Sanità, in Lombardia vaccini gratis: per la salute? No, per gli affari. Non se ne danno per inteso, non sanno più cosa inventarsi
Dove vogliono arrivare ancora? Nessuno è disposto a rischiare la salute, la pelle, per l'ennesima dose ma i mercanti e i fanatici non mollano. E a volte si coprono di ridicolo, come Burioni su Djokovic.
A questo punto la domanda è: dove vogliono arrivare? Davanti al crollo delle vaccinazioni, quelle sul Covid anzitutto, ma per contagio, per estensione anche le altre, sull’influenza, annessi e connessi, cosa vogliono ancora i crociati della siringa? Non lo vedono che è finita, che la battaglia è perduta? Sì, sappiamo che le varie Pfizer e Moderna ci hanno investito, che pagano tutti, centri di ricerca, giornali, media, virologi a tariffa, ma quando una cosa è finita, è finita. Ed è finita non perché la società italiana e mondiale sia piombata in un vortice di irresponsabilità ma, viceversa, è rinsavita. Si è scrollata di dosso la paura, per troppa paura ha reagito, non ne ha potuto più. Perfino a una popolazione disposta e disponibile come quella italiana a un certo punto sono sembrate troppe le quattro, le cinque dosi, le menzogne, i contagi nonostante, gli insulti e le minacce di medici, politici, infermiere influencer, tenutari di programmi televisivi, troppe le reazioni avverse, i cardiopatici o malati di cancro o fulminati a terra mentre facevano una corsetta o pasteggiavano al ristorante, troppe le cose che non tornavano, le ambiguità, le prepotenze del regime, la voglia di imbavagliare non solo il dissenso ma le risultanze scientifiche sempre più copiose, che smentivano due anni di fandonie criminali. In nome della scienza, per giunta.
Dove vogliono arrivare? Il giornale Libero, orientato all’emergenza perenne, ma si può capire, offre ancora un pulpito all’inflazionato Bassetti il quale come sempre si duole delle scarsissime vaccinazioni, arrivate alla quinta e alla sesta stagione, e punta il dito, neanche lui sa più contro chi. Le sue argomentazioni, più che fragili, suonano campate per aria, inconsistenti, comunque lontane dalla scienza, in particolare quella vissuta. Io so solo che l’ultimo medico ad operarmi, per l’asportazione di un linfoma, un chirurgo donna, si è presentata in sala operatoria tutta allegra spiegando “ho preso il Covid, sicuramente in palestra, sono stata indisposta una sera, niente di che, 24 ore ed era passato tutto”. E rideva insieme alla èquipe. E due giorni dopo mi operava. Chissà Bassetti gli scongiuri. E chissà Burioni, un medico, un elemento di 60 anni che si perde in certi tweet sconfortanti all’indirizzo del novax Djokovic. Il serbo, pochi giorni dopo, ha incontrato di nuovo in finale il pur meraviglioso Sinner, lo ha cancellato dal campo con una prestazione spaventosa anzitutto sul piano fisico: ha quasi il doppio degli anni del nostro campione, potrebbe essergli padre. E a me, che guardavo affascinato, attonito, pigliava sempre più forte la tentazione di mandare un tweet a Burioni: “Menagramo di un menagramo!”, con sotto la faccia contratta del duca conte Semenzara al casinò. Non l’ho fatta perché Burioni non merita il sarcasmo di nessuno e un tweet a un personaggio così è sprecato. Poi più che Semenzara è Fantozzi, si fa del male da solo e nuoce alla causa già abbondantemente da solo: qui non è questione di dosi, di preparati, lasciamo le bambinate ai bambini, ma, anche accettando di confrontarsi su questo terreno minato e dissodato, a vedere il trentaseienne Djoko bombardare su ogni pallina il poco più che adolescente Jannik, c’era da risolversi definitivamente, che so, per la medicina alternativa, la mistica curativa, la danza del sole e della pioggia, qualunque cosa ma mai più un vaccino, per qualsiasi ragione, per qualsiasi agente virale.
Dove vogliono ancora arrivare questi? Non lo capiscono che il momento di gloria è andato? E fu vera gloria? Col senno del poi, fu una pagina lugubre, inquietante, disperante. Ci ha insegnato, anzi confermato, che il mondo in genere, quello alla vaccinara italiana forse anche di più, pullula di personaggi pronti a tutto, muniti di un pelo di filo spinato sullo stomaco, pronti, parlo in senso generale, di sistema, non di questa o quella faccia da virus, a qualsiasi contorsione, autosmentita, balla, arroganza, falsità per lo straccio di una carriera, una autonomina in politica, un servilismo strategico. Non abbiamo potuto salvare una sola istituzione, nella pletora di enti deputati, e non una sola faccia di qualsiasi istituzione: quelli rispettabili stavano tutti al di fuori, estromessi, criminalizzati, isolati, diffamati, indotti ad ammazzarsi come De Donno, del quale oggi la sanità internazionale certifica la bontà delle intuizioni sul plasma. Chi lo odiava, che intuizioni ebbe, a parte agitarsi come un posseduto tra i meandri dell’arrivismo mediatico e professionale e le telefonate dai partiti? Una situazione orrenda, un regime sanitario subito in parte dalla popolazione, al netto degli zelanti e dei fanatici, ma imposto dal potere reticolare al completo. E ancora non se ne danno per inteso. Ancora insistono. In Lombardia hanno disposto la vaccinazione gratuita. Per la sicurezza della gente? No, per non perdere il mercato. Tanto poi si rifanno con le reazioni avverse.