha costretto lo sapeva e insiste, più impunito e tronfio che mai.
Ammalarsi, morire fa parte della vita, del fato che è imperscrutabile. Ma morire perché un pugno di burocrati, di politici, di miliardari ha deciso che così doveva essere, che il mondo andava sfoltito e sterilizzato non si accetta. E dovremmo anche chiedere scusa e ringraziare?
La mettessero come vogliono, ma io sono sommerso di segnalazioni, di casi post vaccinali. Ci ho già fatto un paio di libri ma queste situazioni e tragiche situazioni sembrano non finire mai anzi aumentano. L'attore che dopo le dosi si scopre una leucemia fulminante. Il lettore che mi affida la sua tragedia. Famiglie decimate, figli o coniugi inchiodati ai letti, alle flebo. Quelli che mi scrivono “coraggio, ci sto passando anch'io”. Quelli che stanno “tra color che son sospesi” e aspettano una diagnosi che sanno già, aspettano di sapere di che morte morire. Quelli che non hanno scoperto niente ma giustamente sono terrorizzati. Un amico incontra un amico dopo anni, “come va?”, “non bene, dopo la terza dose mi è scoppiato il lupus e da allora non vivo più, mi ammalo di tutto”. La malattia che contiene malattie, che origina malattie. Come dire a questo cristo atterrito, sfinito, che non guarirà mai, che la vita che gli resta sarà una via crucis per le stazioni delle malattie? Perché questo vaccino, come il Covid che era la stessa cosa, serviva appunto a minare per sempre. E come accettare di essersi devastati per logiche finanziarie, di potere, di controllo? La mettessero come gli pare, ma io da 15 mesi navigo nel dolore, il mio, quello degli altri. Non c'è altra vita e mi sommerge. Il dolore si diffonde, tracima, allaga tutto e i casi non sono casi, hanno nomi e cognomi, sono corpi che si disfano e volano via nel vento, polvere di sofferenza. Un ragazzino di 15 anni, ancora uno, vicino a Prato si accascia in casa e non c'è niente da fare. Un piccolino di due anni cade, si fa male, spuntano lividi, strani, anomali: cancro. Ma insistono nel consigliare il vaccino agli infanti. Uno di 65 anni, Romeo Rematelli “lo chef dei vip”, perché cucinava per il regista Tarantino e il motociclista Valentino Rossi, folgorato mentre sta salendo in macchina: e poi ti tocca vedere i presunti spericolati, i Vasco Rossi, i Piero Pelù, che ancora pontificano dietro le mascherine. Ma stessero là, stessero buoni questi borghesucci di regime che di spericolato han solo la faccia tosta. Chi sta male non parla, continua a reggere il gioco all'informazione malavitosa, ai virologi stregoni che si rodono il fegato per via della convocazione dei medici eretici come Frajese e Donzelli in commissione Covid. Ma niente paura, li normalizzeranno subito. Questi propagandisti del vaccino miracoloso, oggi come ieri, oggi più di ieri, hanno riscosso una certa notorietà affarista mettendosi a disposizione del regime canaglia, usando formule da alchimisti: “Che cosa è H3N2? Si tratta di un sottotipo del virus dell'influenza A che circola insieme ad altri tipi di virus, ad esempio lo scorso anno è stato prevalente quello A-H1N1, in quello precedente (2022-2023) ha dominato A-H3N22”. Tanto nessuno ci capisce niente e la gente corre ad avvelenarsi tutta felice, “in fila per tre col resto di due”, come fa la canzoncina. E che le vuoi dire a questa povera gente, troppo punita per la sua ingenuità? Si è fidata, non poteva star lì a leggere le propagande incrociate, i bugiardini indecifrabili, le bugie di regime, questa gente sgangherata e intontita, terrorizzata e ingannata doveva tirare la carretta, portare il pane a casa, per i figli; si è sacrificata, ammalata e vuoi anche crocifiggerla? Arrivano gli scienziati alternativi, da bar, a dirti: te lo meriti, io avevo capito tutto e dovevi ascoltarmi. Ma chi sono questi? Chi li conosce? Che ne sanno? Se neanche gli oncologi e i ricercatori ci avevano capito niente, se gli sono serviti anni per formulare ipotesi, diagnosi su queste mele avvelenate. “Mi son nata che g'ho l'istinto, no me freghi” mi ha detto una volta una di Padova, neanche capace di parlare in lingua, una votata alle erbe sciamaniche, alle energie cosmiche.
Ma io che ve le racconto a fare le declinazioni della disperazione, quel reparto con altri come me, tutti lì sdraiati come fantasmi o animali feriti, quei tubicini, quegli aghi, quelle sonerie metalliche, lugubri, sinistre quando finisce la flebo, che fanno più paura adesso, a distanza di mesi, che ve lo dico a fare della sensazione di essere malato, di restare malato, di ammalarsi ciclicamente di qualsiasi cosa, di non riuscire ad uscirne, che ve ne parlo a fare delle notti insonni straziate dal panico e dell'unico desiderio di morire? Stress post traumatico da cancro, dicono, come quando si torna dalla guerra e ci si sente in colpa ad essere ancora vivi. Poi vedo una foto, terrificante, di una ballerina di 21 anni che in poche settimane si scopre un supercancro e muore con le ossa che bucano la pelle: ha lo stesso aspetto mummificato di mia madre che a 90 anni aveva un'età biologica di 60 e in tre mesi se n'è andata. Nella bara spariva, pesava meno di 30 chili, non potevo riconoscerla. Questo è il turbocancro, come lo chiamano, quasi in modo sportivo. E nessuno che parla, nessuna informazione che fa due più due. I telegiornali fanno schifo, sono indecenti, da galera, in funzione di un potere corrotto, che corrode, che rovina. La ballerina polverizzata la segnala l'oncologo e ricercatore William Makis, in fama dannata di novax, il quale conclude: “Ogni caso di cancro dal 2021 dovrebbe essere riconsiderato in base alle sue caratteristiche di cancro anomalo”. Allora magni!, come dicono a Roma.
E anche se sei guarito, non guarisci mai. Io da un anno stringo amicizie quasi solo con altri pazienti oncologici, che o mi chiedono sostegno o mi chiedono di raccontare, di testimoniare. Ma di testimoniare mentre ti augurano la morte ci si stanca e della follia delle umane genti si arriva ad averne pieni i coglioni: quando scopri che ormai ci si può vaccinare pure al supermercato, come a Genova, feudo del virologo Bassetti messo a capo della sanità ligure dal governatore Bucci che dopo non si sa quante dosi si è trovato linfonodi a grappoli, cioè una metastasi, che cazzo ti resta da testimoniare? Sto assistendo al disfacimento non di una generazione ma di tutte le generazioni, in tutto il mondo. Una distruzione abissale, indicibile, come dieci guerre mondiali tutte insieme. Muoiono gli umani essiccati come girasoli sotto il sole di tutti i cieli. Ci sono passato, so cosa succede, so che la disperazione scava gallerie nella mente, so che niente, non il corpo, non lo spirito, guarirà mai davvero. Morire fa parte della vita, del fato che è imperscrutabile, ma morire per un pugno di burocrati, politici, falsi medici, miliardari, avvoltoi che hanno imposto la rovina è dura da accettare, è dura vedere lorsignori tutti salvi e sempre più arroganti, nessuno che si ammali, che ci resti, perché il veleno l'hanno imposto alle plebi ma, per loro, si sono ben guardati. Salvi e impuniti. E dovremmo anche chiedere scusa, ringraziare? Ma ogni volta che qualcuno mi cerca, mi affida il suo cancro, o lupus, o quel diavolo che è, io rivivo tutto. La mettessero come vogliono, ma l'umanità infame non meritava tutto questo.